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Il riscatto di Schwazer: i consensi prevalgono sul giustizialismo

Paolo Pegoraro

Aggiornato 09/05/2016 alle 11:02 GMT+2

Il marciatore altoatesino è tornato alle gare in grande stile prendendosi l'oro nel mondiale a squadre di Roma. Un riscatto che genera entusiasmi e condivisione, pur contemplando voci fuori dal coro e inevitabili polemiche

Alex Schwazer - 2016

Credit Foto LaPresse

Doveva giocoforza piazzarsi tra i primi otto della classifica al Mondiale a squadre di Roma Alex Schwazer per ottenere la qualificazione per le Olimpiadi di Rio 2016, stando ai criteri fissati dalla Federazione: il marciatore altoatesino ha addirittura regolato tutti gli avversari piazzandosi al primo posto con un tempo di soli due minuti superiore a quello servito all'australiano Jared Tallent per conquistare la medaglia d'oro a Londra 2012. Risultato? Italia campione del mondo nella 50 km di marcia e Schwazer qualificato di diritto ai Giochi della prossima estate.
Nemmeno il più immaginifico degli sceneggiatori avrebbe potuto scrivere un rientro più altisonante alle competizioni ufficiali per il campione olimpico di Pechino 2008 caduto nella trappola del doping a ridosso dei Giochi del 2012. Al netto delle veementi polemiche delle ultime settimane, Schwazer ha ottenuto il "minimo" per i parametri della FIDAL ed è perfettemente eleggibile anche per la IAAF: la Carta Etica (codice autoprodotto dalla FIDAL nel periodo immediatamente successivo alla squalifica di Schwazer che imponeva l'esclusione dalla nazionale per gli atleti che fossero stati squalificati per doping per un periodo superiore ai due anni) non ha natura vincolante secondo le valutazione della federazione stessa. Il ritorno alle gare del marciatore di Vipiteno, come era preventivabile, non è passato certo inosservato.
Il caso Schwazer non esiste nel senso che le regole parlano chiaro: scontata la squalifica, può gareggiare
- Giomi a Radio Sportiva
Non c'è nessun problema sulla sua iscrizione, ha terminato la squalifica, è stato sottoposto a diversi controlli antidoping e la Fidal poteva tranquillamente iscriverlo
Jean Gracia (segretario generale della IAAF)
Sei favorevole alla partecipazione di Schwazer alle Olimpiadi?

Resurrezione dalle ceneri: un ritorno che piace

Il sospetto era già scattato seguendo in diretta la gara di Schwazer per le vie di Roma: il marciatore è stato sostenuto a gran voce dai tifosi e idealmente accompagnato verso il traguardo, dove ad attenderlo c'era il presidente del CONI Giovanni Malagò, suo primo sponsor. Le conferme sono arrivate nell'immediato post gara: in molti hanno elogiato l'impresa di Alex Schwazer, convinti che avesse già scontato la sua pena, ammesso le sue colpe e lavorato sodo per tornare ad alti livelli. L'emozione, l'empatia nei confronti di un campione capace di risorgere dalle proprie ceneri hanno prevalso sul giustizialismo, almeno per quanto riguarda istituzioni e parte dell'opinione pubblica.

Le voci fuori dal coro: i rivali in gara

Tutti allineati pro Schwazer? No, non poteva essere così data la delicatezza della questione. La reazione del secondo classificato Jares Tallent - medaglia d'oro a Londra 2012 dopo la squalifica per doping del russo Sergej Kirdjapkin - non lascia adito a dubbi: Schwazer dovrà fronteggiare "nemici" interni (Tamberi in primis,ma anche azzurri di vecchia data come Margherita Granbassi e i fieri sostenitori della linea "No, non ho mai pensato di doparmi"), ma anche e soprattutto esterni, pronti a delegittimare ogni eventuale traguardo raggiunto dall'altoatesino.
Tornare e vincere in questo modo a soli dieci giorni dopo aver scontato la qualifica per doping come puoi giudicarla? La percezione che si ha da fuori, è che abbia vinto ancora una volta uno che bara
- Jared Tallent (oro a Londra 2012)

Schwazer: emozione, orgoglio e...Una caduta di stile

Tanta emozione, un filo di commozione e una caduta di stile: questo il retroguso delle dichiarazioni rilasciate a caldo da Schwazer dopo la conquista dell'oro mondiale insieme ai compagni di nazionale. Punto nel vivo da una domanda del giornalista RAI che gli chiedeva conto di una sua vecchia dichiarazione ("Chi viene trovato positivo al doping deve essere squalificato a vita", ndr) il marciatore ha perso l'aplomb e si è lasciato andare a una frase che non gli rende onore, un episodio estemporaneo che non andrà ripetuto. Ogni suo gesto, infatti, d'ora in poi sarà scandagliato al microscopio: la sua seconda chance, Alex Schwazer, se la dovrà giocare nel modo migliore possibile.
Se sono ancora dell’idea di squalificare a vita chi si è dopato? Se squalificavano a vita i mie avversari io non avrei avuto il bisogno di doparmi
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