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Tokyo 2021, Andrew Howe ha le idee chiare: "L'obiettivo è la finale olimpica"

Samuele Ragusa

Aggiornato 29/10/2020 alle 11:01 GMT+1

Il lunghista e velocista italiano del Centro Sportivo Aeronautica Militare si racconta in esclusiva a Eurosport. Tra voglia di riscatto e duri allenamenti, a 35 anni il sogno è la finale di Tokyo 2021: "Convinto al 100% di poter raggiungere questi obiettivi".

Andrew Howe, Fastweb Cup Rieti 2020

Credit Foto Getty Images

Sei tornato ad allenarti con l'obiettivo di tornare competitivo a livelli internazionali: stai ritrovando la forma dei "tempi migliori"?
"Mi sento abbastanza bene, sono convinto di poter tornare a far vedere le cose dei tempi migliori: ho cambiato allenatore e ho un intero team che mi supporta. Mia madre, poi, svolge un ruolo da motivatrice. Colui che mi sta seguendo più da vicino venendo a Rieti tutti i giorni, però, è Stefano Serranò, il capo allenatore. È lui che mi sta aiutando di più in questo momento, mi da una mano in qualsiasi cosa e ha lavorato sul programma di preparazione. Ci stiamo concentrando soprattutto sul salto in lungo, la mia specialità, quello che so fare meglio."
Le ultime apparizioni nel salto in lungo risalgono al 25 giugno 2016 agli assoluti di Rieti per l'outdoor e agli europei indoor di Belgrado nell'anno successivo. Dopo tre anni di stop, cosa ti ha spinto a riprovarci?
"Tre anni sono parecchi, è vero, ma avevo la sensazione di non aver fatto tutto quello che potevo fare, di non aver chiuso il cerchio. Non sono mai riuscito a tirare fuori il massimo di me, quindi sentivo la voglia di tornare a fare ciò che sapevo di saper fare. Ho voluto prendermi uno o due anni per concentrarmi sulla velocità, per ristabilire l’equilibrio con il mio corpo e recuperare dagli infortuni, visto che tra il 2016 e il 2017 ho avuto diversi problemi fisici tra cui una contusione ossea sul piede di stacco. Per far guarire queste patologie ho deciso di dedicarmi alla velocità, allenandomi soprattutto sui 400m. E’ andata discretamente bene, mi sono avvicinato al mio record personale del 2011. Da lì, ho capito che per tornare ad essere competitivo a livello internazionale dovevo dedicarmi alla mia gara, così ho deciso di chiudere la mia “ultima olimpiade” con il salto in lungo."
Tanti infortuni hanno contraddistinto la tua carriera - 2008, 2009, nel 2011 la rottura tendine d'Achille e, ancora, 2015 - ma hai sempre trovato la forza di rimetterti in gioco. E quest’ultimo periodo ne è l’ennesima testimonianza...
"Quest'anno per tornare ad allenarmi ho avuto diverse difficoltà legate al covid, per poter tornare a fare salto in lungo c'è bisogno di un periodo di lavoro tecnico molto più ampio. Anche agli ultimi campionati italiani sono stato in difficoltà dal punto di vista tecnico, ma a livello fisico sto molto bene. Anche per questo, non do valenza a quest'ultimo anno, lo prendo come viene e cerco di captare le problematiche che ci sono state per migliorare. Mi sono detto: “Ok, da qui si riparte: ricominciamo da zero”, volevo ritrovare le sensazioni che avevo quando saltavo molto lontano. Non mi sono buttato giù per via dell’età, sono maturo e anzi…mi sento meglio di prima (ride ndr.). Ho una maturità a livello motorio sicuramente diversa, cresciuta insieme alla consapevolezza di me stesso. Sono ripartito da qui, ora sono diverse settimane che ho ricominciato la preparazione e sta andando molto bene."
Il salto di Andrew Howe a Osaka 2007
Nel 2006 il bronzo ai Mondiali indoor, l'anno dopo l'argento Mondiale a Osaka con il record italiano outdoor di 8,47 metri: quanto è pesato da quel momento il peso delle aspettative? Cosa ti è mancato per mantenere la costanza?
"Penso che sia stato un mix di problemi sia mentali che fisici: c’è stata difficoltà nel gestire le aspettative, la voglia di dimostrare unite a problematiche fisiche e funzionali, anche nell’allenamento. È stato un insieme di situazioni che hanno fatto si che la mia carriera fosse intervallata da alti e bassi. La facilità dei risultati e delle prestazioni erano date dalla giovane età e da periodi di allenamenti privi di infortuni e senza il peso di dover dimostrare quello che uno vale. La difficoltà è anche quella, saper reagire e dimostrare che anche la pressione non ti distoglie l’attenzione dagli obiettivi primari. Poi se ci si mettono anche gli infortuni…"
Andrew Howe, Osaka 2007
