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Billy Goat, the Black Cat e il Bambino: le incredibili maledizioni del baseball

Paolo Pegoraro

Aggiornato 19/03/2020 alle 20:25 GMT+1

Nonostante l’introduzione della sabermetrica abbia accentuato il ruolo della statistica nel baseball, resiste al trascorrere del tempo una sacca di romanticismo nell’America’s Pastime: le imprese dei campioni del passato al pari delle incredibili storie di fantasmi e maledizioni ammantano da sempre lo sport più popolare degli Stati Uniti di un alone quasi mistico.

La maledizione di Billy the Goat diventa una t-shirt

Credit Foto Getty Images

Come si fa a non essere romantici con il baseball?
È la domanda retorica che il general manager degli Oakland Athletics Billy Beane – interpretato da Brad Pitt per il film cult del cinema sportivo Moneyball – rivolge al suo assistente. Nonostante l’introduzione della sabermetrica abbia accentuato il ruolo della statistica nel baseball, resiste al trascorrere del tempo una sacca di romanticismo nell’America’s Pastime: le imprese dei campioni del passato al pari delle incredibili storie di fantasmi e maledizioni ammantano da sempre lo sport più popolare degli Stati Uniti di un alone quasi mistico. La parabola dei Chicago Cubs, più d’ogni altra, racchiude la magia del baseball: i Lovable Losers dell’Illinois grazie alla memorabile vittoria nelle World Series del 2016 hanno scacciato un'incredibile sequela di anatemi lunga 108 (!) anni e metaforicamente passato il poco edificante testimone di franchigia più iellata della MLB ai Cleveland Indians.

La maledizione di Billy Goat

6 ottobre 1945, Gara 4 delle World Series tra i Cubs e i Detroit Tigers, Wrigley Field di Chicago: un tale di nome Billy Sianis, immigrato greco proprietario della taverna Billy Goat, pensa bene di portare la sua capra alla partita: inizialmente la stravagante trovata è accolta con entusiasmo tanto che la leggenda vuole che la capra sia stata fatta sfilare sul campo, ma in seguito la pittoresca coppia viene allontanata dallo stadio per gli olezzi maleodoranti emessi dall’animale. Indignato per l’accaduto, Billy scaglia il celeberrimo anatema: "Cubs, non vincerete mai più!". I Cubbies perderanno quelle World Series e per i successivi 71 anni – fino al recente trionfo contro i Dodgers al 46esimo anniversario della morte di Sianis – non solo non vinceranno una World Series, ma non riusciranno più nemmeno a qualificarsi.

L’apparizione del gatto nero

Nota altresì come Curse of the Black Cat. 9 settembre 1969, Shea Stadium di New York, fasi concitate del big match tra i New York Mets e i Chicago Cubs, le due principali forze della National League Est: un gatto nero, sbucato da non si sa bene da quale pertugio, invade il campo compiendo una strana danza circolare attorno all’on deck circle del capitano di Chicago Ron Santo: la panchina ospite lì per lì ridacchia di gusto, ignara che i Cubs nel prosieguo della stagione dilapideranno un consistente vantaggio sui rivali newyorchesi dicendo addio alle speranze di titolo. I fan più superstiziosi attribuiranno a quell’episodio la brusca flessione di fine stagione: la maledizione di Billy The Goat non accennava a svaporare...

Lo Steve Bartman Incident

Fino al 14 ottobre 2003 il soprannome più popolare del Wrigley Field di Chicago, casa dei Cubs, era Friendly Confines, ma quella sera lo storico impianto della Wind City si trasformò in un girone infernale per un comune tifoso di nome Steve Bartman. National League Championship tra Cubs e Florida Marlins: Chicago conduce la serie per 3-2 e nell’ottavo inning di Gara 6 è avanti 3-0. La battuta in territorio foul di Lucas Castillo, second baseman dei Marlins, sta per essere raccolta dal guantone dell’esterno sinistro dei Cubs Moises Alou. Steve Bartman, posizionato in prima fila nell’estremità sinistra del campo, si sporge per acchiappare al volo il prezioso cimelio insieme ad altri tifosi (una pratica comune nel baseball): è proprio lui a deviare la pallina quel tanto che basta per impedire la presa di Alou. Le conseguenze del suo sventato gesto saranno nefaste: Castillo non sarà eliminato e gli avversari infileranno un parziale di 8 punti a 0 in quell'inning vincendo quindi la serie in Gara 7. Quanto a Steve Bartman, sarà costretto ad abbandonare il Wrigley Field sotto scorta (e travestito da addetto alla sicurezza) per evitare il linciaggio: da quel momento in poi si sarebbe trincerato dietro a un impenetrabile silenzio. Da capre a capri espiatori...

La legge di Murphy

Più che una maledizione in questo caso si tratta di un compendio, di una sorta di sorta di manifesto della scalogna cubsiana scandito inesorabilmente dalla legge di Murphy. Come si chiamava la capra di Billy Sianis? Murphy. Come si chiamavano general manager e telecronista ufficiale dei New York Mets, grandi rivali dei Cubs nel 1969? Rispettivamente Johnny Murphy e Bob Murphy. Dove si è giocata la sfida decisiva delle Championship Series del 1984 tra Cubs e San Diego Padres, conclusasi a favore dei californiani? Al Jack Murphy Stadium. Chi fu il miglior giocatore delle National League Championship Series del 2015 tra Cubs e Mets? Daniel Murphy dei Mets, recordman di gare consecutive con almeno un fuoricampo all’attivo nei playoff. È tutto negli annali del baseball: verificare per credere.
Bill Murray, super tifoso dei Cubs, non teme le capre "maledette"

Cleveland Indians e "Wild Thing"

Mutuando dal celebre proverbio, se i Cubs hanno pianto più d’una volta non è che i Cleveland Indians si siano mai sbellicati delle risate. La franchigia dell’Ohio, rappresentante guarda caso di una città chiamata mistake by the lake, non vince un campionato dal 1948 e a differenza di Chicago è tuttora angustiata da un sortilegio, la maledizione di Rocky Colavito. Le World Series del 2016 opposero Chicago a Cleveland in una sorta di derby tra "maledette", ma a scrollarsi di dosso l'incantesimo nefasto furono i Cubs. Da quando gli Indians scambiarono il beniamino del Lakefront Stadium Rocky Colavito con Harvey Kuenn nel 1960 per la squadra cominciò una serie interminabile di iatture, tanto che quando il regista David S. Ward dovette scegliere una franchigia di MLB per il suo film del 1989 Major League – La squadra più scassata della lega non esitò un istante a optare per Cleveland. E non può che partire a tutto volume il ritornello di Wild Thing!

The Curse of the Bambino

Last but not least, la madre di tutte le maledizioni: the Curse of The Bambino, capace di tormentare il sonno dei tifosi dei Boston Red Sox per la bellezza di 86 anni.Off season 1919/1920: la leggenda narra che l'allora proprietario dei Red Sox, il facoltoso imprenditore teatrale Harry Frazee, abbia venduto il fenomenale battitore Babe Ruth (soprannominato Bambino) ai New York Yankees e con il ricavato della cessione abbia finanziato lo spettacolo di Broadway No, No, Nanette. Il declino della squadra del Massachusetts, già iniziato nel 1918, proseguì inesorabile fino al titolo del 2004. In mezzo un'infinita successione di episodi grotteschi, come il grossolano errore in difesa del povero Bill Buckner che costò ai Red Sox gara-6 e indrizzò le World Series del 1986 in direzione dei New York Mets.
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