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Basket, Eurolega: Olimpia Milano-Barcellona, le chiavi di una partita per fare la storia

Daniele Fantini

Pubblicato 26/05/2021 alle 16:44 GMT+2

BASKET, EUROLEGA - Dopo 29 anni di attesa, Milano torna a giocare le Final Four di Eurolega sfidando il Barcellona, capolista nella regular-season e a caccia del suo terzo titolo continentale: sarà una partita tra due squadre lunghe, profonde e ricche di protagonisti con grande esperienza. Le chiavi? Qualità delle difese, percentuali dall'arco e capacità di Milano di reggere sotto i tabelloni.

Kevin Punter, Cory Higgins, FC Barcellona-AX Armani Exchange Milano, Eurolega 2020-21

Credit Foto Getty Images

Venerdì 28 maggio, ore 21.00, Lanxess Arena di Colonia. Dopo aver eliminato il Bayern Monaco in cinque gare nei playoff, l'AX Armani Exchange Milano si presenta all'appuntamento con la storia sfidando il Barcellona, Regina della regular-season, nella prima giornata delle Final Four di Eurolega. Sarà una partita dall'atmosfera vibrante e dal fascino impareggiabile, tutta da vivere in LIVE-Streaming su Eurosport Player e Discovery Plus.

Il coronamento di due lunghe attese

Milano-Barcellona è una sfida che incarna la fine di un'attesa spasmodica per entrambi i club. L'Olimpia ha prima spezzato un'astinenza dai playoff durata 7 anni e ha poi centrato un grande obiettivo mancante da addirittura 29 stagioni, da quando, nel 1992, l'allora Philips si piazzò al terzo posto dopo essersi arresa al Partizan Belgrado, poi campione. Nessun'altra squadra europea ha raggiunto le Final Four dopo una pausa così lunga (il precedente primato era tenuto dallo Zalgiris Kaunas, con 19 anni). Un discorso differente per contesto ma simile per significato si può fare anche per il Barcellona, i cui sette anni di assenza da una Final Four (l'ultima disputata risale al 2014) rappresentano l'attesa più lunga di sempre per una squadra abituata a vivere tra l'elite d'Europa nel recente passato.

I successi (e le delusioni) del passato

Il rapporto del Barcellona con le Final Four è molto controverso. I blaugrana sono il secondo club con il maggior numero di partecipazioni al ballo delle migliori quattro d'Europa con 15 (il CSKA è primo a quota 19), ma i risultati ottenuti sono i peggiori del continente: soltanto due trofei messi in bacheca (2003 e 2010), quattro finali perse (cinque con quella in epoca pre-Final Four del 1984) e un modesto record di 6-8 in semifinale, con una serie aperta di tre sconfitte consecutive e cinque nelle ultime 6. Così, mentre il Barça va a caccia del suo terzo titolo continentale, l'Olimpia cerca la sua quarta affermazione nella storia a 33 anni di distanza dall'ultima, quando l'allora Tracer di Mike D'Antoni, Bob McAdoo e Dino Meneghin, allenata da coach Franco Casalini, superò il Maccabi Tel Aviv in finale.
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La Tracer Milano campione d'Europa nel 1988

Credit Foto From Official Website

Esperienza e "l'arte del saper vincere"

Nonostante le grandi attese di cui abbiamo parlato, Milano e Barcellona sono, in realtà, squadre con roster molto esperti e con protagonisti che hanno già vissuto le emozioni del più grande palcoscenico d'Europa in diverse occasioni. Il Barça ha otto giocatori con partecipazione alle Final Four (Alex Abrines, Nick Calathes, Victor Claver, Brandon Davies, Pau Gasol, Adam Hanga, Cory Higgins, Nikola Mirotic) e due ex-campioni, Nick Calathes (nel 2011, in un ruolo però di back-up al Panathinaikos Atene) e Cory Higgins (in carica con il CSKA Mosca). A questi si uniscono coach Sarunas Jasikevicius, che ha già allenato alle Final Four sulla panchina dello Zalgiris Kaunas e vinto da giocatore quattro titoli (uno proprio con la canotta del Barcellona nel 2003), e il grande sogno di Pau Gasol, arrivato in corsa a fine stagione, di diventare il secondo giocatore nella storia dopo Toni Kukoc a vincere un anello NBA, un Mondiale, un Europeo e quel titolo d'Europa che ancora gli manca. Curiosità: Gasol torna a giocare una Final Four a 21 di distanza dalla sua prima (e unica prima di questa), un record assoluto.
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Sergio Rodriguez, Gigi Datome, AX Armani Exchange Milano, 2020-21