Facciamo un passo indietro al mancato accesso alla finale ai Giochi di Pechino 2008: che ricordi hai di quel momento?
"All’inizio ero completamente disperato, sapevo che se non mi fossi fatto male e se avessi preso decisioni diverse sarebbe stato l’anno in cui potevo ambire alla medaglia. Subito dopo mi sono messo al lavoro a testa bassa, mi sono detto che devo vincere assolutamente la medaglia, voglio salire sul podio e voglio arrivare in finale. So di poterlo fare, quindi, non mi faccio certo condizionare da quello che è successo, sono cose che capitano. Nell’atletica leggera non ci sono aiuti esterni, non ci sono compagni che ti passano la palla: se sbagli, sbagli tu (ride ndr.). In quella situazione ho sbagliato io su molte decisioni che mi hanno portato, poi, a non qualificarmi ad una finale che era ampiamente alla mia portata."
È stato anche questo che ti ha portato, negli anni successivi, a concentrarti sulla velocità (100 e 200m)?
"È sempre stata una scelta parallela, non ho mai tralasciato la velocità perché anche la velocità è fondamentale per il mio salto. Io sono un saltatore veloce, quindi ho bisogno di essere veloce per poter saltare lontano. Mi ha aiutato ad allentare la tensione, a respirare e a guardare il salto in lungo in modo diverso. Negli anni successivi a Pechino, dopo la rottura del tendine, la velocità è stata una necessità fisica. Non avevo più le stesse sensazioni di salto e di reattività, ovviamente volevo tornare a saltare ma fisicamente non riuscivo a farlo…sono dovuti passare un paio di anni per ritrovare le sensazioni di forza per poter staccare, dato che il tendine che mi sono rotto era quello del piede di stacco."
Nel 2012, allora, provi il riscatto sui 200m ma non arriva la convocazione per le Olimpiadi di Londra...ora dopo Atene 2004 e Pechino 2008, potrebbe arrivare la tua terza Olimpiade.
"Sembra un cammino di Dante dall’inferno al Paradiso…ho le carte in regola per partecipare alla prossima Olimpiade perché ho le idee chiare, so quello che voglio e dove voglio andare a parare, principalmente sul salto in lungo. Inizierò a gareggiare già da questo inverno, l’obiettivo, al momento, è di fare il minimo olimpico visto che non avrò la possibilità di gareggiare moltissimo. Guardo solo alla finale dell’Olimpiade di Tokyo 2021!"
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Idee chiarissime, senza spaventarti per tutto quello che hai passato?
"Assolutamente no, anzi, sono perseverante nei miei obiettivi. Nonostante sia diventato un personaggio televisivo che sportivo (ride ndr.) e non sono più molto rilevante nell’atletica leggera… ma questo non mi abbatte: sono convinto al 100% di poter raggiungere questi obiettivi."
Passione per la danza e batterista in una band: chi è l'Andrew Howe fuori dai campi di ateltica?
"Potevo vincere Ballando con le Stelle, ma meglio che sia arrivato secondo…per il resto, Andrew Howe lontano dalle piste di atletica è un batterista che ama il metal e il grunge, il post rock, tutto ciò che deriva dal core…cose pesanti, insomma! La batteria è la mia seconda passione, da quando ero piccolo ho preso lezioni e poi sono diventato autodidatta. Suono in una band – i LAGS – abbiamo fatto anche due dischi ora, in questa situazione di coronavirus, la vera difficoltà anche è riuscire a suonare. Oltre a questo, ora sto studiando anche per diventare personal trainer, mi piacerebbe aiutare e allenare i ragazzi più giovani, è una cosa che mi piacerebbe fare in futuro."
Tornando alle Olimpiadi, il rinvio dei Giochi Olimpidi di Tokyo dal 2020 al 2021 ti ha aiutato a tornare al meglio?
"Diciamo che mi è andata bene: non sono stato contento considerando che diversi miei compagni ne hanno risentito molto e mi è dispiaciuto moltissimo, ma allo stesso tempo stiamo parlando di una pandemia globale: hanno fatto molto bene a rinviarli. Guardando il lato positivo, dal mio punto di vista, posso dire che avevo problemi tecnici e ora ho il tempo di migliorarmi. "
Andrew Howe vince l'argento ai Mondiali di Osaka 2007
Chi è l'azzurro che ti ha stupito di più negli ultimi anni nell'atletica?
"Non saprei sceglierne solamente uno: sicuramente Giammarco (Tamberi) e la sua risalita dopo l’infortunio. Poi la costanza di Filippo (Tortu). La Maione e anche la mia collega Larissa Iapichino. Non posso non pensare anche a Marcell (Jacobs) e Fausto (Desalu), hanno fatto due tempi incredibili rispettivamente nei 100m (10.03) e 200m (20.13)."
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