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#OneDayOneChampion: Usain Bolt, dal ko in discoteca all'immortalità, grazie a Gatlin

Paolo Pegoraro

Aggiornato 06/03/2019 alle 11:32 GMT+1

Il 30 dicembre si chiuderanno le votazioni per eleggere i migliori sportivi del 2016 su Eurosport: accompagniamo l'attesa raccontandovi alcuni aneddoti particolari relativi agli atleti che ci hanno emozionato di più nell'ultimo anno.

Usain Bolt - Rio 2016

Credit Foto Imago

Non credete a Usain Bolt. Non credetegli quando afferma che l’unico obiettivo rimastogli è quello di ispirare le nuove leve: il fulmine di Trelawny vorrà a ogni costo difendere il titolo ai Campionati mondiali di Londra 2017, perché proteggere il suo retaggio nelle grandi competizioni internazionali è l’unica cosa che conta davvero per lui. Se ai Mondiali di Pechino lo sprinter più forte di tutti i tempi riuscì a battere Gatlin a dispetto dei pronostici, ai Giochi di Rio sverniciò la sua nemesi a stelle e strisce con disarmante scioltezza autografando la terza tripletta olimpica consecutiva. Eppure il percorso di avvicinamento alle Olimpiadi è stato a dir poco travagliato, tra crisi esistenziali e un infortunio tendineo tenuto a lungo segreto. Il retroscena è diventato di pubblico dominio all’uscita del documentario I Am Bolt di Gabe e Benjamin Turner, le cui telecamere hanno pedinato senza soluzione di continuità Usain durante l’intero arco della sua preparazione ai Giochi.
È difficile avere la stessa fame di chi non ha mai vinto un titolo olimpico. Ci sono passato io stesso lungo tutti questi anni. Ho iniziato per ripagare i debiti di mamma e papà, comprare loro cose, quindi l’ho fatto per me stesso, per comprarmi macchine, vestiti e tutte queste cose belle. Superata questa fase si è trattato solo di garantirmi un futuro. Ora che ho raggiunto tutto questo mi viene la tentazione di mollare: mi preoccupa, a questo punto della mia carriera, di fronte a un passo così importante (Rio, ndr), che io abbia ancora problemi a trovare le motivazioni.

L’infortunio in discoteca: robe da Bolt

È un Bolt inedito quello che traspare dalle confessioni a favor di camera: il suo stato d'animo è minato da una tenosinovite che per poco non gli è costata la partecipazione ai Giochi, causata da un incidente in discoteca (!) mentre era sul punto di effettuare il cosiddetto money pull-up. "Se non ti piace una canzone dai soldi al deejay che ne suona seduta stante un’altra. Quella sera sono salito sui gradini per fare il money pull-up poi, arrivato alla barriera, ho fatto per scavalcarla ma ho messo male il piede sullo spigolo e mi sono slogato una caviglia”. L’appuntamento più importante di una vita messo a repentaglio da un giochino da nightclub, una circostanza possibile solo nel pianeta Bolt: abitanti uno...Lui! Le cure del luminare Müller-Wohlfahrt e la saggezza di coach Glen Mills hanno giocato un ruolo fondamentale nella corsa conto il tempo per smaltire il tragicomico infortunio.
VIDEO: Usain Bolt: l'uomo più veloce del mondo diventa leggenda

Il rumore dei nemici: combustibile per il successo

È stato Justin Gatlin, involontariamente, a fornire sul piatto d’argento al rivale gli stimoli che con tanta smania andava cercando. Inverno del 2016: Bolt ha ancora la fasciatura alla caviglia quando intercetta una dichiarazione di Gatlin in tv: "Conquisterò la medaglia d’oro a Rio. La porteremo in giro per tutto il Paese, da New York a LA con quel nastro attorno al mio collo come fosse una catena d’oro.” È l’adrenalinica scossa capace di scuotere il campionissimo dal torpore. L’avvio di stagione è promettente ma Usain è costretto a chiedere l’esenzione dalla finale dei Trials giamaicani per il riacutizzarsi del dolore alla caviglia; Gatlin rincara la dose: "Da noi non si fa così: bisogna presentarsi sulla linea di partenza.” Punto nel vivo, Usain si presenta in Brasile con una pantagruelica voglia di silenziare l'acerrimo nemico. Il resto è storia e racconta di un Bolt in grado di incenerire gli avversari nel momento del dunque facendo leva su un talento senza eguali, una cattiveria agonistica ai massimi livelli e una totale padronanza di sé. Il 2016 è l’anno che ha consegnato a Usain St. Leo Bolt da Sherwood Content lo status di "immortale".
Ascoltatemi, voi che vivete nei sensi e pensate soltanto attraverso i sensi: l'immortalità non è un dono, l'immortalità è una conquista; e solo coloro che lottano allo stremo la possederanno. (Edgar Lee Masters)
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VIDEO: Da Tania Cagnotto a Usain Bolt, i grandi all'ultima Olimpiade
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