Eurolega, marcare il pick'n'roll: come l'Olimpia Milano ha costruito una difesa top
Pubblicato 27/11/2020 alle 12:08 GMT+1
Solidità e compattezza nella metacampo difensiva sono state la chiave del successo dell'Olimpia sul Maccabi Tel Aviv, fondamentali per compensare un secondo tempo da soli 24 punti realizzati. Shavon Shields e Kyle Hines formano ormai uno degli assi ala-centro più forti d'Europa: il loro lavoro sul pick'n'roll è alla base dei principi di una difesa moderna di élite.
Battere il Maccabi ha sempre un gusto speciale. Vuoi per la storia più antica dell'Eurolega, quando, targata ancora Coppa dei Campioni, proponeva una lunga serie di finali tra i campioni israeliani e le nostre squadre italiane (cinque tra il 1977 e il 1988, con due trionfi Maccabi contro Varese e Virtus e tre italiani - Cantù e due volte Milano), vuoi, considerando soltanto i trascorsi recenti con l'Olimpia, per quel sentimento di revanchismo brulicante dopo la bruciante eliminazione nei quarti di finale nel 2014, quando l'allora EA7, forte anche del vantaggio del fattore-campo, avrebbe potuto qualificarsi per disputare le Final Four in casa nell'unica stagione da post-season dell'Eurolega moderna.
L'aver sfatato due maledizioni storiche nel giro di un mese, lo 0-9 in terra israeliana e la lunghissima striscia di 14 ko consecutivi incassati contro il Real Madrid, continua a impreziosire questo inizio stagionale di quell'atmosfera mistica necessaria per costruire gradualmente qualcosa di speciale. Se nella vittoria sullo Zalgiris della scorsa settimana Milano ha scoperto forse per la prima volta a livello di Eurolega il suo vero potenziale offensivo una volta recuperati gli infortunati illustri sul perimetro, i successi più prestigiosi di questo primo scampolo di campionato contro Real e Maccabi hanno avuto invece il minimo comun denominatore nella metacampo difensiva. Certo, la partita di Tel Aviv è vissuta a lungo su quel parzialone di 1-18 a coronamento di un secondo periodo da 28 punti segnati in cui Milano ha giocato con spaziature e ritmo vicinissimi alla perfezione, ma l'essere riusciti a reggere, fuori casa, alla rimonta arrembante con un secondo tempo da soli 24 punti complessivi dimostra un livello di maturità, coesione e durezza difensiva da élite del basket europeo.
Difendere sul pick'n'roll: l'asse perfetto Shields-Hines
Probabilmente non è un caso che, dopo un approccio un po' ondivago, Milano abbia ritrovato il feeling con la partita con gli ingressi di Shavon Shields e Kyle Hines, in questo momento uno degli assi ala-centro difensivamente più solidi del panorama europeo, asset imprescindibile per una squadra con ambizioni nella pallacanestro moderna. A un gioco dominato dagli esterni e dalle situazioni in pick'n'roll (e il Maccabi ha parecchie bocche da fuoco di qualità come Wilbekin, Dorsey e Bryant), una buona difesa può opporsi soltanto con una combinazione di fattori: esterni fisici, atletici, con braccia lunghe, capaci di portare pressione sul pallone e cambiare sui blocchi senza soffrire in maniera eccessiva la disparità di tonnellaggio e altezza, e lunghi dinamici, in grado di rompere il timing dell'attacco con gli show sul palleggio, recuperare sui roll verso canestro del proprio avversario diretto e, soprattutto, scivolare per contenere gli esterni nelle situazioni di cambio. La coppia Shields-Hines risponde a tutti questi fattori.
Gli 11 rimbalzi arpionati da Shields (7 dei quali difensivi) valgono i suoi massimi in carriera in Eurolega, a testimonianza di come sia riuscito a reggere anche in situazioni di svantaggio fisico in un secondo tempo in cui il Maccabi è arrivato spesso al ferro senza però avere la forza e la lucidità per capitalizzare una lunga serie di lay-up in cui un orrido Ante Zizic ha avuto forse le maggiori responsabilità in negativo (2/9 da due per il centrone croato, e un modesto 19/48 di squadra, inferiore al 40%). Ma è tutta farina del sacco di Kyle Hines la parte più grossa del lavoro di puntellamento della squadra, e probabilmente anche quella meno appariscente, perché non è facile notare o apprezzare la qualità e l'efficacia di un aiuto o di un cambio difensivo per un occhio poco allenato e tendente a seguire il pallone.
Con i suoi 198 cm (per intenderci, tre in meno di Shields), Hines non è un intimidatore al ferro nonostante un'apertura alare sproporzionata per un'altezza sostanzialmente da ala piccola, ma avendo il fisico e la mobilità di un esterno può reggere su tutte quelle situazioni di cambio necessarie per difendere su un pick'n'roll e tenere i penetratori avversari lontani dal verniciato, in modo da coprire le sue lacune di altezza attorno al ferro. Hines è un giocatore unico nel suo genere per mix di caratteristiche fisiche e tecniche, ma in realtà è stato un precursore di quegli aspetti-base su cui si poggia una difesa moderna, e che stanno rendendo i big-man classici, anche quelli più verticali come Tarczewski, una categoria sempre meno richiesta e utilizzata: in un basket di pick'n'roll, c'è sempre meno spazio per i 215 che non possono switchare sulle guardie. A meno che, in attacco, non siano a loro volta un fattore.
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