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Passi o non passi? Come l'intepretazione della regola può cambiare il corso di partite e campionati

Marco Barzizza

Aggiornato 17/08/2017 alle 21:55 GMT+2

Il canestro allo scadere di Irving contro i Warriors, il tiro decisivo di Young con OKC: momenti e infrazioni non fischiate che hanno determinato risultati. In Nba non ci si fa caso e la Lega si salva con le scuse a fatto accaduto. Ci interroghiamo sulla diversa intepretazione della regola stessa, che in area Fiba non è così permissiva.

Kyrie Irving (Cleveland Cavaliers) déborde Klay Thompson (Golden State Warriors)

Credit Foto AFP

Palesi, eccessivi, determinanti. Questo sono i “passi” nel mondo Nba. Un'infrazione che diventa sempre più evidente col passare degli anni e che allarga sempre più la forbice su come la regola stessa viene interpretata al di qua e al di la dell'oceano. Regola che, se tale fosse, sarebbe uguale nello sport a livello mondiale e che invece concede agli atleti “americani” (chiamiamoli così per comodità, anche se ci riferiamo chiaramente al solo mondo Nba) libertà che a quelli di area Fiba non sono permesse. “E' per lo spettacolo”, dicono. Certo, non v'è dubbio sul fatto che dare a un atleta già fisicamente più prestante (per natura) la possibilità di sprigionare meglio la propria potenza generi spettacolarità), hype (termine che piace tanto, soprattutto ai filoamericani) e mediaticità; ma è altrettanto vero che la differenza su come la regola viene interpretata e sanzionata – proprio perché ufficialmente diversa – in Europa (FIBA) dà a chi gioca, ma soprattutto guarda la pallacanestro, una versione alterata delle situazioni di gioco.
Andiamo con esempi chiari, per rendere la materia più masticabile anche a chi non ne è del mestiere. Partiamo dalla fine, dall'ultimo clamoroso caso di passi, questa volta giustamente sanzionato.
Qui Russell Westbrook passeggia allegramente con la palla in mano prima di palleggiare: 5 (forse 6, c'è chi ne conta 7) passi sereni verso la metà campo, fischio degli arbitri e faccia stupefatta del possibile futuro Mvp come a dire: “Ah, sono passi”? Una giusta e doverosa interpretazione da parte degli arbitri, che però spesso lasciano ai giocatori delle libertà che anche in un regolamento che prevede due passi dopo aver raccolto il pallone sembrano onestamente eccessive.
Un giocatore può fare 2 passi legali dopo la raccolta del pallone
Prima di mostrare altri esempi clamorosi, spieghiamo dove differiscono le regole. La Fiba dice che: “Il piede perno (ossia il primo appoggio da quando viene fermato il palleggio) deve essere determinato nel momento in cui il giocatore raccoglie il palleggio, mettendo la mano sotto il pallone o trattenendolo su una o entrambe le mani”. L'Nba invece: “Un giocatore può fare 2 passi legali dopo la raccolta del pallone, che avviene quando prende la sfera con 2 mani o ne mette una sotto la stessa”. Una sostanziale differenza che fa storcere il naso ai puristi europei.
Guardate qui:
Siamo di fronte a uno degli esempi più gravi di infrazione non fischiata. Nick Young, guardia dei Los Angeles Lakers, controlla il pallone – peraltro destinato a un compagno – e, senza palleggiare, compie 6 passi prima di lasciare andare il tiro. Infrazione netta, palese, ma non fischiata al momento; se non che poi la Lega – come spesso accade – si sia scusata dell'errore. Eppure quel tiro di Young è valso la vittoria allo scadere di LA su OKC, determinando pertanto un risultato che, a fischio regolamentare, sarebbe stato diverso. Se in questo video osservate bene però, nessuno sulla panchina dei Thunder si scandalizza o chiama l'infrazione, perché è chiaro che per loro, anche un visibile errore arbitrale come questo sia ammissibile. La questione è lunga e divide spesso gli amanti dell'uno o dell'altro modo di interpretare la regola, ma qui vogliamo soffermarci sul fatto che se di regola si parla, andrebbe per definizione essere rispettata.
In questo video montato dalla strepitosa trasmissione Shaqtin a Fool - che prende in giro in modo scherzoso e irriverente gli errori dei giocatori in campo - una serie di infrazioni (legate alla stagione passata) non fischiate, che farebbero gridare allo scandalo qualsiasi arbitro/giocatore/addetto ai lavori di stampo Fiba, ma che oltre l'oceano, al di là di qualche sterile lamentela nemmeno troppo convinta, non vengono quasi considerate (se non come detto, con le scuse, a danno fatto, della Lega).
Arriviamo al caso che forse più ha diviso nell'ultimo periodo, per importanza della partita e per mediaticità della stessa. Parliamo della sfida di Natale tra le finaliste della passata stagione: Golden State Warriors e Cleveland Cavaliers.
Kyrie Irving decide la partita con questo canestro: un movimento, il giro e tiro senza palleggio nel mentre, che fino a qualche anno fa era consentito anche in area Fiba, poi regolamentato perché “portava troppo vantaggio a certi atleti” (con riferimento palese agli americani che con quel passo in più senza dover mettere la palla per terra guadagnavano metri in avvicinamento al canestro). Nessuno in campo e a bordo dello stesso si è lamentato dell'infrazione, che peraltro in questo caso - stando alle regole Nba - non andava fischiata. Ma un movimento del genere in Europa sarebbe passi. A noi fa storcere la testa, ma “da regolamento” è tutto ok.
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2016, LeBron James, Kyrie Irving, NBA, LaPresse

Credit Foto LaPresse

Il punto è: il canestro di Irving è valido per le regole Nba, niente da dire. Ma come possiamo considerare la pallacanestro uno sport uguale ovunque se in due parti del pianeta una regola – la stessa, ma interpretata diversamente - modifica così tanto la struttura stessa del gioco e, di conseguenza, dei risultati? Per chi allena dei bambini, che ovviamente guardano la tv e pertanto l'Nba, come crescerli nel rispetto di regole che poi vedono applicate diversamente quando guardano e ammirano gli atleti in tv? La risposta, direte voi, è fin troppo semplice: sono effettivamente sport diversi, vanno insegnate regole diverse e fatte rispettate. Certo, ma confutiamo: non sarebbe più corretto uniformare le regole di qua e di là dall'oceano per avere – quando i due mondi vengono a confrontarsi in competizioni come Olimpiadi o Mondiali – un giudizio comune? Se è vero che l'azione di Irving è buona, la permissività con cui si consente a movimenti come quello di Young e tutti gli altri che abbiamo mostrato (non sanzionati), di decidere le partite è decisamente eccessiva.
Ragionamento visionario? Provate a pensare quante partite Nba avrebbero avuto risultati diversi (anche molto importanti), se i passi (quelli giusti, anche in America) fossero stati correttamente sanzionati.
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