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MLB, Justin Turner, ha il Covid ma resta in campo per festeggiare titolo MLB

Carlo Filippo Vardelli

Pubblicato 28/10/2020 alle 13:50 GMT+1

Il terza base dei Los Angeles Dodgers, campioni di MLB 32 anni dall'ultima volta, è stato estromesso da Gara 6 delle finali per la positività al covid-19. Poco dopo la vittoria per 4-2 su Tampa Bay, il giocatore è tornato sul campo per festeggiare con i compagni.

Justin Turner festeggia dopo aver riscontrato la positività al covid-19

Credit Foto Getty Images

Immaginatevi uno dei momenti più bella della vostra vita. Lo state vivendo. Lo state toccando. Godete nell'esserne parte. Sembra girare tutto intorno a voi, in un mix di emozioni difficilmente spiegabili, e poi stop. Ve lo tolgono. Vi estromettono dalla gioia dicendovi "Basta così". Come reagireste?
Questa situazione incredibile è stata quella che ha caratterizzato le ultime 20 ore di Justin Turner, terza base dei Los Angeles Dodgers nuovamente campioni del mondo di Baseball. Il 35enne di Long Beach, nella gara decisiva dei playoff MLB 2020 contro Tampa Bay, è stato estromesso dal match per la positività al covid-19. Sul punteggio di 2-1 per i losangelini, la panchina dei Dodgers ha chiamato il cambio per Turner facendolo entrare nella storia. Dal lato sbagliato. Il primo giocatore sostituito per covid nella storia dello sport.
Poco male però, perché Los Angeles ha vinto per 3-1 ed è tornata sul tetto del mondo del Baseball. Ci è tornata dopo l'ultima vittoria datata 1988. Turner aveva solo 4 anni. Quindi alla fine della partita è scattata la festa. Festa alla quale Justin non doveva partecipare. Anche se asintomatico, la procedura richiede l'isolamento immediato. Però il barbuto giocatore ex Orioles non ha resistito, e coadiuvato dai compagni è tornato sul campo e ha festeggiato come se niente fosse. Era anche, e soprattutto, il suo titolo. Non poteva mancare. Contagiato e contento.

Da dove parte la storia californiana di Justin?

Dal 2014. Dopo 4 anni trascorsi tra Baltimora e New York (Mets), Justin arriva sulla costa ovest degli Stati Uniti d'America. Ci mette poco a prendere il passo, diventando quasi subito uno dei migliori - se non il migliore - tra i battitori tra i Dodger. Nel 2016 si arriva ad un passo dalle World Series (le finali), ma i Chicago Cubs vincono 4-2 e rispediscono Los Angeles al mittente.
L'anno dopo è fin peggio. Questa volta sono i Cubs ad andarsene a casa (4-1, senza storia), però in finale ci sono gli Astros. Ne nasce una battaglia epica. Da film. Gara 1 è il terreno di Turner. Quarto homerun nella post-season e serie sull'1-0. Tutto cancellato in Gara 2. Una partita bellissima, tirata all'inverosimile, dove Houston passa 7-6 e ruba il fattore campo. In Gara 3 la serie prende una direzione. Darvish (lanciatore di LA) viene letteralmente preso d'assalto nel secondo inning e la partita finisce subito. 2-1 Astros. Gara 4 ribalta ancora tutto. Dominio Dodgers, 6-2 e serie di nuovo in parità. Gara 5 è da cardiopalma. Piovono valide da tutti i lati, e la partita finisce 13-12 per gli Astros che possono tornare ad LA con il match-point sulla racchetta. Gara 6 non fa altro che preparare il terreno, e Gara 7 diventa la prima volta di Houston. I texani sono la squadra del destino, dominano 5-1 e scrivono la parole fine sulla serie.
L'anno dopo il menù ancora quello, ma con meno portate. I Dodgers tornano in finale, la seconda consecutiva di Turner, ma Boston non fa nessuna fatica. Chiude 4-1 con due vittorie in trasferta e si prende lo scettro della MLB. Dopo due finali perse, bisogna tirare il fiato. Il 2019 è proprio quel tipo di anno, ma non fa altro che scaldare il terreno per un 2020 infuocato.

