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La Germani Brescia è la nuova Cenerentola? Per nulla! Questa squadra vale la Top 4 nel nostro campionato

Daniele Fantini

Pubblicato 20/02/2023 alle 11:18 GMT+1

BASKET, COPPA ITALIA - La Germani Brescia è arrivata a Torino come testa di serie #8 e dodicesima in classifica con 6 sconfitte consecutive. Ma il suo trionfo non è frutto di un mero exploit dalla durata di una manciata di giorni. Questa squadra, con il roster al completo, è tra le più solide del nostro campionato. Il sistema difensivo di coach Magro è un'eccellenza anche a livello europeo.

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Dopo il biennio di potere dell'Olimpia Milano, la Coppa Italia torna a regalare un'altra Cinderella Story. Così come nel 2020, l'ultimo grande appuntamento pre lock-down, quando Venezia batté Brindisi partendo da testa di serie #8, proprio come Brescia. O, ancor meglio, come nei due anni precedenti, quando furono Cremona e Torino a sollevare il loro primo trofeo della storia. Ancora una volta, proprio come Brescia. E tra l'altro, nel caso di Torino, battendo la stessa Brescia.
Non vedere una favorita nell'albo d'oro, ormai, non stupisce quasi più. Lo ha spiegato chiaramente anche il presidente di Lega, Umberto Gandini, alla vigilia dell'ennesima finale inedita. Ma è proprio questo il motivo che rende le Final Eight una competizione dal fascino irresistibile e irreplicabile. La Coppa Italia è il torneo più democratico e inclusivo. Tutto può accadere. È terra di potenziale conquista per tutti.
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Brescia stupisce il giusto, perché vince con merito. Con enorme merito. Eliminando le due favorite, Milano e Virtus, e il secondo miglior attacco del campionato (Pesaro). Consuma la sua impresa in parallelo a quella dell'Unicaja Malaga in Spagna, in grado di sollevare il trofeo dopo aver battuto Real Madrid e Barcellona. A conferma che le grandi storie non si raccontano soltanto in Italia. La Germani tiene fede al suo hashtag #dreambig. Ma, in realtà, dà una dimostrazione concreta di valere molto, ma molto di più dell'ottava testa di serie con cui si è presentata a Torino. E del dodicesimo posto in classifica, con sole due lunghezze di margine sulla zona retrocessione, in cui si ritrova oggi, affossata da una serie nera di 6 sconfitte consecutive in campionato.
Brescia è una squadra costruita per performare in maniera solida sul doppio fronte, campionato ed Eurocup. È una squadra che, potenzialmente, vale la Top 4 della nostra Serie A. Ma fortemente ridimensionata da una lunga serie di infortuni (l'ultimo sofferto da Michael Cobbins, grande assente della kermesse assieme al lungodegente Troy Caupain). Con un roster al completo, la Germani è seriamente competitiva. Capace di mettere in difficoltà le due big, come già successo in regular-season. E di reggere il palcoscenico anche in Eurocup, dove la qualificazione ai playoff è ormai soltanto questione di aritmetica. Anzi. È una squadra capace di applicare gli insegnamenti tratti dall'Eurocup nel nostro campionato. E, in particolare, in una competizione senza margine d'errore come la Coppa Italia. In cui l'arbitraggio è stato - fortunatamente - molto più "europeo" del previsto.
In questo momento, il sistema difensivo di coach Alessandro Magro è tra i più brillanti d'Italia e della storia recente della nostra pallacanestro. In grado di tener testa all'organizzazione maniacale dell'Olimpia di Ettore Messina e alla splendida zona 3-2 diventata ormai un marchio di fabbrica della Virtus di Sergio Scariolo. Per chi fosse poco avvezzo alla materia, stiamo parlando di due eccellenze anche a livello di Eurolega. Brescia ha vinto il titolo con difesa, fisicità, quadratura e compattezza. Caratteristiche da squadra prettamente europea. Le stesse che, non a caso, dipingevano i tratti della Venezia degli anni d'oro di coach Walter De Raffaele, ultima squadra a sollevare la Coppa Italia prima del biennio milanese.
La cinque-giorni di Torino ci ha regalato una serie di storie nella storia emozionanti. Il rientro a pieno ritmo di John Petrucelli, uomo-barometro sul piano tecnico ma soprattutto caratteriale. La rinascita dei due pretoriani, David Moss e Christian Burns, vero plus del torneo. Le vampate di CJ Massinburg, in grado di esprimersi in maniera totale su entrambi i fronti. La solidità degli italiani, con David Cournooh e Nikola Akele protagonisti. Ma, soprattutto, l'exploit di Amedeo Della Valle. Forse mai così decisivo in una partita decisiva (passatemi il gioco di parole) come in finale. Ha battuto la Virtus tartassandola con 26 punti e 6 assist di puro istinto e creatività offensiva. Ha vinto un magnifico duello tra italiani con Marco Belinelli (24). Ha dimostrato, dopo tanti sogni spezzati, di meritarsi questo palcoscenico.
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