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Basket, Eurolega: l'Odissea di Mike James: lo strano MVP che nessuno vuole

Daniele Fantini

Aggiornato 08/01/2021 alle 12:00 GMT+1

Nel sondaggio di metà stagione tra i gm di Eurolega, Mike James domina la corsa al premio di MVP mentre il suo CSKA Mosca si gode il primato grazie a una serie di 12 vittorie consecutive. Eppure, non compare né tra i migliori leader, né tra i giocatori che si vorrebbero per la propria squadra. Nella lunga battaglia con se stesso, James resta sempre il giocatore più controverso d'Europa.

Mike James, CSKA Mosca, Olimpia Milano, Panathinaikos Atene, focus

Credit Foto Getty Images

Se vivessimo a cavallo tra gli anni '90 e 2000, quando ogni giocatore rispettabile poteva fregiarsi di un soprannome che lo portava ad aprirsi ancor di più al grande pubblico, Mike James sarebbe stato "The Natural", "Il Talento". Lo stesso nickname che ha, inchiostrato, a caratteri cubitali sull'avambraccio e con cui impazza sui social media, in maniera spesso molto controversa. Perché se cercate il giocatore più imperscrutabile, incomprensibile e indecifrabile del panorama europeo, beh, il vostro uomo non può essere altri che Mike James.

Mike James, lo strano MVP che nessuno vuole

Al giro di boa della stagione, il suo CSKA Mosca comandava l'Europa cavalcando una striscia di 12 successi consecutivi, spezzata, dopo oltre due mesi di invincibilità, soltanto giovedì sera nella trasferta di Vitoria, con quel suo tiro per forzare l'overtime spentosi sul ferro a fil di sirena. E Mike James impazzava nell'ormai classico sondaggio anonimo di metà stagione tra i gm di Eurolega.
Se il CSKA spicca nelle categorie dell'avversario più ostico (22.2% delle preferenze) e delle squadre pronosticate alle Final Four (un quasi-plebiscito con il 94.4% dei voti, ossia 17 su 18), i riconoscimenti per James sono ancora più sorprendenti. The Natural si aggiudica i sondaggi nelle categorie di MVP (61.1% dei voti in una categoria molto ristretta, considerando il fatto che il restante 38.9% è mangiato interamente da Nikola Mirotic), clutch player più efficace (il 72.2% dei gm affiderebbe alle sue mani il tiro decisivo per vincere una partita), giocatore più spettacolare (38.9%) e si piazza al secondo posto, alle spalle di Kyle Kuric, tra i migliori tiratori puri, non propriamente il punto di forza principale di un giocatore capace di impressionare per molti altri aspetti del gioco.
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Mike James, MVP di Eurolega 2020-21 nel sondaggio di metà stagione tra i gm

Credit Foto From Official Website

Eppure, nonostante l'approvazione unanime per un talento sconfinato, James non compare né nella classifica dei leader più carismatici (vinta da Scottie Wilbekin, star del Maccabi Tel Aviv), né in quella dei giocatori che si vorrebbero per la propria squadra, guidata da Nikola Mirotic (Barcellona), Shane Larkin (Anadolu Efes Istanbul) e Walter Tavares (Real Madrid, in testa anche nel sondaggio per miglior difensore). Tradotto: non è un leader riconosciuto, non migliora la squadra, non fa bene ai compagni e al gruppo. Ri-tradotto: Mike James fortissimo, sì, ma che resti pure a casa sua. Stupiti? Considerando le premesse fatte, dovreste esserlo il giusto.

Inquadrato nel CSKA di Itoudis... a modo suo

Al suo settimo anno di eterna lotta con se stesso prima che con gli avversari in campo, James sta vivendo, numeri alla mano, una delle sue migliori stagioni in Europa: 20.5 punti, 40% da tre e 6.1 assist, cifre inferiori soltanto alla sua prima annata al CSKA Mosca, dove ha trovato (forse) per la prima volta in carriera un coach capace di gestirlo quantomeno al minimo sindacale in Dimitris Itoudis. I precedenti, d'altronde, non sponsorizzavano la sua causa. Troppo giovane, inesperto ed esuberante nel suo primo biennio a Vitoria, troppo ingombrante e ingestibile nella dicotomia creatasi con Nick Calathes al Panathinaikos di coach Xavi Pascual, ancor più fagocitante nella sua unica annata nella Milano di Simone Pianigiani, dove, dopo un inizio promettente, è finito col divorarsi spogliatoio, compagni e sistema.
Eppure, nonostante il lavoro paziente e mirato di Itoudis, allenatore quadrato per eccellenza e focalizzato nel tentativo di incanalare quel talento all'interno di un sistema di gioco con tutti i crismi del caso (ah, per la cronaca, Itoudis è secondo nel sondaggio per il miglior coach alle spalle di Sarunas Jasikevicius, già galoppante al suo primo anno sulla panchina di una vera big), e i miglioramenti del giocatore a livello di letture, timing e approccio mentale-caratteriale alla partita, James resta sempre tendente a giocare un basket "a modo suo" e "per conto suo". Con tutta la spettacolarità del caso, s'intende. Anche se affiancato a un giocatore come Daniel Hackett che, con la sua pura concretezza, prova a smussarne i contorni più spigolosi del gioco, della personalità e del carattere.
Per intenderci, non è mai stato, e probabilmente non sarà mai, il Mirotic o il Calathes nel Barcellona, leader tecnici e caratteriali di un sistema e di un gioco collettivo ben chiari. Certo, parliamo di giocatori con un QI cestistico molto più raffinato, ma, anche volendo restare nella categoria delle grandi point-guard realizzatrici, non è direttamente paragonabile a uno Shane Larkin o a uno Scottie Wilbekin (specialmente nelle loro migliori versioni della scorsa stagione), dirompenti sì, ma sempre fulcro di un sistema di gioco capace di coinvolgere l'intera squadra. James resta probabilmente l'unico rappresentante di un insieme tutto suo, quello degli MVP che nessuno, però, vorrebbe nella propria squadra. Un insieme controverso e contraddittorio per eccellenza. Proprio come lui.
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