Gigi Datome all'Olimpia Milano: 4 domande su un colpo che fa già sognare i tifosi
Pubblicato 30/06/2020 alle 16:53 GMT+2
Gigi Datome sbarca a Milano dopo cinque anni ad altissimo livello con coach Zeljko Obradovic al Fenerbahçe Istanbul. L'Olimpia inserisce un giocatore alla sua piena maturità cestistica, con grande intelligenza, un bagaglio di esperienza enorme ma, soprattutto, un uomo-immagine, un volto italiano conosciuto, stimato e di fortissimo impatto emotivo sui tifosi.
È ancora un giocatore che può fare la differenza?
Bisogna essere onesti. La carta d'identità (33 anni a novembre) e i problemi cronici alle ginocchia non si possono ritoccare. Ma nonostante abbia subito una normale flessione fisiologica negli ultimi mesi dovuta anche al sovraccarico di lavoro (non si è mai fermato per poter giocare anche i Mondiali in azzurro la scorsa estate), Datome resta un signor giocatore, arrivato alla sua piena maturità cestistica e personale. Nell'Eurolega di oggi, dove lo spazio per i giovani è risicato se non addirittura nullo in certi contesti, il valore di un veterano come Datome è indiscutibile.
Ha fatto bene al Fenerbahçe?
Altroché. Anzi, benissimo! Nei cinque anni trascorsi a Istanbul, Datome ha vinto tre campionati (MVP delle finali nel 2016), tre coppe nazionali (MVP nel 2019 e 2020), due Supercoppe (MVP nel 2017) e, soprattutto, l'Eurolega del 2017, primo trionfo nella storia per una squadra turca. Giunta dopo un biennio trascorso con meno spazio del previsto in NBA tra Detroit e Boston, l'esperienza al Fenerbahçe con un coach di livello assoluto come Zeljko Obradovic ha permesso a Datome di ricalibrare la propria carriera indirizzandola verso un percorso di grandissima qualità all'interno di una delle società e delle squadre meglio organizzate dell'ultimo lustro in Eurolega. È stato proprio coach Obradovic, l'allenatore più vincente a livello Europeo con 9 trionfi in Eurolega, a volerlo fortemente con sé, trasformandolo in un giocatore-chiave della propria rotazione: i due hanno stretto un rapporto talmente forte da convincere Datome a lasciare il Fenerbahçe soltanto una volta avuta la certezza del definitivo addio del suo coach.
Che cosa può dare a Milano?
Tutte quelle caratteristiche che, come detto prima, gli hanno permesso di ritagliarsi un ruolo importante anche all'interno di una delle squadre più forti d'Europa e con un allenatore tra i più esigenti e perfezionisti al mondo. Datome è un giocatore con caratteristiche ibride e ben adattabili alla pallacanestro moderna: ha la tecnica di un esterno calata in un fisico che gli può permettere di giocare anche da ala forte in certi contesti di assetto leggero, ed è stata proprio questa sua versatilità a farne uno dei pretoriani preferiti da Obradovic. L'intelligenza cestistica, altissima, non è mai stata argomento di discussione, e gli anni trascorsi in un sistema che curava ogni dettaglio in maniera maniacale come quello del Fenerbahçe l'hanno affinata ancora di più.
Datome aggiunge pericolosità nel tiro dall'arco a un attacco, quello di Milano, che è stato tra i migliori in questo fondamentale nella scorsa stagione e che sembra volerlo sfruttare ancora di più nella prossima, come dimostrato anche dagli innesti di ottimi tiratori come Kevin Punter, Malcolm Delaney, Shavon Shields e Davide Moretti. Ultime nell'ordine, ma non per importanza, le qualità caratteriali e umane del giocatore: Datome è professionista impeccabile, un lottatore, un uomo-squadra, un generoso, porta con sé un bagaglio di esperienza enorme ad alto livello tra nazionale, NBA ed Eurolega e, soprattutto, è un volto della nostra pallacanestro conosciuto da tutti gli appassionati, un nome e un uomo capace di emozionare i tifosi, un italiano chiamato a conquistare la piazza più difficile del proprio Paese. Ma, più grande la sfida, più grosso il ritorno. E Datome non si è mai tirato indietro.
È uno spostamento utile anche in chiave azzurra?
Le qualità che abbiamo appena citato, tecniche, umane, caratteriali e di esperienza, permetteranno a Datome di essere sempre un giocatore insostituibile per la nostra nazionale, almeno fino a quando deciderà di continuare a indossare la maglia azzurra. Certo, poter riabbracciare in Italia uno dei nostri giocatori più forti al mondo in un periodo in cui l'elite azzurra tende a disperdersi all'estero servirà da ulteriore stimolo per legare i tifosi alla nazionale e al basket nostrano, sempre alla ricerca di volti, giocatori e uomini in cui i fan possano tornare a identificarsi come negli anni d'oro del movimento.
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