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Olimpiadi Atletica Dal crac che gli costò Rio 2016 al trionfo a Tokyo 2020: Gianmarco Tamberi, storia da cinema

Paolo Pegoraro

Aggiornato 02/08/2021 alle 08:18 GMT+2

Tokyo 2020 - Dal terribile infortunio alla caviglia del 2016 che gli costò la partecipazione ai Giochi Olimpici di Rio alla medaglia d'oro conquistata a Tokyo: l'incredibile percorso di resurrezione sportiva dalle ceneri di Gianmarco "Gimbo" Tamberi, il nuovo campione olimpico del salto in alto. Una storia da film, di demoni da scacciare e resilienza straordinaria.

Tamberi a Tokyo dopo l'oro nel salto in alto

Credit Foto Getty Images

Chi vi scrive era uno dei due giornalisti presenti nella sala d'attesa del reparto Radiologia e Radiodiagnostica dell'Ospedale San Matteo di Pavia cinque anni or sono, quando Gimbo Tamberi realizzò di non poter prender parte alle Olimpiadi di Rio 2016; a seguito dell'impietoso responso del direttore della Clinica Ortopedica e Traumatologica Francesco Benazzo - lesione al legamento deltoideo della caviglia sinistra- il ragazzo scoppiò in lacrime, con il papà-allenatore Marco nel vano tentativo di consolarlo.
Addio mia Rio, ora riesco solo a piangere
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Olimpiadi Rio, Tamberi assiste in tribuna alle gare di salto in alto in compagnia della fidanzata Chiara

Credit Foto LaPresse

Osservare dalle tribune dello stadio Nilton Santos di Rio de Janeiro gli avversari di sempre contendersi l’oro olimpico è il primo boccone amaro da ingoiare; il periodo immediatamente successivo ai Giochi è il più tosto per Tamberi, costretto peraltro a una nuova operazione alla caviglia. 11 mesi dopo l’infortunio Gimbo torna a gareggiare e ad agosto 2017 è regolarmente in pedana per i Mondiali di Londra, dove lo stagionale di 2.29 a sorpresa non basta per garantirgli l’accesso in finale. La delusione è cocente e lo scenario si incupisce a inizio 2018 quando è costretto a saltare la stagione indoor per una forte contusione al collo del piede sinistro; la luce in fondo al tunnel però è più vicina e agli Europei di Berlino finisce al quarto posto in una finale dall’eccellente livello tecnico con tutte e tre le medaglie a riscrivere il proprio personale. Il 27 agosto 2018 è una data da ricordare: Gimbo promette sui social di valicare quota 2.30 e non tradisce i suoi fan stampando il 2.33 a Eberstadt: dopo due anni torna a superare la fatidica misura spartiacque, un ottimo viatico per il 2019.
La gioia di Tamberi agli Europei di Glasgow 2019

La prima gioia

Nel 2019 questo percorso graduale e costante di crescita raggiunge un primo picco: Gianmarco Tamberi si aggiudica in scioltezza gli Assoluti indoor di Ancona saltando 2.32 e si presenta agli Europei al coperto di Glasgow con i galloni di favoritissimo della vigilia. Scollinata la formalità qualificazione, Tamberi sbaraglia la concorrenza nel contesto di una finale mai in discussione, dove l’azzurro prima prenota la medaglia più prestigiosa con un percorso netto fino a 2.29 quindi la mette in saccoccia con un 2.32 con ampia luce saltato al secondo tentativo. Dopo due anni e mezzo di calvario l’Halfshave dello sport azzurro torna ad assaporare la vittoria.
C’è troppa emozione dopo due anni e mezzo impossibili tra lacrime e frustrazione. Finalmente ci siamo, si riparte da qui, sono tornato, ma lo sapete che non mi accontento.

"La mia Olimpiade"

Dopo lo stop imposto dalla pandemia l'anno olimpico (non più il 2020 ma il 2021) si apre sotto una stella apparentemente nefasta, con il "guastafeste" Nedasekau a sottrargli in extremis lo scettro di campione europeo indoor nel contesto di una finale dai contenuti stellari, col senno di poi uno sfizioso antipasto olimpico. Da lì in poi l'avvicinamento a Tokyo si rivela tanto altalenante quanto accidentato, con salti ad alta quota intervallati da preoccupanti passaggi a vuoto, come quello di Leverkusen nell'ultima tappa prima di Tokyo, che induce Gimbo ad affermare mezzo social: "Forse sono solo un illuso".
La delusione di Gianmarco Tamberi
Niente di tutto ciò, la maniacale preparazione fisica orchestrata sottotraccia assieme a papà-coach Marco e una determinazione ai limiti dello "sciamanico" hanno portato Gimbo nelle condizioni ideali a Tokyo, pressoché le medesime di quella sera di cinque anni fa a Montecarlo dove riscrisse il record italiano prima del maledetto crac. Con il gesso in pedana - il suo gesso, quello del 2016 - e la proverbiale trance agonistica l'altista marchigiano ha chiuso il cerchio agguantando il sogno inseguito tanto a lungo, come fosse il lieto fine di una commedia hollywoodiana da Oscar. Ma qui siamo in Italia, dalle parti di Ancona, dove non si direbbe The End bensì DAJE GIANMÀ!
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Il momento in cui Tamberi ha capito di aver vinto l'oro

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