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Nuovo scandalo doping: "A Sochi 15 medaglie russe ripulite"

Simone Eterno

Pubblicato 13/05/2016 alle 11:05 GMT+2

Dalle pagine del New York Times l'ex direttore del laboratorio Wada Grigory Rodchenkov lancia la seconda parte della bomba: "Cambiavamo le provette di notte". Ma anche la federazione di atletica del Kenya rischia grosso: la Wada non ha ritenuto le nuove norme antidoping sufficientemente esaustive

Rouven Christ ist positiv auf Doping getestet worden

Credit Foto SID

E’ il prestigioso New York Times, per mano dell’uomo dello scandalo – l’ex direttore del laboratorio antidoping di Mosca Grigory Rodchenkov – a lanciare una seconda parte della bomba doping che sta colpendo il mondo dello sport. Tramite la testata newyorchese arrivano infatti nuovi incredibili dettagli su quella che è stata la bomba esplosa dopo le dichiarazioni del ‘doping di stato’ effettuato dalla Russia in quel di Sochi. E se saranno confermate, per la Federazione Russa, potrebbe non mettersi così bene il meeting della IAAF che il prossimo 17 giugno dovrà decide o meno la partecipazione dell’atletica russa alle prossime Olimpiadi di Rio.

Le Accuse

Pesanti, molto pesanti, come anticipato. E che arrivano di nuovo da Grigory Rodchenkov, il direttore del laboratorio di Mosca che già era finito nell’occhio del ciclone in occasione dei documentari prodotti dall’emittente tedesca Ard. Al New York Times, molto semplicemente, l’ex direttore della struttura russa rimosso d’urgenza dalla Wada ha raccontato le modalità di “pulizia” delle provette degli atleti russi. Ed è roba da film di spionaggio. “Li sostituimmo – dice Rodchenkov – passandoli perfino attraverso un buco fatto in un muro”. Si arriva addirittura a una stima di 100 contenitori rimpiazzati, una cifra enorme, di fronte allo zero degli atleti russi scoperti poi positivi a Sochi 2014.
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Grigory Rodchenkov

Credit Foto Eurosport

Ma lo scandalo, sempre stando allo scoop del NYT, non si fermerebbe lì. Non ci sarebbero soltanto le ben 15 medaglie russe “ripulite” grazie ai blitz notturni raccontati da Rodchenkov, ma si parlerebbe addirittura di “svariate migliaia di contenitori di test artefatti” nel corso del tempo. Accuse pesanti quelle di Rodchenkov e che lasciano l’ex direttore del laboratorio in una posizione piuttosto delicata, viste anche le misteriose e improvvise morti dei due funzionari dell’antidoping russo trovati senza vita in circostanze ancora da verificare (Rodchenkov che comunque ha già lasciato la Russia e oggi vive a Los Angeles).

Non solo Russia… anche il Kenya rischia

Ma il mondo del doping non si ferma lì. Anche la federazione del Kenya infatti torna a essere in pericolo squalifica. La nazionale leader planetaria del mezzofondo è stata infatti dichiarata dalla Wada “non conforme” ai criteri che ogni Paese deve rispettare in termini di antidoping. La recente approvazione di Nairobi di una nuova legge sul doping non è stata ritenuta sufficientemente soddisfacente in termine di parametri richiesti dall’agenzia Mondiale dell’antidoping. E così, anche per i kenyani, torna il fantasma dell’esclusione dalle prossime Olimpiadi.
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