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La Reyer Venezia doma anche Brindisi: vittoria 73-67 e prima Coppa Italia della storia

Daniele Fantini

Aggiornato 16/02/2020 alle 21:03 GMT+1

Dopo aver eliminato Virtus Bologna e Olimpia Milano, l'Umana Reyer Venezia spegne anche la Happy Casa Brindisi in finale e vince la prima Coppa Italia della storia dopo essere partita con la testa di serie più bassa (#8) nel tabellone. Austin Daye segna la tripla decisiva in un finale comunque emozionante, e Mitchell Watt è l'MVP con una doppia-doppia da 17 punti e 10 rimbalzi.

Mitchell Watt during the Italy Lega Basket of Serie A match between Segafredo Virtus Bologna and Umana Reyer Venezia at PalaDozza on October 6, 2019 in Bologna, Italy.

Credit Foto Getty Images

Umana Reyer Venezia-Happy Casa Brindisi 73-67

PESARO, VITRIFRIGO ARENA - La prima volta è quella buona. Dopo aver spezzato una lunghissima maledizione di eliminazioni e upset sofferti, la Reyer Venezia centra il bersaglio grosso alla prima partecipazione della storia alla finale di Coppa Italia, sollevando il trofeo nonostante la partenza come testa di serie più bassa nel tabellone (#8). Per Brindisi, arriva invece la seconda grande delusione dopo la sconfitta dello scorso anno contro Cremona, questa forse ancor più cocente perché, al netto del basket espresso nelle prime due giornate, sembrava molto vicina a mettere in bacheca quello che sarebbe stato il primo trofeo nella storia della società al massimo livello (c'è già una Coppa Italia sì, ma di Legadue).
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Il solito, ineffabile Austin Daye: sua la tripla della vittoria! Ed è anche MVP

In quella che alla vigilia si presentava essere come una sfida tra due filosofie di pallacanestro agli antipodi, vince il basket più puro e tradizionale della Reyer Venezia, fatto di ritmo compassato, fisicità e straordinaria organizzazione difensiva, vero punto di forza che le ha permesso di piazzare tre upset consecutivi domando altrettante squadre con caratteristiche generali molto differenti. Sulla carta, la rovente Brindisi, tutta ritmo, istinto, atletismo e velocità, sembrava poter essere la fiamma più dura da spegnere, ma, sul campo, non ha quasi mai saputo esprimere la sua pallacanestro, quella che le ha permesso di sgambettare Sassari all'esordio e di travolgere la Fortitudo Bologna in semifinale. Venezia vince di gruppo e d'esperienza, ritrovando le stesse armi già affinate e affilate con lo scudetto della scorsa stagione (dato da non sottovalutare), Brindisi paga la cappa emotiva iniziale (3/20 al tiro in un primo quarto quasi irriconoscibile), le percentuali basse dall'arco (9/32), le 15 palle perse che vanificano il vantaggio a rimbalzo ottenuto per la prima volta in queste Final Eight (55-45 con 21 offensivi, ma è anche fisiologico considerando la grande quantità di errori) e, più in generale, le difficoltà nell'esprimere il proprio gioco contro una Reyer tatticamente perfetta nella propria metacampo, capace di spegnere la verve di Adrian Banks sul perimetro e di proteggere il verniciato con rotazioni ottime e il solito straordinario lavoro di Mitchell Watt.
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Venezia vince la prima Coppa Italia della sua storia! Gli ultimi secondi della finale

Se Austin Daye si porta a casa il premio di MVP del torneo grazie a una serata da 13 punti e, più in generale, ai due canestri decisivi contro Virtus e la stessa Brindisi (tripla dall'angolo per il +7 a 54" dalla sirena), la coccarda di serata non può che andare a Mitchell Watt, straordinario sotto entrambi i tabelloni: alla doppia-doppia da 17 punti e 10 rimbalzi (4 offensivi) si unisce una gestione tattica extra-lusso e, soprattutto, una presenza difensiva d'elite per il livello del nostro campionato. Ottima anche la serata di Stefano Tonut (nominato miglior difensore delle Final Eight), che corona un ottimo torneo generale con 13 punti e i canestri per il break decisivo alla metà del quarto periodo, quando Venezia tocca il +14 (65-51, massimo vantaggio) con un break di 10-0 dopo aver tremato per l'improvvisa fiammata con cui Luca Campogrande riavvicina Brindisi sul -4 in maniera fulminea dopo l'ultimo mini-riposo.
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Il momento più atteso dalla Reyer Venezia: arriva la Coppa Italia e scatta la festa

Da parte sua, la Happy Casa segna più tiri liberi (22) che canestri dal campo (18/58), senza mai trovare quei picchi di ritmo improvvisi con cui è solita spaccare le partite. Adrian Banks segna 27 punti raccogliendo gran parte del fatturato in lunetta (15/15) in una serata in cui non trova mai i propri spunti offensivi (4/15 dal campo), ben contenuto dalla staffetta difensiva che alterna Jeremy Chappell (che lo conosce bene in qualità di ex-compagno di squadra) e Andrea De Nicolao, ancora una volta straordinario nel togliere il principale punto di riferimento agli avversari dopo i trattamenti riservati a Teodosic e Rodriguez. Stecca Kelvin Martin (5 punti, 2/6 al tiro), ma stecca soprattutto la front-line, con un John Brown ingabbiato dalla fisicità orogranata in vernice (3 punti, 1/4), un Dominique Sutton che perde presto il controllo dei nervi (5 punti, 5 falli) e, soprattutto, un Tyler Stone ininfluente e incapace di aprire il campo con la sua bidimensionalità, appiattitosi sulla prestazione già opaca delle semifinali (0 punti, 0/9 dal campo). Più in generale, a Brindisi manca la stessa carica energetica delle prime due partite, com'era anche sospettabile alla vigilia: con una rotazione così corta e un gioco molto improntato su corsa e aggressività, le tre gare in tre giorni restano, come l'anno scorso, l'avversario più duro da battere.

Il tabellino

  • Umana Reyer Venezia: De Nicolao 5, Chappell 7, Watt 17, Tonut 13, Mazzola 6; Bramos 12, Stone, Filloy, Cerella, Daye 13, Vidmar. N.e.: Casarin. All.: De Raffaele.
  • Happy Casa Brindisi: Banks 27, Martin 5, Brown 3, Thompson 6, Stone; Gaspardo 8, Sutton 5, Zanelli 7, Campogrande 6. N.e.: Ikangi, Guido, Cattapan. All.: Vitucci.
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Final Eight, highlights: Umana Reyer Venezia-Happy Casa Brindisi 73-67

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