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Basket, NBA: le 5 domande sullo scambio di James Harden ai Brooklyn Nets

Davide Fumagalli

Aggiornato 14/01/2021 alle 14:34 GMT+1

L'NBA è stata "sconvolta" dallo scambio che ha portato James Harden ai Brooklyn Nets dove formerà un super trio con Kevin Durant e Kyrie Irving. Una trade che porta a farsi diverse domande su come ne escono gli stessi Nets, su come riuscirà coach Steve Nash a trovare la chimica e sul perchè il Barba abbia insistito per lasciare gli Houston Rockets.

James Harden ai Brooklyn Nets

Credit Foto Eurosport

James Harden ce l'ha fatta: ha lasciato gli Houston Rockets e proseguirà la propria carriera NBA ai Brooklyn Nets come tanto desiderava e aveva fatto intendere ben prima del training camp. Dopo nemmeno un mese di regular season, gli Houston Rockets hanno accelerato i tempi per intavolare uno scambio, la situazione era diventata insostenibile e così la telenovela ha avuto il suo finale, a primo impatto abbastanza lieto per tutte le parti coinvolte, comprese Indiana Pacers e Cleveland Cavaliers. Inevitabile però porsi dei quesiti su come si è arrivati a questo scambio e sul futuro immediato degli stessi Nets.

1 - I Brooklyn Nets si sono davvero rafforzati con l'arrivo di James Harden?

Per quanto si sia presentato in pessime condizioni fisiche al via di questa stagione, e al netto delle sue "abitudini" fuori dal campo con la grande passione per locali notturni e strip club, il Barba resta uno dei primi 10 giocatori dell'NBA attuale e probabilmente il miglior attaccante in assoluto (capocannoniere nelle ultime tre stagioni a oltre 30 punti di media). Per cui sì, sulla carta si sono rafforzati, anche perchè i Nets hanno un roster lungo a prescindere dalle partenze dei giovani LeVert e Allen (più Prince e Kurucs), per cui almeno a livello numerico non sono più deboli.
Fanno un upgrade passando da LeVert, comunque buono, a James Harden, mancherà però la presenza a centro area di Jarrett Allen, centro in notevole crescita. Non è escluso quindi che Brooklyn torni sul mercato per provare a prendere un altro pivot da affiancare a DeAndre Jordan. Guardando più a lungo termine, i Nets hanno ceduto una caterva di scelte al Draft ma il valore di queste pick dipenderà dai risultati dell'attuale squadra e di quanto durerà negli anni, per cui si potrà emettere un giudizio soltanto in futuro.

2 - Come Steve Nash riuscirà a far convivere Harden, Irving e Durant?

Qui arriva il difficile perchè è vero che i Nets hanno tanto, tantissimo talento, però tutta questa qualità va amalgamata nel modo giusto e toccherà a coach Steve Nash e al suo staff che comprende Mike D'Antoni, riuscire a indovinare la chimica ideale. Il dubbio non sembra tanto l'accoppiata Harden-Durant, bensì come gestire il Barba e Kyrie Irving, due guardie che danno il meglio di sè con la palla in mano, gestendo il possesso in prima persona e attaccando "tenendo in scacco" non solo la difesa avversaria ma anche i propri compagni.
Anche KD è un giocatore che dà il meglio giocando di puro isolamento ma è certamente più duttile, non ha bisogno di iniziare l'azione con la palla in mano e poi ha già dimostrato di poter convivere con altre stelle, quando si è trovato ai Warriors con Stephen Curry e Klay Thompson. Viceversa Irving mal digeriva giocare con un'altra presenza ingombrante con la palla in mano - vedasi LeBron James a Cleveland -, per cui si può immaginare che Nash cercherà di tenerli il più possibile separati: i "Big Three" giocaranno all'inizio e alla fine delle partite, mentre nel mezzo Harden e Irving saranno la stella del secondo quintetto con i panchinari. Molti dubbi riguardano la difesa perchè sia Kyrie, sia il Barba, sono conosciuti come pessimi difensori: in realtà va detto che Harden era considerato un ottimo specialista ai tempi di OKC e che queste caratteristiche siano venute meno a Houston, dove era il faro dell'attacco. La difesa è una questione mentale, di voglia, di sacrificio: non è detto che pur di vincere e far andare bene le cose, Harden torni anche un difensore per lo meno decente.
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James Harden e Kevin Durant all'All Sar Game NBA 2019

Credit Foto Getty Images

3 - Perchè Harden ha insistito proprio per andare a Brooklyn?

