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La testa di Sassari, il trasformismo di Burgos: ecco perché la Dinamo ha già salutato la Champions

Daniele Fantini

Pubblicato 11/03/2020 alle 13:20 GMT+1

L'eliminazione della Dinamo Sassari agli ottavi di Champions League ha due motivazioni di base ben precise: la mancanza di concentrazione e intensità del Banco (veri punti di forza della squadra) per motivi esterni allo sport e il trasformismo di Burgos, capace di cambiare volto, pur restando ugualmente efficace, con una serie di aggiustamenti tattici decisivi tra le due partite della serie.

Gianmarco Pozzecco, Dinamo Sassari 2019-2020, focus

Credit Foto Getty Images

Sapete quanto sia difficile la situazione in questo momento in Italia. Sì, eravamo in campo, ma non eravamo veramente concentrati sulla partita a livello mentale. Abbiamo giocato un ottimo primo quarto, ma, alla prima difficoltà, ci siamo arresi - Gianmarco Pozzecco, coach Dinamo Sassari.
Tirare le somme al termine di una serie come questa è quanto di più complicato possa esserci. Perché se il cervello non è collegato con le gambe e, prima di tutto, con l'anima, qualsiasi partita in qualsiasi sport perde di valore, peso e significato. E coach Pozzecco ha ragione. La sua mente, quella dei suoi giocatori e della società non era a Burgos o sul Burgos. Era altrove, su situazioni e problemi molto più importanti di un semplice evento sportivo. E, in campo, si è visto in maniera netta, in entrambe le partite. D'altronde, la testa è stata il punto di svolta dall'arrivo di Pozzecco sulla panchina della Dinamo. Perché va bene la tattica, con il ritorno all'utilizzo di situazioni di post-up in controtendenza con il gioco moderno, ma il cambiamento principale portato dal Poz è stato soprattutto a livello caratteriale, come dimostrato dall'esplosione dei due giocatori che ora costituiscono l'asse portante della squadra, Marco Spissu e Dyshawn Pierre.
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Primo tempo stellare di Marco Spissu: 17 punti con 4 su 4 da tre

Ma provando ad andare oltre il discorso mentale (perché giocare in questa situazione non è stato facile nemmeno per Burgos), Sassari ha avuto la sfortuna di incrociare una delle squadre più complete e in forma della competizione, con accoppiamenti complicati per le caratteristiche attuali della Dinamo, in pieno restyling dopo le separazioni con Curtis Jerrells e Jamel McLean, i due giocatori su cui a inizio stagione si era puntato per portare il gruppo a colmare quel gap di esperienza internazionale necessario per affrontare un torneo di livello molto superiore alla FIBA Europe Cup conquistata nella scorsa stagione. È sempre bene ricordare che Burgos si è piazzata sì terza nel proprio girone (a differenza del primo posto condiviso da Sassari con il Turk Telekom Ankara), ma in un raggruppamento di qualità molto più elevata per la presenza di due contender come Hapoel Gerusalemme e AEK Atene.
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Super giocata di Sassari: l'assist di Pierre per la bimane di Coleby

Sul piano tattico, Burgos ha vinto la serie con merito, riuscendo ad adattare la propria pallacanestro a situazioni differenti, da perfetta trasformista e squadra in grado di attingere a un arsenale collettivo molto grande. Le due partite sono state diverse tra loro: la prima più offensiva, ad alto ritmo, con un largo utilizzo del tiro pesante; la seconda più tattica, difensiva, giocata maggiormente vicino a canestro in situazioni di post-up. Certo, definire "tattica" una partita vinta con 95 punti segnati sembra fuori luogo, ma ci arriviamo. Burgos ha vinto gara-1 con il tiro da tre punti e la sfuriata di Vitor Benite (30 con 7/10 dalla distanza). Gli spagnoli sono volati con un primo tempo da 51 punti, ispirato da un 10/20 dall'arco (6/11 nel solo primo periodo). Sassari, di contro, ha giocato con maggior peso vicino a canestro (43 tiri da due contro i soli 24 degli spagnoli) permettendo però agli avversari di intuire quegli aggiustamenti poi decisivi nella seconda partita, quando la Dinamo ha saputo, almeno inizialmente, contenere Benite con la marcatura di Pierre. E quindi, appesantire il quintetto, sfruttare Earl Clark da ala piccola in situazioni di post-up e nel mid-range (la sua zona di campo preferita) e sguinzagliare il fisico e l'atletismo di Jasiel Rivero dalla panchina, già determinante in gara-1 e ancor più decisivo in gara-2 per far saltare il banco (17 punti e 15 rimbalzi, 7 dei quali offensivi).
Burgos ha saputo reinventarsi, rispondendo alla scelta della Dinamo di togliere il tiro da tre punti con un gioco interno estremamente efficace (24/40, 60% da due) che, come secondo effetto, ha aumentato le percentuali dal perimetro grazie a una miglior selezione delle conclusioni stesse (10/24, 42%). In sostanza, ha battuto Sassari con le sue stesse armi, anche e soprattutto nella metacampo difensiva, dove Clark, Rivero e Apic (altro elemento molto importante dalla panchina) hanno saputo reggere in maniera ottima contro le stesse situazioni in post-up degli avversari, mettendo presto fuori gioco Miro Bilan (sofferente nella sua metacampo difensiva) e annullando ancora una volta Dyshawn Pierre, spento con un eloquente 0/8 dal campo dopo il già pessimo 2/10 della partita di andata. Per chiudere, sappiamo come in queste situazioni di intensità, fisicità e letture, la discriminante principale sia sempre la testa. E allora, possiamo ritornare in cima, alle parole di coach Pozzecco.
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Highlights: San Pablo Burgos-Banco di Sardegna Sassari 95-80

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