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Basket, Mondiali: Dilemma Paolo Banchero: e se l'Italia naturalizzasse un big americano di Eurolega?

Daniele Fantini

Pubblicato 16/11/2022 alle 09:04 GMT+1

BASKET, MONDIALI - Paolo Banchero, grande speranza per il futuro della Nazionale, potrebbe anche non vestire mai la canotta azzurra. Seguendo una prassi ormai consolidata nell'Europa dell'Est e gli esempi recenti di Slovenia e Spagna, anche l'Italia potrebbe pensare di rinforzarsi naturalizzando per motivi sportivi un top-player americano di Eurolega.

Pozzecco su Banchero: "Tutti mi chiedono di Paolo, deciderà lui quando venire"

"Per uno come Banchero, quando e come giocare in Nazionale è una scelta complicata. Tutti mi chiedono di lui. Ma deciderà lui quando venire" - coach Gianmarco Pozzecco.
Nei primi giorni di dicembre, Gianmarco Pozzecco volerà a Orlando con il presidente della FIP, Gianni Petrucci, e il dg della Nazionale, Salvatore Trainotti. Sarà un viaggio mirato per un faccia-a-faccia prolungato con Paolo Banchero. L'Italia è pronta a metterlo al centro del progetto. Ora sta a lui fare la mossa decisiva: indossare la canotta azzurra. Magari già ai Mondiali del 2023. Una visione bellissima, ma tutt'altro che semplice o scontata. Banchero, con doppia cittadinanza, può ancora scegliere di giocare (e tendenzialmente vincere) con il Team USA. E, anche se decidesse di sposare la causa italiana, non è detto che possa essere presente a suo piacimento. I legami con le franchigie NBA, specialmente per giocatori del suo talento e potenziale, sono molto stretti e intricati da sbrogliare. La NBA è volta a proteggere il suo capitale umano durante la off-season, poco incline a rischiare "danneggiamenti" per i grandi tornei internazionali (vedi quanto successo a Gallinari in estate).
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Paolo Banchero mostra la bandiera italiana durante il media day degli Orlando Magic, NBA 2022-23

Credit Foto From Official Website

La favola Banchero rischia di trasformarsi in un dilemma. Azzurro sì o no? Nel frattempo, i mesi scorrono via. Veloci. E se l'Italia scegliesse, per una volta, di coprirsi le spalle? Se provasse a inserire nel gruppo un top-player americano di Eurolega via naturalizzazione? Premessa necessaria: la legislazione in vigore non permette il mero "regalo" della cittadinanza, ma via deroga o modifica dello status quo si aprirebbero scenari interessanti non soltanto per la pallacanestro.

I due piatti della bilancia: problema etico vs. risultati

Chiaro, sul piano etico sarebbe una novità con cui non siamo abituati a confrontarci. Ma se guardiamo il contesto sportivo generale, è ormai una prassi consolidata. Thaddeus McFadden è l'ultimo avversario naturalizzato affrontato dall'Italia. Americano, gioca per la Georgia dal 2018. Ma non aveva mai messo piede in quello Stato prima. Ed è, come detto, soltanto l'ultima di una lunga lista di giocatori che ricevono "cittadinanze gratuite", specialmente dai Paesi dell'Est Europa.
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Bo McCalebb con la nazionale della Macedonia agli Europei del 2011

Credit Foto Getty Images

A Eurobasket, la Turchia ha schierato Shane Larkin, oggi gioca con Scottie Wilbekin. La Bulgaria con Dee Bost. L'Ungheria con Mikael Hopkins. La Bosnia con John Roberson. La Slovenia con Mike Tobey. La stessa Slovenia, nel 2017, ha vinto l'oro europeo con Anthony Randolph, stella del Real Madrid. Nel 2011, la Macedonia visse un Europeo leggendario, chiuso al quarto posto, trascinata da Bo McCalebb, al tempo star della Montepaschi Siena.
La Spagna, dopo aver schierato il congolese Serge Ibaka e il montenegrino Nikola Mirotic, naturalizzati per formazione sportiva in un'epoca, quella dell'inizio dello scorso decennio, in cui ci fu molta contestazione per queste scelte rivoluzionarie, ha ceduto al peso delle necessità, facendo pervenire tra le mani di Lorenzo Brown una "cittadinanza-lampo" così da poterlo schierare per gli Europei. Poi vinti con due sue super-prestazioni nei playoff contro Lituania e Germania. La questione aveva inizialmente shockato tifosi e giocatori stessi, ma l'oro conquistato ai danni della Francia ha contribuito a trasformare lo scetticismo in sorrisi. Di fronte ai risultati, la questione etica perde vigore. Perché ostracizzare i naturalizzati se permettono di alzare il livello del torneo?
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Sergio Scariolo e Lorenzo Brown, Spagna, Eurobasket 2022

Credit Foto Getty Images

Un top-player di Eurolega per l'Italia?

Dopo Nikola Radulovic, bronzo a Eurobasket 2003 e argento ai Giochi di Atene 2004 con un ruolo da comprimario, l'Italia dei tempi moderni ha schierato Richard Mason Rocca, Anthony Maestranzi, Travis Diener, Jeff Brooks e Christian Burns. I primi due italiani perché discendenti da emigrati negli States, come suggeriscono i loro cognomi. Gli ultimi tre italiani per matrimonio. Nessuno con cittadinanza sportiva "mirata". Tutti buoni giocatori, ma nessuna superstar. E se invece quel passaporto venisse recapitato nelle mani di un vero top-player di Eurolega? Un big-man, o un esterno creatore di gioco/realizzatore, figure che farebbero molto comodo alla nazionale attuale.
Questione delicata? Sicuramente. Ma, dopo le squadre dell'Est, anche Slovenia e Spagna hanno ormai tracciato una via chiara. E soprattutto vincente. Così chiara che anche le due grandi nazionali puriste del gioco per eccellenza, Lituania e Serbia, culle della pallacanestro europea, stanno pensando di scardinare le vecchie tradizioni e seguire l'esempio della Spagna di Scariolo. E se lo fanno loro...
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Pozzecco su Banchero: "Tutti mi chiedono di Paolo, deciderà lui quando venire"

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