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Basket, Eurolega: La sfida dei big-man: come Baskonia ha messo in scacco Milano

Daniele Fantini

Aggiornato 24/12/2020 alle 17:25 GMT+1

La sconfitta contro il Baskonia ha realmente esposto per la prima volta in stagione le lacune in chili e centimetri della front-line dell'Olimpia Milano. L'assetto leggero e versatile, protagonista di tante vittorie finora, non è riuscito ad adattarsi e respingere un avversario che ha saputo estrarre il meglio dalla propria pallacanestro, sorretto anche da una coppia di centri classici in vernice.

Kyle Hines, #42 of AX Armani Exchange Milan inaction during the 2020/2021 Turkish Airlines EuroLeague match between AX Armani Exchange Milan and TD Systems Baskonia Vitoria-Gasteiz at Mediolanum Forum on December 23, 2020 in Milan

Credit Foto Getty Images

A dispetto del record (decimo posto, 7-8), Baskonia è una squadra che ti può battere in tanti modi. È vero, non ha rotazioni ampie come un top-team di alta Eurolega, specialmente in una serata in cui Achille Polonara, collante oscuro per eccellenza, è costretto a dare forfait, ma quello zoccolo duro di pretoriani amalgamato in maniera ottimale da un Grande Maestro del basket europeo come Dusko Ivanovic possiede una quantità di frecce interessante per il proprio arco. Baskonia non è una squadra molto decantata, forse per l'assenza di una vera e propria star dopo l'addio estivo di Toko Shengelia, ma è la terza miglior difesa della Lega, con 75.3 punti subiti in media a partita, superiore soltanto a quelle di Barcellona e Zenit San Pietroburgo, ossia il top in questo momento storico. Non è una squadra che eccelle in attacco, ma è sicuramente una squadra che ti fa giocare male, e che costruisce le sue vittorie proprio su questo aspetto del gioco. E, contro Milano, si è notato in maniera piuttosto chiara.
Per oltre 35 minuti di gara, l'Olimpia è stata tenuta a 63 punti segnati, una miseria per uno degli attacchi più efficienti e prolifici del torneo, prima di quell'exploit improvviso di 16-2 con cui ha sognato di artigliare una rimonta insperata nel momento in cui i tatticismi della difesa 3-2 le hanno finalmente permesso di raccogliere qualche canestro semplice in situazioni di transizione offensiva. Ma, per la maggior parte della serata, Milano ha sofferto una di quelle rare occasioni in cui la coordinazione e l'amalgama dei meccanismi difensivi non sono state al loro solito livello. Sempre mezzo passo in ritardo, sempre costretta a inseguire, un po' sballottata sul perimetro, dove Pierria Henry, Luca Vildoza e Zoran Dragic hanno orchestrato la situazione con grande personalità, ma soprattutto in difficoltà nel verniciato, lì dove, forse per la prima volta nella stagione, sono emerse le lacune di peso e centimetri della coppia Kyle Hines-Zach LeDay.
Il basket, anche quello moderno, si può giocare in diversi modi. Quest'anno l'Olimpia ha scelto un assetto particolare, leggero e dinamico, per dare alla propria difesa un chiaro vantaggio in termini di versatilità, mobilità, rapidità e atletismo anche e soprattutto per fronteggiare al meglio i cambi difensivi sui pick'n'roll, la situazione offensiva più giocata nella pallacanestro contemporanea. Fino ad oggi è stata una scelta che ha pagato grossi dividendi (e con grande probabilità continuerà a farlo fino al termine della stagione), ma, come ogni situazione tattica, presenta anche un lato più oscuro, e con esso la possibilità che l'avversario riesca a esporlo continuando a giocare in maniera naturale la sua pallacanestro.
Anche senza Toko Shengelia, addio dolorosissimo per i tifosi ma ben assorbito da un mercato intelligente, la front-line di Baskonia resta una delle più versatili e meglio strutturate a livello europeo. Certo, a Milano ha dovuto fronteggiare l'assenza di Polonara, ma ha saputo alternare al meglio i propri interpreti, togliendo ogni punto di riferimento alla difesa avversaria. L'impatto dalla panchina di Moustapha Fall e dei suoi 221 centimetri è stato determinante per prendere in mano il timone della partita in due momenti fondamentali: a cavallo dei due periodi centrali, quando Vitoria ha dato la concreta impressione di poter gestire la gara al suo ritmo, e a inizio ripresa, quando, balzando presto in doppia cifra di margine, ha costruito quel cuscinetto utile per assorbire i tentativi di rimonta biancorossi. Anche di fronte a Kyle Hines, miglior interprete del ruolo di centro difensivo in Europa, quei 221 centimetri uniti a braccia chilometriche si sentono, eccome. E si sentono altrettanto nella metacampo opposta, nei confronti di qualsiasi attaccante abbia la vaga intenzione di avvicinarsi al ferro (Milano ha chiuso con 18/41 da due, pari a un modesto 43.9%).
Preso il controllo tattico ed emotivo della partita con Fall, il Baskonia è poi stato eccellente nell'alternare le proprie armi, affilando le lame di Alec Peters, infallibile dall'arco, ma soprattutto gonfiando i muscoli di Tonye Jekiri quando, nella parte finale della partita, ha scelto di riadottare un assetto più classico mantenendo, però, un big-man con centimetri, stazza e potenza fisica in area. La situazione non è mutata né in difesa, dove Jekiri ha già dato dimostrazione di poter ancorare un sistema sulle proprie spallone nella scorsa stagione all'Asvel, né in attacco, dove il centro nigeriano ha potuto continuare a torchiare il verniciato (12 punti e altrettanti rimbalzi) sfruttando i varchi aperti su una prima linea che ha faticato a tenere il ritmo degli avversari.

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