Arrivato a 31 anni e con diversi successi personali in bacheca come anche un titolo di MVP, il Barba sente il bisogno di vincere a livello di squadra, vuole l'anello di campione NBA e a Houston non c'erano più le condizioni per provarci. I Brooklyn Nets con Irving e Durant sono la formazione meglio attrezzata sulla carta per andare fino in fondo nella Eastern Conference, senza dimenticare che Brooklyn significa New York, le luci della Grande Mela, la ribalta a livello planetario e mediatico. In più Brooklyn è glamour, è il quartiere più di moda della stessa New York e tutti sanno come Harden sia molto attento a queste dinamiche extra campo (senza tornare sul discorso locali e strip club...).
E poi c'è l'amicizia con Kevin Durant, mai nascosta e sempre tenuta viva, un rapporto nato agli Oklahoma City Thunder con cui i due hanno giocato le Finals 2012 perse coi Miami Heat, le uniche in carriera per il Barba. Pochi mesi dopo quelle finali i Thunder decisero di cedere Harden agli Houston Rockets esclusivamente per motivi salariali, e da lì è storia, col Barba che è diventato quello che conosciamo tutti. Inoltre con KD e con Irving il Barba ha condiviso i successi con la nazionale americana: era nella spedizione che vinse l'oro a Londra 2012 (con Durant), mentre con Kyrie trionfò da protagonista nei Mondiali 2014 in Spagna.
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James Harden e Kyrie Irving con Team USA ai Mondiali FIBA 2014 in Spagna

Credit Foto Getty Images

4 - Perchè i Rockets hanno deciso di scambiare adesso James Harden?

L'ultima stagione era finita male ai Rockets, fuori 4-1 ai playoff contro i Lakers, con coach Mike D'Antoni e il general manager Daryl Morey sicuri partenti, e con uno spogliatoio pronto ad esplodere, tutti contro tutti e tanti contro lo stesso Harden. Il Barba aveva chiesto di essere ceduto, la sua esperienza in Texas era finita e ben prima del via della regular season si erano sparse le voci sulla sua volontà di cambiare aria, con i Nets in cima alle preferenze.
Poi, quando è stato il momento di iniziare la nuova stagione, Harden si è unito ai Rockets con diversi giorni di ritardo, passati soprattutto a Las Vegas tra feste e slot machines, e con una forma fisica inaccettabile, palesemente sovrappeso. La gara persa contro i Lakers di due notti fa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, con Harden che ha detto alla stampa: "Amo Houston, ho fatto tutto il possibile, ma questa situazione non si può risolvere". I Rockets col GM Rafael Stone hanno accelerato le trattative per cederlo e in poche ore si è intavolata la trade. Anche perchè Harden era stato scaricato dai compagni Wall "Di certo non è stato il miglior rapporto possibile", e Cousins "La sua mancanza di rispetto verso tutti noi è iniziata ben prima di queste ultime parole. L’approccio che ha avuto al training camp, l’essere arrivato qui completamente fuori forma, i suoi comportamenti fuori dal campo...".

5 - C'erano soltanto i Nets in corsa per avere Harden?

No, ovviamente no quando sul mercato diventa disponibile un giocatore del calibro di Harden. Ci hanno pensato i Boston Celtics, i Miami Heat, persino i Portland Trail Blazers e i Denver Nuggets, ma oltre ai Nets sono stati i Philadelphia 76ers la franchigia più vicina al Barba. Primo perchè i Rockets mai lo avrebbero ceduto a squadre della stessa Conference, secondo perchè i 76ers avevano una stella giovane come Ben Simmons e due ragazzi di enorme potenziale come Matisse Thybulle e Tyrese Maxey su cui poter ricostruire. Però Phila, diretta da Daryl Morey, ex plenipotenziario dei Rockets ed ex "capo" di Rafael Stone, attuale GM di Houston, deve aver ritenuto eccessiva la richiesta dei texani per Harden e ha preferito non smontare una formazione che prima del rallentamento per i casi di Covid stava viaggiando in maniera importante ai vertici dell'Est.
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