Basket, Eurolega: Da MVP mancato a sesto uomo: il nuovo Shane Larkin nella rinascita dell'Efes

Daniele Fantini

Aggiornato 05/02/2021 alle 11:13 GMT+1

L'Anadolu Efes Istanbul è rientrato con forza nella lotta-playoff battendo il Barcellona e festeggiando la quinta vittoria nelle ultime 6 gare. Shane Larkin è tornato ad ammassare numeri simili a quelli della scorsa stagione, quando fu il grande MVP mancato, ma, dopo un inizio di campionato difficile, sembra ora rinato in un ruolo da sesto uomo extra-lusso. E, con lui, anche il suo Efes.

Shane Larkin, Anadolu Efes Istanbul, Euroleague 2020-21, focus

Credit Foto Getty Images

Una premessa, chiara, è d'obbligo. Una stagione come quella scorsa, macinata da MVP con netto distacco su tutta la concorrenza, era irripetibile. Ne erano consapevoli tutti, a partire da lui stesso, con quella scelta di restare fermo per tante settimane per una doppia operazione alle ginocchia. Ci eravamo talmente abituati a vedere Shane Larkin segnare in qualsiasi modo e da qualsiasi posizione, dominando la partita come pochissime star hanno saputo fare nella storia recente del basket europeo, che, quando oggi va corto sul primo ferro con una delle sue classiche triple scagliate quasi in corsa, dal palleggio, ci viene automatico scuotere la testa. No, non è più lui. E, senza di lui, il ciclo dell'Efes è già destinato a spegnersi, dopo la finale persa nel 2019 e quella dolorosamente negata dalla pandemia nella scorsa stagione. Perché sfidiamo chiunque a sostenere che quell'Efes non ci sarebbe arrivato. Ma alt, un momento.

Ritorno al passato

La vittoria al Palau Blaugrana di giovedì sera vale la quinta nelle ultime 6 gare con annessa risalita al settimo posto in classifica (13-10) e, se volete, anche lo sweep stagionale ai danni del Barcellona capolista, già battuto a fine dicembre in Turchia. Non male. E in queste partite, com'è andato Shane Larkin? 18 punti di media, 55% da due, 49% da tre con 21 bombe segnate, 4 assist e 21 di valutazione. Ah. Non sono numeri poi così distanti da quelli della passata stagione. Anzi, sono identici nelle percentuali, con una media ribassata di 4 punti. E qui è forse necessario aprire una seconda considerazione.
L'Efes dello scorso anno era una macchina offensiva strabiliante, uno dei sistemi più funzionali, efficaci e belli anche sul mero piano estetico mai visti nella storia dell'Eurolega moderna. Eppure, quella squadra era estremamente dipendente dalla propria stella. In un anno di Grazia, certo, ma pur sempre uno dei giocatori più ball-dominant del palcoscenico europeo assieme a Mike James e Scottie Wilbekin. Quest'anno l'Efes ha risentito del reintegro di Larkin in corsa (ha saltato 6 delle prime 8 gare) e della sua fisiologica necessità di tempo per ritrovare non soltanto il feeling con il campo, ma lo stesso mood incontenibile della passata stagione. Mica facile. Il sistema aveva bisogno di essere aggiustato e, lentamente, sta procedendo proprio in questa direzione.

Larkin rinato come sesto uomo. E, con lui, anche il suo Efes

Nelle ultime due partite, Larkin è uscito dalla panchina, in un ruolo nuovo, differente, ma già sperimentato nel corso della stagione. Esito? 23 punti contro la Stella Rossa (season-high) e 19 a Barcellona, in due vittorie nette, perché quel +2 finale del Palau Blaugrana non racconta nulla di una partita che l'Efes ha sempre tenuto in mano toccando anche il +13 a 4 minuti dalla sirena. Passare da giocatore più dominante della Lega a spacca-partite della second-unit è un bel salto, soprattutto a livello di ego, ma i risultati sono abbastanza chiari: l'Efes sarà anche 13-10, ma è 6-1 quando Larkin non parte titolare. Se moltiplicate per quattro fa 24-4, ossia lo stesso preciso record con cui stava dominando in vetta alla classifica fino allo scorso marzo e allo stop per la pandemia. Curioso.
In queste ultime due gare, l'Efes è tornato a giocare quella stessa pallacanestro bella, efficace e vincente della scorsa stagione, una risposta forte e collettiva dopo il brutto ko nella trasferta di San Pietroburgo, per atteggiamento uno dei peggiori della stagione. Lo ha fatto in attacco, fase di gioco che ha sempre dato i frutti migliori, ma soprattutto in difesa, costringendo il Barcellona a 18 palle perse con il 43% da due e un secondo tempo molto spinoso. Ha giocato bene con Larkin e senza Larkin, cercando di trovare una nuova collocazione per la sua star, non più nel ruolo, pur sempre molto redditizio, di accentratrore di gioco e fagocitatore di palloni, ma in una versione più armonica al flusso e all'insieme della squadra. In una corsa-playoff ancora durissima, lunga e incerta, un euro sul nuovo Efes e il nuovo Larkin è giusto rischiarlo.
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