Credit Foto Getty Images

Esperienza assoluta leggermente minore ma bacheca molto più ricca per i grandi veterani dell'Olimpia. Milano può contare su cinque giocatori con esperienza pregressa alle Final Four (Gigi Datome, Malcolm Delaney, Kyle Hines, Vlado Micov e Sergio Rodriguez) e su coach Ettore Messina, alla sua dodicesima partecipazione con quattro titoli vinti in carriera (due con la Virtus Bologna e due con il CSKA Mosca). Ai titoli di Messina si aggiugono i quattro di Kyle Hines, diventato anche record-man assoluto con 9 Final Four consecutive, i due di Sergio Rodriguez e quello vinto da Gigi Datome con il Fenerbahçe nel 2017.

Difesa, tiro da tre punti, battaglia sotto canestro: le chiavi della partita

Milano ha un record negativo di 0-2 in stagione con il Barcellona, due sconfitte in cui ha subìto, seppur in maniera differente, la qualità difensiva della squadra di coach Jasikevicius, arma ancora più efficace di un attacco che può comunque contare su tante punte di diamante. Il Barça è la miglior difesa del torneo, con soli 73.2 punti subiti in media a gara, frutto di un sistema fisico, intenso, aggressivo e coordinato, capace di murare il centro-area e portare grande pressione sul perimetro, spezzando timing e spacing dell'attacco avversario. L'Olimpia l'ha sofferto sia nel match di andata, subendo un parzialone negativo di 21-0 nel quarto periodo, esploso proprio quando sembrava poter strappare una grande vittoria in trasferta, che in quello di ritorno al Forum, dove il Barça controllò il ritmo e l'intensità della gara sin dalla palla a due, concedendo soltanto 56 punti, peggior prestazione offensiva biancorossa dell'anno.
Le qualità del Barcellona sono abbondanti anche nella metacampo offensiva, frutto di una squadra profonda, con grande conoscenza reciproca e ritoccata in estate soltanto con l'aggiunta di una superstar come Nick Calathes per rimpiazzare la partenza di Malcolm Delaney, sbarcato proprio a Milano. Mentre Calathes, con quasi 7 assist serviti a partita, funge da perfetto specchio in campo del cervello e del carisma di coach Jasikevicius, capace di forgiare con il suo carattere una squadra di grandi campioni già al suo primo anno in una big, il Barça può contare sul talento immenso di Nikola Mirotic (candidato MVP con 15.5 punti e 5.8 rimbalzi a gara), sulla quantità/qualità di Cory Higgins (12.9 punti), two-way player per eccellenza sul panorama europeo per la capacità di incidere nella metacampo difensiva tanto quanto in quella offensiva, sulla versatilità di Brandon Davies (12.1 punti, 4.3 rimbalzi), big-man in grado di colpire sia in avvicinamento a canestro che dalla media distanza, e sulla pericolosità sul perimetro di Alex Abrines (6.2 punti con il 42% dall'arco) e Kyle Kuric (8.5 punti dalla panchina con il 59.5% da tre, miglior tiratore dell'Eurolega per nettissimo distacco). E proprio il tiro da tre punti è una grande arma del Barcellona, per la capacità di tutti i suoi elementi di rendersi pericolosi con i piedi oltre l'arco: i blaugrana sono la terza miglior squadra d'Europa con il 40.1% complessivo.
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Sarunas Jasikevicius, Nikola Mirotic, FC Barcellona, Eurolega 2020-21

Credit Foto Getty Images

Ma, eccezion fatta per la superiorità produttiva del reparto lunghi, dove il Barcellona ha reale vantaggio netto da sfruttare contro Milano (come successo in maniera chiara nella gara di ritorno), i punti di forza blaugrana non si differenziano molto da quelli dell'Olimpia, all'interno di un basket moderno molto dipendente dalle percentuali dall'arco e dall'aggressività delle difese, con annessa capacità di reggere sui cambi e ruotare con rapidità e tempismo dal lato debole. L'Olimpia ha costruito la sua grande stagione su un sistema difensivo di enorme qualità, fondato sullo straordinario lavoro di Kyle Hines a centro-area e quello della coppia Delaney-Shields sul perimetro per stritolare i creatori di gioco avversari, e sulla capacità di innescare le tante bocche da fuoco sul perimetro: Milano ha chiuso la stagione con la seconda miglior percentuale nel tiro dall'arco (40.7%) con ben 9 giocatori oltre il 38% di media (Gigi Datome è terzo assoluto con il 51.7%).

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