Sport popolari
Tutti gli sport
Mostra tutto

Come l'effetto Bolt ha travolto l'atletica: un'onda che potrebbe investire anche il salto in lungo

Niccolò Campriani

Aggiornato 04/08/2017 alle 10:50 GMT+2

Nuova puntata della rubrica di Niccolò Campriani! Tre volte oro olimpico nel tiro, Niccolò racconta su Eurosport l'impatto dell'evoluzione tecnica e tecnologica nel mondo dello sport. In questo 7° appuntamento affrontiamo un tema realativo all'uomo più veloce al mondo, di come abbia cambiato l'atletica e come sia riuscito a far migliorare tutto il movimento. E se provasse a cambiare disciplina?

Usain Bolt seeks inspiration.

Credit Foto Eurosport

Le falcate di Bolt, le bracciate di Phelps, i rovesci di Federer. Sportivamente parlando la nostra generazione non si può certo lamentare. Eppure, per la logica crudele secondo cui tutte le cose belle hanno una fine, anche il ciclo d’oro del fenomenale trittico sembra arrivato al suo epilogo. Il nuotatore di Baltimora ha annunciato il suo ritiro alle Olimpiadi di Rio, il tennista di Basilea sta vivendo un tramonto glorioso ma inesorabile, e infine, come se non bastasse, lo sprinter giamaicano è alle prese con l’ultimo atto di una immensa carriera. Il canto del cigno di Bolt andrà in scena ai Mondiali di atletica a Londra (LIVE ogni giorno su Eurosport e www.eurosportplayer.it), una passerella finale lunga 400 metri: tre sprint sui 100 (batteria, semifinale e finale) e la volata conclusiva della staffetta 4x100. Quattro frazioni che sommate insieme vanno a formare proprio un giro di pista, l’ultimo per l’uomo più veloce della storia.

L'effetto Bolt nella storia: nessuno ha 'staccato' così tanto i propri avversari

Il contributo di oggi vuole quindi rendere onore al grande Usain Bolt, un omaggio che ha un duplice scopo: uno serio, volto a comprendere l’ “effetto Bolt” e come questo abbia stravolto il mondo dello sprint, l’altro più leggero, ipotizzando una sua eventuale trasformazione in saltatore in lungo. Analisi tra passato e futuro del fuoriclasse giamaicano. Iniziamo quindi dalla valutazione storica per cui mi sono avvalso di un database esclusivo, quello realizzato da Leon Foster, un mio ex-compagno di classe ai tempi del Master in Inghilterra. Leon ha avuto la pazienza di spulciare gli archivi sportivi dal 1896 a oggi raccogliendo, anno per anno, i record stagionali dei 25 migliori velocisti al mondo. (vedi grafico qui sotto. Legenda: pallini rossi=media record dei migliori 25 velocisti al mondo / triangolino verde=record del mondo / Pallino giallo= Oro olimpico)
picture

Effetto Bolt dal 1896 a oggi, anno per anno, i record stagionali dei 25 migliori velocisti al mondo

Credit Foto Eurosport

La forza di questa statistica consiste nel considerare ogni atleta una sola volta attraverso il suo miglior tempo annuale, prestazione che andrà a far media con i personali stagionali degli altri 24 corridori. Questa è una premessa fondamentale per far risaltare i fattori che, nel corso della storia, hanno condizionato non un solo campione ma l’intero movimento dei 100mt piani. Risultato della ricerca? L’evoluzione delle scarpette e l’utilizzo delle piste in tartan hanno gradualmente influenzato il trend delle performance, ma alla fine tre eventi su tutti hanno avuto un impatto netto e destabilizzante: lo scoppio delle guerre, il passaggio da manuale a automatico nella misurazione dei tempi, l’avvento di Bolt sulla scena dell’atletica internazionale. Nessuna mania di grandezza, carta canta, ma andiamo per ordine.
picture