La ribalta

Per i Dodgers è ancora tempo di Playoff. Dopo aver regolato Milwaukee e San Diego con un 5-0 totale, Atlanta rischia di rovinare tutto. Va avanti 2-0. Poi 3-1. Sull'orlo dell'ennesima delusione, ecco la riscossa Los Angeles. Serie ribaltata, 4-3 e nuovo viaggio alle World Series contro Tampa Bay.
In finale, questa volta, la vittoria non deve scappare. In Gara 3 & 4, sul punteggio di 1-1, Turner domina la scena. Carica a testa bassa, ma non riesce ad infilare la doppietta. Nel quarto episodio due erroracci portano LA alla deriva, e in un amen tornano i fantasmi del passato.
Gara 5 (4-2) serve per riportare la tranquillità necessaria, mentre in Gara 6 ecco il fattaccio. Turner gioca male, sbaglia tanto mai i suoi sono avanti. Nell'ottavo inning, ovvero ad un solo giro dalla conclusione del sogno, c'è un cambio. Fuori Justin Turner. Davanti a milioni di spettatori, nel più grande evento di Baseball del mondo, Justin è fuori. I Dodgers vincono, ma al ragazzone californiano è stato tolto il giocattolino preferito. La ragione? È positivo al Covid-19.
Non ci sta e twitta incredulo. Poi i compagni lo vogliono sul campo, e lui torna. Foto, abbracci, mascherina abbassata e tante polemiche.

Il fattaccio e le polemiche

Nello scenario odierno, un atto nel genere non è giustificabile. Anche se hai vinto il campionato del mondo.
Andrew Friedman, presidente delle operazioni dei Dodgers, preso d'assalto dai media ha provato a mettere qualche pezza. "Per un free agent come Justin, non credo fosse possibile evitare di festeggiare una vittoria". I compagni gli hanno fatto eco. "Justin è parte del team. Non potevamo escluderlo dai festeggiamenti". Inoltre, Friedman ha aggiunto. "Turner è stato attento con gli altri compagni. Non l'ho visto in contatto con nessuno. Ora andremo a sottoporci ad un ulteriore test per verificare se ci saranno nuove positività, e poi abbiamo intenzione di tornare ad LA".
Però la faccenda è ben più grossa di un messaggio spegni-incendio. Ken Rosenthal di Fox ha riportato che a Turner era stato chiesto di non scendere in campo, ma sulla forte pressione di giocatore e compagni è riuscito a raggiungere il risultato.
Il commissioner della MLB, Rob Manfred, che ha visto la morte in faccia con questa positività, ha dichiarato che questo finale di stagione ha un sapore "dolce ed amaro".
"Siamo contenti di aver finito", ha detto Manfred. "Penso che sia stato un grande risultato per i nostri giocatori portare a termine questa stagione, ma ovviamente siamo preoccupati quando qualcuno di essi risulta positivo. Abbiamo appreso durante la partita che Justin era positivo e lo abbiamo immediatamente isolato per evitare che si diffondesse".
In una stagione iper-compressa, tagliata di oltre 100 partite, un finale del genere lascia sicuramente una piccola macchia intorno ad un'organizzazione semi-perfetta. Si è partiti con la riduzione della regular season: da 162 a 60 incontri. La stagione più corta dal 1878. Poi l'allargamento del bacino playoff portato a 16 squadre, con il primo round al meglio delle tre e quello dopo al meglio delle 5. Quindi la creazione della bolla, con relativo spostamento ad Arlington, Texas, per giocare i playoff (prima volta dal 1944) di fronte al 25% della capienza complessiva dell'impianto, ed infine questa World Series.
E' stata stagione faticosa per la MLB, che durante i Playoff aveva disposto tamponi ogni giorno. Una stagione che si è chiusa con il ritorno sul trono di LA, e con una piccola macchia legata a Justin Turner che voleva festeggiare. Ad ogni costo.
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Da campioni a condannati: come gli Astros hanno rovinato la MLB usando una videocamera e un cestino

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