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Basket, Eurolega: Mente e difesa, le ragioni del crollo dell'Olimpia Milano ad Atene

Daniele Fantini

Pubblicato 02/04/2021 alle 12:08 GMT+2

BASKET, EUROLEGA - Dopo aver sognato un'altra grande vittoria esterna toccando 20 punti di vantaggio, Milano è crollata nella ripresa contro il Panathinaikos, quando la partita si è ribaltata dal punto di vista mentale. Cervello, difesa e fiducia offensiva sono elementi strettamente collegati tra loro: se ne manca uno, non possono funzionare.

Aaron White, #30 of Panathinaikos Opap Athens competes with Sergio Rodriguez, #13 of AX Armani Exchange Milan during the 2020/2021 Turkish Airlines EuroLeague Regular Season Round 33 match between Panathinaikos Opap Athens and AX Armani Exchange Milan at

Credit Foto Getty Images

Che Milano e Panathinaikos abbiano giocato due partite dall'andamento identico, andata e ritorno, probabilmente non è un caso. Anche se la classifica vorrebbe suggerire altrimenti, il Pana è la classica squadra con cui l'Olimpia si accoppia male, specialmente in questo periodo dell'anno di calo fisico e, soprattutto, della fluidità e della creatività offensiva. I rimedi non sono semplici da trovare, perché la fatica non si combatte certo con quattro trasferte in dieci giorni. E la luce in attacco non si riaccende in maniera magica e improvvisa pigiando semplicemente un interruttore, soprattutto quando gli infortuni (leggi Delaney e Roll) non concedono la possibilità di cercare alternative.
Quel +20 toccato nella parte finale del secondo periodo sembrava presagire una serata ghiotta, ricalcando gli stessi, ottimi spunti forniti dalla trasferta di due giorni prima a Belgrado. Un bel successo largo, comodo, con difesa del quarto posto in classifica e possibilità di giocare una partita meno nervosa contro l'arrembante Efes nell'ultima di regular-season. Invece, sarà proprio quella gara, contro il peggior avversario da affrontare in questo momento della stagione, a decretare il vantaggio, o meno, del fattore-campo nei playoff. Sempre che il Fenerbahçe non faccia l'en plein contro Barcellona e Real Madrid, escludendo l'Olimpia in maniera matematica dalla top four.
Ma dopo quel +20 la partita è girata sul piano mentale. E chi gioca lo sa bene, quanto cervello e difesa siano collegati a doppio filo tra loro. E quanto una solida difesa dia poi fiducia per giocare in attacco. Le percentuali nel tiro dall'arco (scadute dal 7/15 del primo tempo al 9/33 di fine gara) sono una diretta derivazione di questo gioco psicologico. Difendi bene, frustri l'avversario, trovi migliori occasioni per segnare. Molli un attimo, e la partita è subito a rischio di ribaltone, soprattutto contro una squadra fisica come il Pana, caratteristica sempre sofferta da Milano in questa stagione (vedi anche le ultime sconfitte con Barcellona e Baskonia).
In questi mesi abbiamo sempre parlato dell'importanza della gestione di Sergio Rodriguez nella ricerca dell'equilibrio perfetto tra quello che può aggiungere in attacco rispetto a quello che toglie, invece, nella metacampo difensiva. Ma il ko di Michael Roll ha sparigliato le carte. Il Pana ha cominciato la rimonta mettendo l'Olimpia in difficoltà sul perimetro e azionando le ormai classiche giocate in alley-oop per Georgios Papagiannis, prendendo d'infilata una difesa rimasta nel mezzo, con le extra-rotazioni dei lunghi a sguarnire l'area. Sulla metacampo opposta, sono emerse invece le difficoltà di lettura e di attacco contro il cambio difensivo sistematico. Perché l'Olimpia non ha un vero rollante pericoloso e, con questa versione scolorita di Zach LeDay, nemmeno un lungo per sfruttare i vantaggi in post-up. E, con Rodriguez sovrautilizzato, nemmeno un creatore dal palleggio con freschezza fisica e mentale per attaccare i big-man avversari dal palleggio.
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Players of AX Armani Exchange Milan react during the 2020/2021 Turkish Airlines EuroLeague Regular Season Round 33 match between Panathinaikos Opap Athens and AX Armani Exchange Milan at OAKA on April 01, 2021 in Athens, Greece

Credit Foto Getty Images

L'esito è stato chiaro. Sfiducia generale, nervosismo, costruzione di tiri a più bassa percentuale, perdita della coordinazione nelle collaborazioni difensive. Una spirale negativa che tende ad arrotolarsi sempre più su se stessa, e da cui è difficile uscire. E, quando le mani sono insicure, anche i tiri più semplici, automatici, diventano complessi. Vedi le triple decisive (apertissime e dalle loro posizioni preferite) lasciate sul ferro da Punter e Shields così come il libero della vittoria mancato dallo stesso Punter. Resettare il tutto, ancora una volta, non sarà facile. Ma alternative non ce ne sono, e l'Efes di oggi non è squadra che farà regali.
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