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Lungo il viaggio, dolce la meta: i ragazzi del 2006 portano l’Italbasket in Cina nel 2019

Giulia Cicchinè

Aggiornato 23/02/2019 alle 19:32 GMT+1

Nel 2006 Gianluca Basile sbagliava il terzo tiro libero in Italia-Lituania ed eravamo fuori dai Mondiali. Oggi, 13 anni dopo, Meo Sacchetti e una banda di giovani azzurri, gli stessi che guardavano Giappone 2006 dal divano, hanno riportato l’Italia ai Campionati del Mondo, ed è per questo che l’impresa di Varese ha un sapore storico per il basket tricolore.

L'Italbasket festeggia, dopo 13 anni gli azzurri tornano al Mondiale

Credit Foto Eurosport

C’era un caldo pazzesco quella mattina a casa mia, mio padre non riusciva a dormire, da un lato per quell’afa estiva, dall’altro perché a Saitama, cioè a 9.678 km di distanza da Marina di Altidona, gli azzurri di Recalcati si stavano giocando un pezzo del Mondiale. Erano le 5 di mattina e in un paesello di mare, nel 2006, si sentivano solo i rumori delle biciclette e nell’aria c’erano salsedine e cornetti caldi. Non a casa mia. Perché a casa mia c’era odor di sigaretta, l’ennesima fumata da mio padre, e la tv ad un volume contenuto, tale però da farmi alzare dal letto per vedere i tiri liberi di Gianluca Basile in quegli ottavi contro la Lituania.
Italia-Lituania non sarà mai solo una semplice partita, figuratevi se lo era quella del 2006. Baso palleggia, carica le gambe, alza la parabola e sbaglia. 0/3 e siamo fuori dal mondiale. Babbo e Basile avevano la stessa espressione negli occhi. Lucidi, rossi e gonfi. Avevano una faccia talmente arrabbiata che se gli avessero dato un pallone in quel momento, avrebbero fatto 30 punti e 30 di valutazione, ma tanto non sarebbe servito più a nulla. Fino a oggi.
13 anni dopo, gli uomini del 2006 sono diventati modelli da imitare per i ragazzini del 2006, che sono diventati la nostra Nazionale.

Generazione Azzurra

La nostra generazione è cresciuta con la Nazionale di Atene 2004. Eravamo tutti Galanda, tutti giocavamo con la 5 di Basile, tutte volevamo sposare Pozzecco. La storia d’amore col basket, per molti di noi, è nata proprio da lì. E come tanti grandi amori, il nostro non ha avuto il tempo di sbocciare, perché, subito due anni dopo, abbiamo preso la “tranvata” del Giappone. Non sono stati tempi facili per chi aveva la foto del Poz che batteva Iverson, attaccata nell’anta dell’armadio in cameretta e, nonostante tutto, continuava a tenerla lì. Come i regali del tuo ex, li tieni nascosti ma non li butti, perché ti strappano sempre un sorriso e perché sai che arriveranno tempi migliori. Non è stato facile nemmeno guardare le Olimpiadi: Pechino, Londra e Rio. Ma il tempo, le lacrime e gli allenamenti leniscono, preparano e fanno crescere.
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Le lacrime di Basile dopo i tiri liberi al Mondiale 2006

Credit Foto Eurosport

13 anni dopo, l’Italia torna al Mondiale

22 febbraio 2019, suona la sirena a Varese e l’Italia torna a giocarsi un Campionato del mondo. Ci siamo meritati questo Mondiale? Decisamente sì. Perché c’eravamo in quell’agosto di Saitama, c’eravamo in tutte le altre competizioni Nazionali in cui non abbiamo passato la fase a gironi, c’eravamo al PalaOlimpico di Torino quando ci hanno detto che non avremmo fatto le Olimpiadi. C’eravamo a Trento, quando Gallinari ha sferrato quel pugno che gli è costato l’Europeo. Eravamo ovunque. La nostra generazione, che nel tempo si faceva la trafila delle Nazionali giovanili, era lì e vedeva tutto. Quindi, ci siamo meritati questo mondiale? Decisamente sì.
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Jeff Brooks e Andrea Cinciarini "fanno la doccia" a Meo Sacchetti dopo Italia-Ungheria

Credit Foto LaPresse

Testa in Cina: l’Italia sarà competitiva?

L’inserimento delle finestre Nazionali per i tornei di qualificazione Mondiale ci ha permesso di vedere sempre un 12 azzurro diverso, con uno scheletro standard ma con quei 4-5 giocatori che cambiavano di volta in volta. In tal modo, Sacchetti è riuscito a scegliere sempre la Nazionale migliore possibile, composta dai giocatori che in quel preciso istante stavano vivendo un gran momento nei rispettivi campionati, e i risultati non si sono fatti attendere. Ora, volendoci proiettare direttamente in Cina, e volendo fare già i conti con quello che ci aspetterà (cosa tipica di un italiano medio), questa Nazionale può dire la sua?
La risposta, con largo anticipo è: sì. Perché aspettando gli NBA e i giocatori impegnati in Eurolega, la nostra Giovane Italia è molto più di un semplice “12”. Poi nessuno si aspetta di vincere il mondiale, ovviamente. Ma con gli esperimenti visti fino ad ora e dato l’assetto del basket di Meo Sacchetti, questa Nazionale è sicuramente competitiva. Poi, nessuno si aspettava nemmeno l’argento olimpico con una banda di ragazzi simile a quella del 2019.

Siamo questi: la Nazionale del 2019

Sì #SiamoQuesti e non potremmo essere più fieri di essere questi. L’età media degli azzurri in campo a Varese era di 26 anni quindi, i 12 di Sacchetti, erano gli stessi ragazzini che 13 anni fa si sono visti strappare un sogno alle 5 di mattina in tv, da Saitama. Ed è per questo che all’Enerxenia Arena festeggiavano e cantavano sulle note di Ligabue: “Non si può sempre perdere, per cui giochiamoci”. E adesso è il loro momento di giocare, è il nostro momento. Perché siamo tutti la Nazionale del 2006 e, da oggi, siamo la Nazionale del 2019.
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