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Lo Zalgiris manda l’Olimpia all’Inferno: dov’è finito lo spirito guerriero?

Daniele Fantini

Pubblicato 10/11/2017 alle 16:44 GMT+1

Enorme passo indietro nel processo di costruzione di squadra e mentalità: dopo la sconfitta di Tel Aviv, l’Olimpia non ritrova lo spirito guerriero e competitivo visto nelle prime quattro partite di Eurolega, mostrando una mollezza non accettabile in coppa e al Forum. Curtis Jerrells è pronto a dare una mano, ma in questo momento, da solo, non può bastare.

Jordan Theodore, Olimpia Milano-Zalgiris Kaunas, Euroleague 2017-18

Credit Foto Imago

Il verdetto: una Milano così arrendevole non è accettabile

Non possiamo permetterci questa arrendevolezza e un secondo quarto così.
Il commento a caldo di Simone Pianigiani riassume in maniera laconica, ma precisa, la sensazione di scoramento generale della squadra - e del Forum - di fronte al parziale di 4-31 sofferto a cavallo dei primi due periodi che ha indirizzato la partita verso il -32 finale, leggibile anche, al contrario, come la miglior vittoria esterna dello Zalgiris nell’epoca dell’Eurolega moderna. L’atteggiamento passivo mostrato nelle recenti sconfitte a Sassari e Tel Aviv è riemerso in maniera dirompente e preoccupante anche ad Assago, dove l’Olimpia aveva giocato finora le sue migliori partite in coppa, con la sconfitta in overtime col Fenerbahçe e la bella vittoria sul Barcellona: la squadra è apparsa inconsistente nella metacampo difensiva, con difficoltà oggettive sui pick’n’roll, nel contenimento degli esterni, nelle rotazioni e nelle situazioni di post-up, dove lo Zalgiris ha sfruttato la fisicità dei propri giocatori per prendere vantaggi vicino al verniciato e costruire ottimi triangoli con la collaborazione del lato debole, leggendo alla perfezione mismatch e disattenzioni.
In attacco, l’Olimpia è parsa invece slegata e senza idee, con lunghi momenti di improvvisazioni in 1vs1 degli esterni e di palla ferma nelle mani di Theodore ad aspettare le uscite dai blocchi di Goudelock che non arrivavano, perfettamente contenute da una difesa dello Zalgiris puntuale e precisa, anche nei cambi. Un Kalnietis che ha perso presto il filo del discorso e la scelta di non inserire Cinciarini nei 12, poi, non hanno aiutato a risistemare le cose portando quell’ordine che serviva dalla panchina.
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Arturas Gudaitis, Anatanas Kavaliauskas, Awudu Abass, Olimpia Milano-Zalgiris Kaunas, Euroleague 2017-18

Credit Foto Imago

La statistica: 65% da tre per lo Zalgiris

Lo Zalgiris ha chiuso tirando con il 54.3% da due (contro il 43.9% di Milano) e, soprattutto, con il 65% dall’arco (13/20), contro il 22.6% dell’Olimpia (7/21). Come sottolineato anche da Pianigiani, lo Zalgiris ha avuto sempre il killer-instinct necessario per segnare i tiri aperti, ma la qualità e la costruzione di quelle stesse conclusioni è stata spesso molto migliore rispetto a quella dell’Olimpia. Kevin Pangos (4/6) ha punito a ripetizione le situazioni in cui gli esterni sono passati dietro ai blocchi in punta, mentre Arturas Milaknis (3/3) è stato protagonista, come spesso accade, di un clinic di tiro in uscita dai blocchi sul lato opposto, con troppo spazio concesso a un cecchino della sua fama.
Per il resto, lo Zalgiris ha costruito molto, come detto, in situazioni di post-up o penetrazione e ribaltamento sul lato debole, con una circolazione e un movimento di palla nettamente superiore a quello di Milano, dando una grande lezione di vera pallacanestro lituana, probabilmente ancora la migliore del Vecchio Continente.
La shooting chart di Olimpia Milano-Zalgiris Kaunas

L’idea: basta Curtis Jerrells a sistemare le cose?

Non dev’essere stato facile per Curtis Jerrells, appena sbarcato tra gli applausi del Forum (che ancora ricorda con enorme gioia quel tiro che ha salvato Milano in gara-6 a Siena nell’anno dello scudetto di Banchi), vedere i nuovi compagni sprofondare così malamente sul parquet amico. Nonostante le necessità maggiori siano probabilmente nello spot di ala forte, dove Cory Jefferson, lanciato in quintetto, non ha ancora spiegato come possa essere finito nell’orbita dei San Antonio Spurs (scelto al draft nel 2014 e poi inserito nella squadra affiliata di G-League, Austin, l’anno scorso), Jerrells è stato voluto fortemente da Pianigiani, che lo ha già allenato nella passata stagione in Israele: è un giocatore che conosce l’ambiente e le pressioni di Milano, sa come vincere (già fatto in maglia Partizan, Olimpia e Hapoel) e può certamente da dare un grosso aiuto sul perimetro, lì dove Milano sta mostrando difficoltà impreviste a inizio stagione. Jerrells è certamente un difensore migliore di Theodore e Goudelock, sia sulla palla che non, fisicamente più potente e un attaccante con esperienza e QI cestistico più elevato, ma non quel playmaker puro che forse servirebbe maggiormente in questo momento all’Olimpia.
Il suo inserimento nei 12 di Eurolega farà saltare, però, un altro italiano (Cinciarini o Abass), assottigliando ancor di più lo scarso contingente di casa a disposizione di Pianigiani. Ma mentre Pascolo e Abass hanno visto il campo a risultato ormai praticamente acquisito, lo Zalgiris ha schierato 6 lituani: forse, anche questo, alla lunga conta.
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