Alex Schwazer e l'ipotesi sconto con possibile ritorno alle Olimpiadi: "Non mi illudo è solo un'ipotesi ad oggi ma...."

Stefano Dolci

Pubblicato 18/07/2023 alle 12:15 GMT+2

ATLETICA - In un'intervista alla Gazzetta dello Sport, il 38enne marciatore altoatesino conferma la testimonianza all'Aiu, che potrebbe teoricamente valergli uno sconto di pena sulla squalifica che scade il 7 luglio 2024 ma non si fa illusioni: "All’Olimpiade non voglio nemmeno pensarci, mi sono scottato troppe volte e non voglio e non devo più farmi illusioni ma mi piacerebbe tornare".

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Sì è bruciato troppe volte per credere e sperare realmente in uno sconto di pena che gli permetta di essere nuovamente ai nastri di partenza in un’Olimpiade, Alex Schwazer però non nega che l’eventualità esiste e che teoricamente sarebbe anche pronto a tornare ad indossare la pettorina dell’Italia e chiudere un cerchio doloroso fatto di equivoci, tribunali, sentenze, verità mistificate, accuse di doping poi smontate e tanta, troppa opacità. In un’intervista alla Gazzetta dello Sport, il 38enne marciatore altoatesino, conferma di aver parlato con gli uomini dell’Aiu, l’organismo etico della federatletica mondiale, che ha ritenuto “un aiuto sostanziale”, la testimonianza di Schwazer, che ha smascherato una violazione delle regole antidoping.
Secondo il regolamento della Wada, l’istituzione che in tutti questi anni non ha mai voluto credere all’innocenza di Schwazer non accettando di rivedere la squalifica fino al 7 luglio 2024 nemmeno quando il Tribunale di Bolzano ha scritto nero su bianco sull’ordinanza di archiviazione che si ritiene ‘accertata l’alterazione dei campioni d’urina dell’atleta allo scopo di farli risultate positivi e screditare la reputazione del marciatore azzurro’, avrebbe diritto a uno sconto di pena che gli potrebbe permettere di provare ad inseguire il sogno a cinque cerchi. Alex però non si illude e con grande realismo spiega come stanno le cose.
La mia testimonianza risale a due anni fa e da allora non ho cambiato niente della mia vita. Ho risposto a tutte le domande che mi sono state fatte dalla Wada e attendo fiducioso, ma senza aspettative. Se penso allo sconto e ai Giochi di Parigi? All’Olimpiade non voglio nemmeno pensarci, perché al momento la data della mia squalifica rimane il 7 luglio 2024. Ho già perso almeno due occasioni olimpiche e non voglio, non devo più farmi illusioni. E poi devo essere realista, ho 38 anni. Non voglio più tornare ad essere un professionista, ma non vi posso nascondere che mi piacerebbe tornare anche soltanto a fare una corsa in montagna, una delle gare domenicali alle quali partecipano gli amatori che alleno”.
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"Se fossi andato a Rio2016, avrei potuto vincere sia la 10 che la 50 km. Parole Malagò? Lo ringrazio ma..."

Se la serie su Netflix sul suo caso è stata un successo che ha aperto gli occhi a tanta gente, nei giorni scorsi anche il presidente del Coni Giovanni Malagò ha sottolineato come nei confronti del marciatore altoatesino, medaglia d’oro a Pechino 2008, ci sia stato accanimento.
Non era scontato che il presidente del Coni e membro del Cio dicesse questo. L’ho ringraziato. Malagò però ha detto che c’è stato accanimento, mentre l’accanimento, purtroppo c’è ancora... Se mi aspetto un aiuto dal Governo? Se lo riterrà opportuno, mi farà sicuramente piacere, ma io vado avanti. La vita mi ha insegnato che è meglio non avere aspettative. Comunque andrò avanti a lottare, perché prima o poi la verità venga a galla e venga riconosciuta l’ingiustizia che io e Sandro Donati abbiamo subito. Mi alleno sei volte alla settimana, un’oretta o al massimo un’ora e mezzo ma ad alto ritmo. Facendo poco, cerco di fare lavoro di qualità. La domenica, però, è tutta per la famiglia. Anche in questo sono cambiato: la mia famiglia è la priorità, viene prima di tutto. Ci sono campioni coi quali ho buoni rapporti e sono molto gentili con me. Un nome su tutti: Deborah Compagnoni. I miei colleghi dell’atletica, invece, non mi hanno mai perdonato la positività all’epo. Se mi sono perdonato? Sì, ho pagato e sto ancora pagando un prezzo altissimo. Anche quelli che continuano ad accusarmi sanno che ho pagato tanto. Cosa avrei potuto fare a Rio2016? Non sono mai andato forte come nella primavera del 2016. Potevo vincere tutto, dalla 10 alla 50 km, grazie a Donati che ha cambiato i miei allenamenti. A Pechino non sarei arrivato tra i primi 10 della 20, mentre nel 2016 ero diventato molto più completo. Se ho visto l’oro di Stano a Tokyo 2020? Sinceramente no. Mi interesso soltanto a Crippa, perché è un campione che mi piace. Ma l’atletica è lo sport che seguo meno. So invece tutto di sci e di ciclismo. In questi giorni mi appassiona il duello tra Vingegaard e Pogacar al Tour. Sto dalla parte del danese, perché credo che sia più fondista, il più forte nella terza settimana. Ma sta correndo troppo sulle ruote di Tadej”.
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