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Atletica, Alex Schwazer assolto dal Tribunale di Bolzano. Il gip: "Nel 2016 non ci fu doping"

Stefano Dolci

Aggiornato 18/02/2021 alle 15:02 GMT+1

ATLETICA - Dopo 5 anni, a pochi mesi dall'inizio dei Giochi Olimpici di Tokyo 2020, Alex Schwazer ottiene la vittoria più bella dal Tribunale di Bolzano. Come informa l'Agi il Gip Walter Pelino ha disposto l'archiviazione del procedimento penale a carico del marciatore azzurro per "non aver commesso il fatto".

2015, Alex Schwazer (LaPresse)

Credit Foto LaPresse

La vittoria più bella, una luce in fondo a un tunnel buio fatto di bocconi amari, aule di tribunali, battaglie a distanza con la Wada e la Federazione Mondiale Atletica Leggera ed allenamenti nei parcheggi o nei posti più disparati per mantenersi in forma e soprattutto sentirsi ancora un marciatore. Dopo quattro anni di indagini Alex Schwazer può finalmente gioire e sorridere. Il Gip del Tribunale di Bolzano, Walter Pelino, ha infatti disposto l’archiviazione del procedimento penale a carico del marciatore azzurro per “non aver commesso il fatto”. A rivelare la notizia, all’agenzia AGI, sono state fonti dell’entourage del marciatore altoatesino.

Le motivazioni del Gip: "Wada e Iaaf hanno fatto ostruzione"

Nella sua relazione il Gip Pelino, oltre ad assolvere Schwazer (risultato positivo a un controllo antidoping a sorpresa nel 2016 e successivamente squalificato 8 anni per doping, causa recidività) utilizza parole dure per definire le responsabilità e l’atteggiamento di Wada e Iaaf in questa vicenda assolutamente controversa.
"La realtà di questo processo è che la catena di custodia dei reperti in perizia è di fatto del tutto evanescente. Wada e Iaaf hanno operato in maniera totalmente autoreferenziale non tollerando controlli dall’esterno fino al punto di produrre dichiarazioni false. E’ quindi provato che la manipolazione delle provette che lo scrivente ritiene provata con altro grado di probabilità razionale, avrebbe potuto avvenire in qualsiasi momento a Stoccarda come a Colonia (nei locali degli uffici dell’agenzia incaricata del prelievo del campione o nel laboratorio di controllo), ove si è dimostrato esservi provette non sigillate dunque agevolmente utilizzabili alla bisogna”.

La vicenda

Il caso Schwazer su cui oggi il Tribunale di Bolzano si è espresso con un verdetto, riguarda la presunta positività al doping emersa in un controllo del primo gennaio 2016 e che nell’agosto dello stesso anno, a ridosso dello start delle Olimpiadi di Rio, aveva comportato una squalifica di Schwazer, per recidiva al doping, di ben otto anni. Sin dall’inizio sono emerse dubbi e controversie in questa vicenda che ha visto coinvolte anche la Wada (agenzia mondiale antidoping), la federazione mondiale di atletica leggera (World Athletics, fu Iaaf) e il laboratorio antidoping di Colonia dove le provette del controllo incriminato sono rimaste dal 2 gennaio 2016 fino al febbraio 2018 quando, non senza resistenza, sono state consegnate alle autorità italiane incaricate al prelievo delle medesime. Lo scorso mese di dicembre, , la Procura di Bolzano aveva richiesto l’archiviazione del caso nei confronti del 36enne campione olimpico di Vigevano, medaglia d’oro nella 50 km di marcia a Pechino 2008.
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