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L'Olimpia Milano è di nuovo ultima, i sogni di una rimonta playoff sono già finiti?

Daniele Fantini

Aggiornato 11/01/2023 alle 10:29 GMT+1

BASKET, EUROLEGA - La sconfitta di Berlino ha riportato Milano a fondo classifica e fatto riemergere disfunzionalità e problemi già sofferti durante la lunga serie di nove ko consecutivi. L'Olimpia è tornata a essere prevedibile, senza playmaking e in sfiducia generalizzata. I sogni di una grande rimonta verso la zona playoff sono già tramontati?

La delusione di Nicolò Melli durante la partita tra Alba Berlino e EA7 Emporio Armani Milano, Euroleague 2022-23

Credit Foto Getty Images

"Siamo tornati a -6, e in quel momento abbiamo perso palla, perso palla, perso palla in tre possessi consecutivi" - coach Ettore Messina dopo Alba Berlino-Olimpia Milano.
La fiammata di fine anno è già esaurita. Le due sconfitte esterne consecutive del Pireo e Berlino hanno riposizionato l'Olimpia nel tristissimo spot già occupato a inizio dicembre. L'ultimo in classifica. La zona-playoff torna a essere un miraggio. Non tanto per la distanza, di sole tre vittorie in una graduatoria che resta comunque iper-compressa. Ma per l'immenso mucchio di squadre da superare in una situazione tattica e mentale che ha ripreso le tetre fattezze di quella già vista a novembre nella lunghissima scivolata da 9 ko consecutivi. I problemi, tornati ad affiorare in maniera prepotente, si espandono ormai in ogni aspetto del gioco.

Una squadra molto (troppo) prevedibile

Billy Baron e Brandon Davies hanno composto il duo offensivo su cui l'Olimpia è riuscita brevemente a ricostruire uno scenario alternativo per convivere con le assenze di Pangos, Shields e Datome. Ma l'Eurolega, con i suoi sistemi difensivi super-organizzati, non perdona la ripetitività, soprattutto se dovuta non tanto a una vera efficacia/qualità ma piuttosto alla mancanza di opzioni. Disinnescate le uscite di Baron e i post-up di Davies, a Milano resta ben poco, tradotto nelle ultime due gare da 66 e 63 punti che continuano a renderla (di gran lunga) il peggior attacco dell'intero torneo (69.6 punti di media).
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Kyle Hines durante la partita tra Alba Berlino e EA7 Emporio Armani Milano, Euroleague 2022-23

Credit Foto Getty Images

Playmaking inesistente

Tralasciamo gli aspetti di personalità e carisma impareggiabili di Sergio Rodriguez e che, a modo suo, anche Malcolm Delaney sapeva dare, e restiamo sull'aspetto più tecnico del fondamentale. L'Olimpia sta giocando senza un vero playmaker di ruolo dalla partita con il Fenerbahçe (10a giornata), per quanto anche Kevin Pangos sia stato, a inizio stagione, una figura piuttosto lontana da un giocatore capace di dettare i tempi della partita e mettere in ritmo i compagni. Devon Hall, riadattato in un ruolo non suo ma già occupato per qualche spezzone della scorsa stagione, può vestire i panni del regista d'ordine, traghettando il pallone e iniziando il gioco offensivo. Ma fantasia e capacità di costruire da pick'n'roll sono limitate.
Naz Mitrou-Long, che aveva iniziato con 6 doppie cifre nelle prime 7 gare giocate, è precipitato rapidamente in un'involuzione offensiva che ne ha evidenziato il lato più oscuro. Naz è giocatore di rottura, non di costruzione. E, se non segna, il suo apporto alla squadra è molto modesto. Billy Baron, utilizzato in certe situazioni emergenziali, ha scarsa efficacia dal palleggio, avendo DNA da tiratore/realizzatore piuttosto che da costruttore. E Timothé Luwawu-Cabarrot, l'ultima spiaggia a cui coach Messina è dovuto ricorrere fin troppo spesso, sta evidenziando limiti di lettura e trattamento del pallone.
Nel complesso, Milano si riduce a una squadra che non corre, non crea vantaggi sul perimetro, che non costruisce dal palleggio, che gioca un basket di passaggi consegnati per la cristallizzazione del sistema dovuta alle difficoltà sopra elencate. La prevedibilità che abbiamo introdotto nel paragrafo precedente è ben spiegata.
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Timothé Luwawu-Cabarrot pressato da Yovel Zoosman e Maodo Lo, Alba Berlino-EA7 Emporio Armani Milano, Euroleague 2022-23

Credit Foto Getty Images

Sfiducia generalizzata

Il doppio 0/2 in lunetta di Brandon Davies sembra, a prima vista, un dettaglio da poco. Ma è invece molto esplicativo di una squadra che è costretta, giocoforza, a trascinarsi e a convivere con i fantasmi del recente passato (nel caso specifico, i due liberi decisivi sbagliati domenica a Napoli). L'intera Olimpia cammina su un filo sottilissimo, pronto a incrinarsi e spezzarsi alla prima difficoltà. I timori contribuiscono a soffocare ulteriormente un gioco già stentato e a rendere irriconoscibili giocatori che, in passato e in altri contesti, hanno avuto ben altri impatti.
Qualche esempio? Devon Hall, colonna portante dello scorso anno, ha leggermente alzato le sue percentuali nelle ultime partite, ma resta un giocatore da 37% da due e 30% da tre. Johannes Voigtmann ha sbagliato le ultime 20 triple tentate. Il suo ultimo canestro pesante risale al 28 ottobre. La sua percentuale dall'arco è del 16.1%. Nelle ultime tre stagioni ha sempre tirato sopra il 40%. Naz Mitrou-Long, dopo le prime cinque gare in doppia cifra, sta tirando con il 26% da due e il 31% da tre.
E alla sfiducia dei singoli si unisce quella comunicata dalla guida tecnica. Deshaun Thomas è tornato a naufragare a fondo panchina nonostante qualche segnale di risveglio nelle ultime uscite. Stefano Tonut non gioca minuti veri e significativi da fine ottobre.
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