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Milano in lotta playoff, poker in Eurocup, super Efes: cosa ci ha lasciato questa stagione di coppe

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DaEurosport

Pubblicato 26/05/2020 alle 13:08 GMT+2

L'emergenza coronavirus ha fermato anzitempo la stagione delle coppe europee, ma sia in Eurolega che in Eurocup abbiamo assistito a incredibili battaglie e ottimi percorsi delle nostre squadre italiane: ecco un recap del meglio cui abbiamo assistito e dello spettacolo che, purtroppo, non siamo riusciti a gustarci fino in fondo.

Shane Larkin, Sergio Rodriguez, Milos Teodosic

Credit Foto Getty Images

A cura di Marco Arcari, Daniele Fantini e Davide Fumagalli. La speranza, come sempre, è stata l'ultima a morire. Ma, alla fine, si è dovuta arrendere ai fatti. L'emergenza coronavirus ha portato il board di ECA a sospendere, in accordo con i giocatori e le società con licenza pluriennale, le stagioni di Eurolega ed Eurocup, interrotte rispettivamente a 6 giornate dal termine della regular-season e al primo turno dei playoff. Ma sono stati mesi intensi, splendidi, capaci di lasciare, comunque, ricordi indelebili nella memoria degli appassionati.

Milano promette crescita: coach Messina ha posto le basi

12-16. Era questo il record dell’Olimpia Milano in Eurolega al momento dello stop causa COVID-19. Lo stesso di ben altre quattro squadre e a un successo dalla zona playoff. Il cammino non era stato semplice, complici due filotti da cinque ko consecutivi, ma per i tifosi la gestione di coach Ettore Messina era valsa, da sola, il prezzo di un nuovo corso tecnico. Al netto di qualche scelta di mercato non proprio felice e di una “maledizione” che colpisce qualsiasi allenatore chiamato a guidare l’Armani, mai come quest’anno si potrebbe dire che Milano abbia posto le basi – soprattutto societarie – per tornare a competere ai massimi livelli europei. La pausa forzata è anche, e soprattutto, l’occasione per ammirare il vero sistema messiniano. Servono solamente tempo e pazienza.

La miglior annata di sempre in Eurocup per le italiane

Quattro squadre ai nastri di partenza. Altrettante protagoniste, nel bene o nel male. Ma soprattutto quattro in Top16 - al netto del record di 0-6 di Trento, in un girone comunque tostissimo - e due qualificate ai quarti di finale: Virtus Bologna e Reyer Venezia. Queste ultime avrebbero anche potuto giocarsi il trofeo e, indubbiamente, meriterebbero il miglior palcoscenico europeo, ossia quello dell'Eurolega. Numeri alla mano e nonostante la pausa per la pandemia, i club italiani hanno dimostrato di potersela giocare con chiunque in una competizione che, prima della qualità del gioco, premia quella delle strutture societarie. Questo è il più grande lascito di una stagione che ci lascia un po' di rimpianti. L'auspicio è però quello di un 2020-21 ancor più a tinte tricolori.
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Milos Teodosic MVP della prima fase di Eurocup: il serbo guida la Virtus Bologna al miglior record

L'Anadolu Efes in versione "carro armato"

Una formazione "testa e spalle" sopra tutte le altre. Questa è stata l'Anadolu Efes Istanbul nella regular season di Eurolega, la macchina perfetta di coach Ergin Ataman capace di triturare qualsiasi avversario e restare in vetta alla classifica dall'inizio allo stop, pur dovendo fare i conti con le assenze, a turno, dei vari Larkin, Micic, Moerman e Dunston. Dopo la sconfitta nella finale del 2019 col CSKA, l'Efes ha ripreso la sua marcia quest'anno piazzando 24 vittorie in 28 partite: dopo il ko all'esordio in casa col Barcellona, i turchi hanno piazzato anche due strisce da 8 e 11 vittorie di fila, rotte soltanto dalle sconfitte a OAKA, in casa col CSKA e a Tel Aviv, senza dimenticare il successo a Madrid col Real che mancava da 15 anni. Non sapremo mai se avrebbero tenuto questo ritmo fino alla fine ma la loro resta una delle più incredibili regular season degli ultimi anni.

Un'Eurolega di stelle: il modello NBA attira i campioni

Alex Abrines, Lorenzo Brown, Omri Casspi, Malcolm Delaney, Tyler Dorsey, Jimmer Fredette, Aaron Jackson, Jonas Jerebko, Wesley Johnson, Kosta Koufos, Jordan Loyd, Nikola Mirotic, Greg Monroe, Timo Mozgov, Maurice Ndour, James Nunnally, Brandon Paul, Georgios Papagiannis, Luis Scola, Nik Stauskas, Amare Stoudemire. In rigoroso ordine alfabetico, alcuni dei grandi acquisti e grandi ritorni che hanno impreziosito la stagione di Eurolega, rendendola una delle più ricche di talento nell'era moderna. Il format con la lunga regular-season, gli investimenti e il blasone delle squadre più forti, la risposta del pubblico e il livello tecnico-fisico sempre più alto delle partite sta portando la Lega a ricalcare il modello vincente NBA, con annessa capacità di strappare giocatori di grande qualità anche dal mercato d'Oltreoceano: oggi, giocare questo tipo di Eurolega, è estremamente stimolante anche per giocatori di livello NBA.
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Greg Monroe, dall'NBA al Bayern Monaco: "Livello altissimo in Eurolega! Kobe Bryant? Una vera icona"

Una stagione all'insegna dell'equilibrio: che volata-playoff sarebbe stata!

6 gare di regular-season e tre posti playoff ancora da assegnare. L'Eurolega si è cristallizzata così, con una delle corse alla post-season più ricche, combattute, aperte e incerte dell'era moderna, frutto di una stagione in cui l'equilibrio ha regnato sovrano. In un campionato in cui, eccezion fatta per le prime tre della classe, ogni squadra aveva le caratteristiche per vincere e perdere contro chiunque, ci siamo lasciati con TUTTE le squadre virtualmente ancora in grado di raggiungere i playoff, e una battaglia serratissima tra la 6a (Panathinaikos 14-14) e la 14a piazza (Stella Rossa 11-17), un segmento di classifica che racchiudeva altre 7 squadre in sole due vittorie (Olimpia Milano compresa). Un vero peccato non aver potuto assistere a questa volata indemoniata.
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Highlights: Valencia Basket-AX Armani Exchange Milano 81-83 OT

L'ultimo ballo del Fenerbahçe di Obradovic?

Una stagione insolita e sorprendente nel senso negativo per il Fenerbahçe che, dopo cinque Final Four consecutive e il trionfo del 2017, quest'anno sembrava lontana parente della corazzata degli anni scorsi. Gli arrivi estivi di De Colo e Derrick Williams, e quelli in corsa di Thomas e Nunnally, non sono mai riusciti a produrre una squadra ad immagine e somiglianza di Zelimir Obradovic, spesso furente in panchina e più di una volta deciso a dimettersi. I gialloblu turchi sono apparsi irriconoscibili, con poca identità, soprattutto in difesa, e questo si è concretizzato in un record sotto il par: 5-11 a fine 2019, poi 13-15 al momento dello stop, in zona playoff ma tutt'altro che certi di parteciparvi. Un'annata così, unita alle vociferate difficoltà economiche e al contratto in scadenza del santone serbo, fanno presagire la fine di questo ciclo del Fenerbahçe.
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