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Atletica, Jacobs: "Vado a Tokyo per vincere una medaglia"

DaOAsport

Aggiornato 20/05/2021 alle 10:19 GMT+2

Dal nostro partner OAsport.it

Marcell Jacobs oro europeo nei 60m indoor

Credit Foto Getty Images

Marcel Jacobs è l’italiano più veloce di sempre sui 100 metri. Il 9”95 ottenuto nel meeting di Savona di giovedì scorso lo ha lanciato in testa alla classifica all time del nostro paese e tra i primi posti dei tempi di questa stagione. Un risultato straordinario che fa ben sperare in vista delle Olimpiadi.
In una bellissima intervista per il Corriere della Sera, a firma di Gaia Piccardi, Marcel Jacobs si è raccontato dentro e fuori la pista. “Da bambino mi piacevano i fossili: volevo diventare archeologo. In alternativa, astronauta. Però per entrambe le professioni c’era da studiare e io avevo poca voglia di stare sui libri. In terza media sono stato bocciato“.

A TOKYO SENZA PAURA

Per l’azzurro, neanche a dirlo, il mirino è fissato sulle Olimpiadi di Tokyo 2021: “L’obiettivo della stagione era scendere subito sotto i 10” e non pensarci più. Però è dalla prima volta che ho messo piede in pista, a 9 anni, che ho in mente l’Olimpiade. Avevo attaccato al muro della cameretta la pagina di giornale con la famosa pubblicità di Carl Lewis sui blocchi con i tacchi a spillo. Ma il mio idolo da ragazzino era Andrew Howe: mulatti e mezzi americani tutti e due, mi rivedevo troppo in lui”.
Jacobs non si nasconde, nessun timore di sbilanciarsi a testimonianza della grande sicurezza acquisita nei propri mezzi: “A Tokyo vado per vincere una medaglia: non c’è Bolt, non c’è Coleman, non c’è un favorito numero uno, sarà battaglia. No, il mio sogno non lo metto da parte proprio ora“.

IL RAPPORTO CON SUO PADRE

"Mio padre, da bambino, non lo ricordo. Dal momento in cui con mamma siamo rientrati da El Paso, è cominciata la nostra personalissima sfida a due. A scuola ero in difficoltà. Disegna la tua famiglia, mi diceva la maestra: io avevo solo mia madre da disegnare e ci soffrivo. Chi è tuo papà, mi chiedevano gli amici da ragazzino: non esiste, rispondevo, so a malapena che porto il suo nome. Per anni ho alzato un muro. E quando mio padre provava a contattarmi, me ne fregavo".

IL LAVORO COL MENTAL COACH

"Ho incontrato una brava mental coach, Nicoletta Romanazzi, che è entrata nel mio team insieme all’allenatore Paolo Camossi. Con lei ho accettato di lavorare in profondità sulle mie paure e sui miei fantasmi. Non è stato facile: c’è una parte intima che non vogliamo mostrare nemmeno a noi stessi. Però imparo in fretta. Il lavoro psicologico è iniziato a settembre dell’anno scorso e in sei mesi ho ottenuto un oro europeo indoor, due record italiani, l’argento mondiale nella 4x100 con il lanciato più veloce, il 9”95 di Savona".
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Marcell Jacobs: chi è il texano d'Italia più veloce d'Europa

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