Tamberi: "Sogno il salto a Parigi, nessun saltatore ha mai vinto due Olimpiadi consecutive"

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Pubblicato 28/12/2023 alle 11:05 GMT+1

SALTO IN ALTO - Gianmarco Tamberi, oro olimpico di Tokyo, ha parlato in una lunga intervista al Corriere della Sera: "Non tutti i desideri sono uguali, Parigi sarebbe un nuovo Olimpo". Sul rapporto difficile col papà: "Da quando non è più il mio coach non ci siamo più parlati. Riallacciare? Mi piacerebbe ma è complesso".

Gianmarco Tamberi a Budapest 2023

Credit Foto Getty Images

Gianmarco Tamberi ha fissato l'obiettivo di Parigi 2024. Il campione del mondo e campione olimpico a Tokyo ha parlato in un'intervista della collegata Gaia Piccardi sul Corriere della Sera. Tanti i temi toccati. Ne riportiamo alcuni qui sotto.

Sul ricordo più bello del 2023

"L’oro mondiale festeggiato con mia moglie Chiara, mia madre, mio fratello e gli amici nello stadio di Budapest. Una festa con i fiocchi. Tokyo è un ricordo indelebile ma per la pandemia quell’Olimpiade si era disputata a porte chiuse. Ecco, l’energia del pubblico mi era mancata terribilmente. Mi porto dietro anche il salto vincente, quello che mi ha permesso di lasciarmi alle spalle l’americano Harrison e il mio amico Barshim".

Su performare sotto pressione

"È da quando sono piccolo che performare quando conta è un cruccio. Mi spiego: puoi saltare 2,40 in tutte le gare della Diamond League, il circuito dell’atletica, ma se poi arrivi quarto al Mondiale o all’Olimpiade, la stagione è stata un fiasco. La gara secca mi esalta. Lasciati andare, mi dico. Accetto la possibilità di cadere di faccia, sfracellandomi. Esserci quando conta è una caratteristica che ho affinato negli anni. Un esempio: lo sbaglio alla misura di ingresso a Budapest, 2,25, una volta mi avrebbe condizionato. Da lì in poi, invece, sono riuscito a tirare fuori il meglio di me. Si era trattato di un errore tecnico. L’ho capito. Sono andato oltre".

Sul rapporto con papà e il cambio di team

"Con papà dopo Tokyo ero arrivato al punto di non ritorno, sono felice di essere intervenuto perché ho trovato persone splendide, buone e pure. Il rischio c’era, ma ben ponderato. Riallacciare? Non lo so, dico la verità. Come allenatore e atleta, ma anche come padre e figlio, abbiamo sempre avuto un rapporto molto difficile. Da quando non è più il mio coach, non ci siamo mai più parlati. Se la relazione si è guastata così tanto, ci sono dei motivi. E non è facile risolverli in fretta. Sono decadi che non andiamo d’accordo. Vedo mia moglie Chiara e suo padre, li invidio molto. Se sarebbe bello riallacciare? In assoluto sì. Molto complesso, però".

Su Jacobs e la scelta USA

"Fossi stato in lui avrei cambiato senza stravolgere tutto: continente, cibo, aria, sonno, metodologia di allenamento, scuola dei bambini. Gli Usa, così a ridosso dei Giochi, sono tanta roba. Però non voglio giudicare, non sto dicendo che ha sbagliato, anzi. Se l’è sentita? Allora ha fatto bene. Il mio approccio è stato più soft. Marcell avrà le sue ragioni: gli auguro grandi risultati".

Su Parigi 2024

"Nessun saltatore al mondo ha mai vinto due Olimpiadi consecutive, sarebbe un unicum che renderebbe Parigi un sogno diverso da Tokyo. E poi nulla sarà mai più come il Giappone: quell’oro aveva dietro cinque anni d’incubo, cinque interminabili stagioni aspettando di riprendermi quello che il destino mi aveva tolto con l’infortunio alla caviglia. Ma Parigi non sarebbe un banale secondo giro: sarebbe entrare in un Olimpo diverso".
L'intervista completa è disponibile sul Corriere della Sera a questo link.
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