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Basket, Eurolega: Un campione eterno: ecco il miglior Sergio Rodriguez visto a Milano

Daniele Fantini

Pubblicato 19/02/2021 alle 10:16 GMT+1

Nel successo sul Maccabi Tel Aviv, Sergio Rodriguez ha superato quota 3.000 punti realizzati in Eurolega, entrando in una cerchia ristrettissima di grandissime leggende. Ha tagliato il traguardo in quello che è probabilmente il suo miglior momento della carriera con l'Olimpia, calato in un contesto in cui può esprimere la sua massima efficacia.

Sergio Rodriguez, AX Armani Exchange Milano, Euroleague 2020-21

Credit Foto Getty Images

Mi sento come se giocassi da un sacco di tempo, ma mi diverto ancora come il primo giorno - Sergio Rodriguez.
Quando Sergio Rodriguez si mostra davanti alle telecamere, a fine partita, è il ritratto della felicità. Quegli occhi sempre concentrati e guizzanti, alla ricerca continua d'ispirazione con la palla in mano, ora hanno un taglio sognante, quasi perso nel vuoto. Le guance rilassate e il sorriso largo, ben definito sul volto, soppiantano i muscoli tesi nel massimo sforzo fisico e mentale della partita. Ha veramente l'aria del "Chacho", come lo chiamavano nelle Canarie accorciando la parola "Muchacho" (ragazzo), quando, già da bambino, era in grado di fare qualsiasi cosa gli fosse passata per la testa con la palla in mano. E oggi, scollinata quota 3.000 punti realizzati in carriera in Eurolega, si può ben dire che sia un "forever young player". Uno di quei pochissimi eletti ad appartenere a una classe ristrettissima di campioni intramontabili, senza età, capaci di giocare, a 34 anni passati, con la stessa freschezza, la stessa efficacia e, soprattutto, lo stesso entusiasmo di un ventenne. Perché "divertirsi" è una parola che troverete sempre, in qualsiasi discorso che il Chacho vi farà sulla pallacanestro. Per lui, la palla a spicchi è un sinonimo di gioia, di emozione purissima positiva per se stesso e per gli altri. Ed è proprio questa gioia a conservargli l'animo da "chacho", da eterno ragazzo.

Un traguardo storico nel suo miglior momento a Milano

Con i 10 punti realizzati nella vittoria sul Maccabi, Rodriguez ha toccato i 3.002 in carriera, diventando l'ottavo giocatore a raggiungere questo traguardo nell'epoca dell'Eurolega moderna. Sarebbe il 14esimo a riuscirci, in realtà, considerando l'intera storia della massima competizione continentale, ma c'è una grossa differenza rispetto al resto della concorrenza: Rodriguez ci è arrivato nonostante abbia speso 6 stagioni (più di un terzo della sua intera carriera) dall'altra parte dell'Oceano, in NBA. Nessun'altro ha giocato lontano dall'Europa così tanto. Quelle 6 stagioni sono il doppio di tutte quelle dei suoi predecessori sommate assieme: due per Nando De Colo, una per Juan Carlos Navarro. Fine. Se il Chacho non avesse mai deciso di oltrepassare "lo stagno", chissà quali cifre avrebbe raggiunto ora. Perché la sua carriera europea è stata sempre, anno dopo anno, di alto se non altissimo livello, già a partire dalla sua stagione da rookie con l'Estudiantes, quando, appena 18enne, teneva già il campo con la sfacciataggine di un veterano.
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Rodriguez con la magia, Tarczewski vola e inchioda

In questo momento speciale del campionato, Rodriguez ha riaperto i rubinetti di una fontana della giovinezza infinita. Nelle ultime quattro gare di Eurolega ha giocato forse il miglior basket mai visto finora in maglia Olimpia, trovando la dimensione perfetta per massimizzare la sua efficacia, la stessa quadra mostrata anche nel trittico di gare delle Final Eight di Coppa Italia, dove Messina ha utilizzato, seppur con un nucleo di giocatori ridotto, le stesse rotazioni, gli stessi equilibri e lo stesso sistema adottato in Europa. Tra Bayern, Olympiacos, Zenit e Maccabi, il Chacho ha viaggiato a 12.8 punti di media tirando 10/14 da due (71.4%, numeri che ritoccano verso l'alto quella che è già la sua miglior percentuale al tiro della carriera in questa stagione, 62.1%) e 9/19 da tre (47.3%), cui si aggiungono anche i 9 assist smazzati contro lo stesso Maccabi, season-high. Il tutto in poco meno di 19 minuti di media a gara, rigorosamente in uscita dalla panchina.
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Finta ubriacante di Rodriguez, poi assist per Datome

Massima efficacia nel sottile equilibrio con Malcolm Delaney

Quella figura di sesto uomo extra-lusso di cui abbiamo parlato spessissimo da inizio stagione ha trovato, in questo momento, le contingenze ottimali per la sua realizzazione, all'interno di un sistema molto diverso da quello dello scorso anno, quando il Chacho, per esigenze dettate dal roster, risultava spesso sovra-utilizzato e quindi meno performante. Oggi, calato in un contesto differente, gli si chiedono meno responsabilità generali ma più impatto violento nel breve periodo. Cosa non necessariamente più facile, anzi, ma ritagliata in maniera perfetta sulle sue caratteristiche. Quando entra, il Chacho lo fa per attaccare. Per creare dal palleggio quelle visioni, tutte sue, che fanno schizzare alle stelle l'efficacia dell'attacco dell'Olimpia, quest'anno seconda miglior squadra per punti realizzati a partita (82.04) e prima per percentuale dall'arco (42.51%).
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Sergio Rodriguez, #13 celebrates Malcom Delaney, #23 of AX Armani Exchange Milan during the 2020/2021 Turkish Airlines EuroLeague Regular Season Round 10 match between AX Armani Exchange Milan and Zalgiris Kaunas at Mediolanum Forum on November 20, 2020 i

Credit Foto Getty Images

In questo momento, il suo equilibrio con Malcolm Delaney tra quintetti/momenti difensivi e offensivi è la chiave. Entrambi colmano le rispettive lacune a vicenda, creando una sorta di corpo unico. Il Chacho non è mai stato (e mai sarà) un difensore impeccabile, ma è un creatore di gioco straordinario. Delaney, di contro, non è mai stato un playmaker eccelso, ma, in questa Milano di stampo messiniano, ha gambe, fisico e mentalità per difendere, lavorando forte sul portatore di palla avversario. Vero, è un grosso cambiamento mentale per un giocatore che ha sempre fatto dell'attacco il suo bagaglio migliore e che l'anno scorso, a Barcellona, ha vestito spesso i panni di sesto uomo spacca-partite proprio come fa ora lo stesso Rodriguez a Milano. È un cambiamento che può colpire le sue statistiche, il suo grado di spettacolarità, l'immaginario del pubblico, ma che, in realtà, massimizza la sua efficacia e il suo rapporto con Rodriguez all'interno del sistema-squadra, ossia ciò che più conta per un allenatore che sta creando un gruppo vincente. Rodriguez e Delaney sono legati a doppio filo, molto più di quello che può sembrare. Ed è questo perfetto mix che li sta rendendo entrambi così efficaci, anche se in modo diametralmente opposto, per l'equilibrio generale di squadra.
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