Basket, Final Four Eurolega: L'Efes fa festa, ma che cosa resterà della squadra campione d'Europa?
Pubblicato 22/05/2022 alle 10:32 GMT+2
BASKET, FINAL FOUR EUROLEGA - Tre Final Four negli ultimi quattro anni, una mancata per la pandemia di coronavirus, due titoli consecutivi: coach Ergin Ataman ha trasformato la squadra ultima in classifica del 2018 in una dinastia del basket europeo moderno. Ma il roster non è mai cambiato, e il ciclo dell'Efes sembra destinato (ancora una volta) a tramontare in estate. Oppure no...?
Larkin, Beaubois, Balbay, Tuncer, Micic, Simon, Saybir, Moerman, Anderson, Pleiss, Dunston. Sono gli 11 giocatori ancora presenti nel roster dell'Anadolu Efes Istanbul, reduci della finale del 2019, persa a Vitoria contro il CSKA. Più coach Ergin Ataman, ovviamente. Da quella partita, la squadra turca ha partecipato ad altre due Final Four, vinto altrettanti titoli e, con enorme probabilità, avrebbe presenziato al gran ballo tra le migliori d'Europa anche nel 2020, quando lo stop del campionato per l'esplosione della pandemia di coronavirus la bloccò in vetta alla classifica con un record straordinario di 24-4.
Il core è rimasto intatto. Anzi, l'intero roster, virtualmente, non è cambiato. Rispetto alla finale di Vitoria, l'Efes ha in più soltanto Chris Singleton (arrivato però nel 2020), Filip Petrusev (quasi inutilizzato per l'intera stagione) ed Elijah Bryant, scelta di mercato forzata quando, a inizio anno, l'infermeria traboccava di esterni infortunati. Coach Ergin Ataman è riuscito ad aprire un ciclo nel vero senso della parola. Anzi, una dinastia. Lo ha fatto in un lasso di tempo brevissimo, stravolgendo, nell'estate del 2018, una squadra arrivata ultima in classifica con un bilancio terribile di 7-23. Ma quale futuro si prospetta, ora, per i bi-campioni d'Europa?
Quattro anni, stessa squadra: la gestione strana ma vincente di coach Ergin Ataman
L'Efes è già stato dato per morto nelle ultime due stagioni. L'annata del post-pandemia, quella del grande titolo mancato, cominciò in modo anemico. La squadra sembrava aver perso la brillantezza con cui dominava ogni partita del campionato precedente. Shane Larkin, operatosi in estate alle ginocchia, era lontano dagli standard di MVP assoluto del 2020. Eppure, quell'Efes esplose in maniera pazzesca nel girone di ritorno, lanciandosi nella cavalcata trionfale verso il titolo.
Quest'anno ha avuto problemi analoghi. Inizio a rilento, periodi di montagne russe, blackout inspiegabili sofferti nelle singole partite, infermeria spesso piena. Il sesto posto finale è stato interlocutorio, segnato da un record in trasferta pessimo (5-12). Eppure, l'Efes si è ritrovato ancora lì, sul trono d'Europa. E quanto ci sia di "gestione occulta" di Ataman in questi periodi di down, accettati pur di non sovraccaricare eccessivamente un gruppo non più fresco in una stagione lunga ed estenuante, non è dato sapere. Ma il sospetto, se confrontato con gli altri top-club, rimane. Perché dannarsi l'anima in ogni partita se l'obiettivo reale è arrivare al top della forma per i playoff? È una gestione simil-NBA, contraria al motto di una Lega che si spende per l'"every game matters". Ma, probabilmente, più funzionale alla causa.
Un destino già segnato dalla fine del ciclo?
Questi quattro anni trascorsi al vertice del basket europeo hanno lasciato il segno in bacheca, permettendo il sorpasso sui rivali del Fenerbahçe, fermi al titolo del 2017, ma anche sulle carte d'identità dei protagonisti. I giocatori di rotazione, eccezion fatta per la coppia d'oro Micic-Larkin ed Elijah Bryant, sono tutti nati nella seconda metà degli anni '80. La squadra è logora e stanca. E la situazione contrattuale contraria a ogni prospettiva di pianificazione futura. Soltanto Dogus Balbay, capitano indomito, e Rodrigue Beauboishanno contratto sicuro anche per la prossima stagione. E Kruno Simon, fermato nelle Final Four da una schiena sbriciolata, ha già annunciato l'addio a fine anno.
L'Efes rischia di sfaldarsi in toto se le sue due superstar decidessero di cercare una nuova avventura altrove. E le voci esplose nelle ultime settimane remano tutte verso questa direzione. Shane Larkin, in scadenza a fine giugno, ha mercato enorme in Eurolega. Gli insiders sussurrano che il Real Madrid l'abbia già abbracciato da tempo. Ma anche Milano, in cerca di uno scorer di livello sul perimetro, sarebbe fortemente interessata. Vasilije Micic ha rifiutato in estate il trasferimento agli Oklahoma City Thunder (detentori dei suoi diritti NBA), firmando un prolungamento triennale ma con NBA escape al termine di ogni stagione.
L'MVP delle Final Four ha chiarito di voler tastare le acque d'Oltreoceano soltanto con la sicurezza di un ruolo importante. Ma questa sua reticenza d'altri tempi sembra scricchiolare nelle ultime settimane. Micic si è aperto alla possibilità NBA, e se, come prevedibile, l'ossatura dell'Efes dovesse sbriciolarsi a luglio, la traversata oceanica diventerebbe realtà. E della squadra capace di questo storico repeat rimarrebbe soltanto un romantico ricordo negli albi di epica sportiva. L'Efes è destinato a morire per la terza volta consecutiva. O, almeno, finché non lo rivedremo, di nuovo, alle Final Four del 2023.
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