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Dopo Gallinari, anche Belinelli: ecco perché lo scontro NBA-nazionali non si può risolvere

Marco Barzizza

Pubblicato 05/09/2018 alle 18:25 GMT+2

Continua il botta e risposta tra il coach di Italbasket, Sacchetti, e i giocatori NBA. Dopo la querelle con Gallinari, che ha rinunciato alla nazionale in favore dei Clippers, dure le parole del campione NBA, infastidito dalle critiche del coach nei confronti di chi ha detto no alla nazionale. "Dire che c'è chi non tiene alla nazionale senza fare nomi mi ha dato fastidio".

Marco Belinelli - Italia v Germania - EuroBasket 2015

Credit Foto Eurosport

Nazionale o non Nazionale? E’ il dilemma sul quale tutti, addetti ai lavori e non, si sono interrogati questa estate dopo la continua querelle a distanza tra Meo Sacchetti, ct di Italbasket, e Danilo Gallinari, che dopo aver garantito a coach e presidente federale (Gianni Petrucci) che sarebbe stato presente a ritiro e doppio match di qualificazione mondiale, ha rinunciato. A distanza di qualche giorno dall’ultimo botta e risposta, ecco un nuovo pezzo da aggiungere alla serie, di Marco Bellinelli. Anche lui, come Gallinari, non fa parte del gruppo azzurro che sta preparando i match del 14 e 17 settembre, ma aveva anticipatamente avvertito le alte cariche azzurre sulla sua assenza estiva.
Le parole di Meo mi hanno dato molto fastidio. Dire o far capire che ci sono persone che non pensano alla Nazionale o che della Nazionale se ne fregano è una delle cose che mi ha dato fastidio. Se ci fossero dei problemi, preferirei che Meo me ne parlasse a voce, dicendo il nome delle persone a cui fa riferimento, senza parlare in generale.

Frecciate infinite

Questa la frase seccata di Belinelli, riportata oggi dalla Gazzetta dello Sport, che risponde senza giri di parole a ciò che dichiarò il ct Sacchetti lo scorso 25 agosto. “Datome e Melli, oltre che essere giocatori importanti, sono anche delle persone giuste: sanno stare nel gruppo, aiutano la squadra e non pensano solo a loro stessi”, disse Meo. Fin troppo chiaro il riferimento a chi non c’è, a chi tra i big della squadra azzurra manca: Gallinari e Belinelli appunto, non contando Alessandro Gentile in ripresa dopo l’operazione alla mano e intenzionato a partecipare al training camp con gli Houston Rockets. Un botta e risposta che non sembra voler terminare e che in Italia fa scalpore. Eppure, nel resto d’Europa, sono altrettanti i giocatori NBA che non hanno risposto presente alle chiamate delle rispettive nazionali: circa il 75%.
Chi va Chi non va
Schroeder/Germania G. Antetokounmpo/Grecia
Batum/Francia Doncic/Slovenia
Bogdan Bogdanovic/Serbia M. Gasol/Spagna
Bjelica/Serbia P. Gasol/Spagna
Bojan Bogdanovic/Croazia Mirotic/Spagna
Saric/Croazia Rubio/Spagna
Nurkic/Bosnia Juancho Hernangómez/Spagna
Osman/Turchia Willy Hernangómez/Spagna
Fournier/Francia NO
Gobert/Francia
Ntilikina/Francia
Sabonis/Lituania
Valanciunas/Lituania
Gortat/Polonia
Jokic/Serbia
Teodosic/Serbia
Marjanovic/Serbia
Vucevic/Montenegro
Markkanen/Finlandia
Casspi/Israele
Pachulia/Georgia
Belinelli/Italia
Gallinari/Italia
In questa lista si può notare come tantissimi giocatori importanti quali Antetokounmpo, Teodosic, Marjanovic, Doncic, Sabonis, Valanciunas, Gobert, i fratelli Gasol, Rubio, Mirotic, i fratelli Hernangomez, Markkanen abbiano preferito prepararsi al meglio per l’inizio del training camp Nba (dal 24 settembre) piuttosto che rispondere alla chiamata della propria Nazionale. Uno sgarbo al patriottismo? Non proprio! Se è vero infatti che ogni giocatore è libero di scegliere cosa è meglio per sé e che, da parte loro, le squadre (NBA così come nazionali) vorrebbero disporre di tutti loro uomini, va sottolineato come FIBA ed NBA siano due realtà molto diverse e l’una non dipenda dall’altra.

FIBA e NBA

NBA è una lega privata con una gestione autonoma, che ha un enorme impatto economico, finanziario e sportivo sul basket mondiale, tanto da condizionare i giocatori anche davanti all’amore verso la madrepatria. Arrivare al training camp in perfetta forma, senza rischiare infortuni, per conquistare da subito la fiducia dei coaches e ritagliarsi un posto importante in squadra, soprattutto quando si superano i 30, diventa prioritario per i giocatori e per le loro carriere. Stessa cosa accade quando i giocatori diventano free agent e pertanto vogliono farsi trovare integri da chi gli deve offrire un nuovo contratto, magari l’ultimo buono nella lega americana. Poco distante da ciò che accade con chi gioca l’Eurolega. Melli e Datome ad esempio, ora sono presenti perché liberi” da particolari impegni con il Fenerbahce, ma durante l’inverno difficilmente accoglierebbero la chiamata della Nazionale, come già accaduto e confermato dallo stesso capitano azzurro recentemente. Quindi non è colpa” dell’uno o dell’altro, perché è chiaro che ogni attore in causa lotti per il proprio diritto, ma è palese come il calendario organizzato da FIBA metta i giocatori di fronte a scelte imporatanti e condizionanti, che rischiano come nei casi di Gallinari – e ora Belinelli – di creare evitabili discussioni a mezzo stampa tra giocatori, allenatori, dirigenti e compagnia. Più volte è stato detto – dai giocatori stessi - dell’assurdità di queste finestre invernali, che aprono si le porte delle nazionali a giocatori più giovani e nuovi”, ma di fatto abbassano il livello escludendo in molti casi i migliori, gli NBA. Per il prossimo Mondiale funzionerà così e, volente o nolente, nazionali, allenatori e giocatori dovranno in qualche modo adeguarsi. Fino a Cina 2019, sperando che l’Italia si qualifichi, ne sentiremo tanto parlare.
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