Owens vs Lewis vs Bolt: leggende a confronto sui 100 metri alle Olimpiadi

Guerre e tecnologia, ecco come è cambiata l'atletica

Le due guerre mondiali e quella di Corea hanno causato un fisiologico peggioramento delle performance, un effetto legato a una minore partecipazione e a una riduzione delle risorse destinate all’attività sportiva. Lo stesso fenomeno è stato rilevato in molte altre discipline. Interessante come lo sport sia anche "termometro” dell’umanità. A seguire, intorno al 1975, i cronometri manuali furono sostituiti dai primi sistemi automatici di rilevamento determinando un repentino innalzamento dei tempi. La ragione per cui un miglioramento nella tecnologia avesse causato una involuzione delle prestazioni è da ricercarsi nel tempo di reazione dei cronometristi. Non solo i corridori, anche i giudici dovevano reagire allo sparo per attivare i loro timer. L’errore commesso alla partenza, quantificabile a un ritardo di due decimi, non veniva ripetuto sulla linea di arrivo. Osservando l’andatura dei velocisti era infatti molto più facile prevedere l’istante esatto in cui sarebbero sopraggiunti sul traguardo. Ovviamente la sincronizzazione automatica tra segnale acustico della pistola e cronometro digitale andò a recuperare proprio quelle frazioni di secondo, con buona pace per l’autostima dei corridori dell’epoca.

L'effetto Bolt...

Da quel giorno i tempi sono progressivamente migliorati, ma per trovare un elemento che in maniera drastica ha sconvolto gli equilibri mondiali è necessario aspettare fino al 2008, l’anno dove è esploso l’ effetto Bolt”. Le prestazioni di Usain hanno infatti condizionato in maniera significativa tutti i suoi rivali, comportando un abbassamento dei tempi improvviso e soprattutto generalizzato. Sarà stata l’apparente semplicità con cui ha raggiunto record impensabili, o forse il carisma con cui ostentava la sua superiorità, fatto sta che qualcosa è scattato nella mente dei suoi diretti avversari. Il salto prestazionale legato all’inseguimento di Bolt è uno dei pochi casi documentati in cui un singolo atleta ha rivoluzionato in maniera così profonda un’intera disciplina sportiva.
picture

I segreti dietro i trionfi di Bolt: come ha polverizzato tutti i record

E se Bolt facesse salto in lungo... Potrebbe superare i 10 metri!

A questo punto perché non andare a scombussolare anche altre specialità, ad esempio il salto in lungo? L’idea è meno surreale di quanto si possa pensare. Altre leggende dello sprint come Jesse Owens e Carl Lewis hanno dimostrato come la stessa velocità che li ha resi vincenti su pista potesse essere utilizzata efficacemente per spiccare il volo. Lo stesso primatista del mondo, Mike Powell, ha confermato che:
Bolt potrebbe saltare distanze inimmaginabili. Certo, dovrebbe prima padroneggiare la tecnica, ma il fattore critico di ogni salto è la velocità di stacco, e quella proprio non gli manca
In fondo, quando Powell ottenne quel sovrumano 8.95 mt, staccò con un angolo (ottimale) di 33 gradi e una velocità di 39.6 km/h. La velocità di punta di Bolt? 44.7 km/h! I modelli matematici sviluppati dai biomeccanici di Sheffield dimostrano che, a queste condizioni, il fenomeno giamaicano potrebbe saltare addirittura oltre i 10 metri (10.50mt per l’esattezza). Ok, non è un videogame balistico, Usain in versione saltatore-novello potrebbe anche commettere qualche imperfezione in fase di stacco, però quel margine teorico sull’attuale record del mondo è incoraggiante. Un nuovo primato nel lungo è impossibile? In fondo nessuno pensava che si potessero correre i 100 metri in 9.58… Poi, è arrivato Bolt.
***
Ringrazio il Dr. Leon Foster, il Prof. Simon Choppin della Sheffield Hallam University e il loro Centro di Ricerca e Consulenza in Ingegneria dello Sport (CSER), il più grande al mondo in questo campo, per la gentile condivisione di dati e grafici. Per saperne di più

Leggi le altre puntate della rubrica di Niccolò Campriani:

Più di 3 milioni di utenti stanno già utilizzando l'app
Resta sempre aggiornato con le ultime notizie, risultati ed eventi live
Scaricala
Contenuti correlati
Condividi questo articolo
Pubblicità
Pubblicità