Opinion
BasketLuka Doncic, Nicolò Melli, Vince Carter, Sarunas Jasikevicius: gli Oscar del basket 2018
Pubblicato 27/12/2018 alle 17:13 GMT+1
Ci stiamo lasciando alle spalle un altro anno di grande basket, ma che cosa ci ricorderemo di questo 2018 a spicchi? Ecco i nostri premi per la stella, la sorpresa, il miglior giovane, l'italiano e il grande vecchio, senza dimenticare il momento più emozionante e lesinare una bacchettata a chi ha, invece, deluso le aspettative...
La stella: Luka Doncic
Sulla scia del trionfo a Eurobasket 2017, Luka Doncic ha chiuso un'annata da bottino pieno, facendo incetta di argenteria in Eurolega (titolo, MVP della stagione regolare, MVP delle FinalFour, Rising Star) e ACB (titolo, MVP della stagione, miglior giovane). Dallas è in questo momento il posto perfetto per costruirsi una carriera NBA raccogliendo il testimone di Dirk Nowitzki: i due anni da grandissimo protagonista in Europa con il Real Madrid lo hanno portato già prontissimo oltreoceano, assurdamente più avanti rispetto alle altre matricole. E quel premio di miglior rookie è già quasi prenotato...
La sorpresa: Sarunas Jasikevicius e il suo Zalgiris Kaunas
Che Sarunas Jasikevicius potesse trasformarsi da leggenda sul parquet a guru della panchina era cosa praticamente scritta da almeno 15 anni, ma non che potesse raggiungere questo livello di eccellenza in così poco tempo. La qualificazione alle FinalFour della scorsa Eurolega è stata il fiore all'occhiello di una stagione meravigliosa con il suo Zalgiris Kaunas, squadra gestita in maniera straordinaria senza un roster di spicco. E, nonostante i grossi cambiamenti estivi, lo Zalgiris si sta rivelando molto competitivo anche quest'anno, in pienissima corsa per i playoff. La squadra di Jasikevicius gioca una pallacanestro-specchio del suo allenatore: intensità, orgoglio e grande intelligenza tattica diffusa.
Il giovane: Donovan Mitchell
In una manciata di settimane, si è trasformato da un'ordinaria 13esima scelta al draft in una superstar già fatta e finita al suo primo anno in NBA. Con una faccia tosta che hanno in pochissimi (e non soltanto alla sua età), Mitchell ha risollevato gli Utah Jazz dall'anonimato nella durissima Western Conference, convincendo la dirigenza a ristrutturare la squadra su di lui. E se non avesse incrociato Ben Simmons sulla sua strada, quel premio di Rookie of the Year avrebbe il suo nome inciso sopra.
La delusione: Markelle Fultz
Da prima scelta al draft e potenziale perno dei Philadelphia 76ers, a giocatore di rotazione dal futuro più che incerto, e non soltanto in NBA. Sotto alla sindrome da "malato immaginario" che lo ha portato a perdere totalmente la fluidità e la meccanica di tiro rischia di annidarsi, più che un'infiammazione nervosa mal definita, un grave problema psicologico che ne sta frenando lo sviluppo in NBA. Perché un conto è essere una superstar al college, un altro è mantenere le aspettative di una prima scelta del draft.
L'italiano: Nicolò Melli
Il 2018 è stato l'anno della definitiva consacrazione, quello dell'ultimo step per raggiungere l'eccellenza in Europa per un giocatore che ha rifiutato diverse offerte NBA, facendo dell'Eurolega di altissimo livello il suo habitat naturale. Melli è tra i giocatori più utilizzati in assoluto da Zeljko Obradovic nella sua esperienza al Fenerbahçe, a testimonianza del fatto che anche il coach più esigente di tutta Europa (e con 9 titoli vinti in carriera) lo ritiene una pedina inamovibile nel suo scacchiere per quel mix di qualità che lo rendono un giocatore unico: intelligenza tattica, spirito di sacrificio, enorme dedizione difensiva, capacità di coprire più ruoli e un grosso miglioramento al tiro da fuori che lo ha sempre mantenuto sopra il 42% nelle ultime quattro stagioni.
Il veterano infinito: Vince Carter
Il 26 gennaio festeggerà i 42 anni, nel bel mezzo della sua 21esima stagione in NBA. Il periodo d'oro, quando faceva tremare i tabelloni schiacciando a ripetizione con la canotta dei Toronto Raptors, se n'è andato ormai da tempo, ma quei voli con coordinazione impossibile sopra il ferro, per i quali si è guadagnato i nickname di Vincredible e Vinsanity, resteranno per sempre nell'immaginario epico collettivo. Oggi indossa la maglia degli Atlanta Hawks, perfettamente calato nel ruolo di mentore per una squadra giovane e in ricostruzione: chiuderà la carriera senza anelli, ma la figura di cacciatore di titoli non è mai andata a genio a una star d'altri tempi come lui. Vince è incredibile anche per questo.
Il momento più emozionante: James-Wade, #OneLastDance
Sono stati scelti insieme in uno dei draft più profondi della storia della NBA e hanno condiviso un profondissimo legame di amicizia e stima reciproca per 16 lunghissime stagioni: hanno giocato assieme a Miami, inaugurando l'epoca dei Big Three e vincendo due anelli, e si sono ritrovati poi a Cleveland, dove, loro malgrado, le cose non sono andate come previsto. LeBron James e Dwyane Wade hanno segnato un'epoca, stampando decine di diapositive nella memoria dei tifosi NBA: quell'abbraccio, quelle lacrime trattenute a stento, quella sensazione di pelle d'oca generale allo scambio delle maglie, sono il simbolo di un momento che tutti vorremmo non passasse mai...
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