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Gallinari: "La mia carriera in NBA senza infortuni sarebbe stata diversa, ma sono ancora qua"

Marco Barzizza

Aggiornato 06/05/2020 alle 13:26 GMT+2

L'ala degli Oklahoma City Thunder è intervenuta in diretta a Basket dalla Media, ripercorrendo la carriera e parlando di compagni e Nazionale: "Niente scuse. C'è da dire anche che tutti insieme abbiamo giocato poco e che abbiamo sempre incontrato avversarie fortissime".

Chris Paul e Danilo Gallinari - Oklahoma City Thunder 2020

Credit Foto Getty Images

Danilo Gallinari, ala degli Oklahoma City Thunder e perno della Nazionale italiana, ha partecipato alla diretta condotta da Marco Barzizza sul profilo Instagram di Basket dalla Media, ripescando alcuni avvenimenti e aneddoti del suo passato, fin dalla partenza in A2 a Pavia, anno di lancio della sua carriera. Una strada intralciata tante, troppo volte dagli infortuni, a cui Gallo però ha saputo sempre reagire, cambiando logicamente il modo di ascoltare il suo corpo. Oggi Danilo è un cresciuto, vive a Oklahoma City dove gioca per i Thunder e, in questo momento di lockdown, sente una gran mancanza dell’Itaia.
Mi manca tanto, soprattutto perché non essendo in stagione ed essendo una situazione molto strana mi fa pensare ancora di più. Quindi è ancora più tosta.
Difficile fare previsioni per tutti, anche per lui e per il campionato NBA, dal quale aspetta notizie ogni giorno senza che queste arrivino.
Le sensazioni devono essere positive: è un momento che dobbiamo passare e passeremo anche se non so quando e non so come sarà la gestione di seconda e terza fase, ma lo passeremo. Per quanto riguarda la stagione: su una possibile ripresa ho sensazioni negative, però non lo so. Ogni giorno mi sveglio sperando di avere qualche notizia dall’NBA ma chiaramente per un po’ non arriveranno.
Prima della NBA però c’è stato un importante passato in Italia e nel nostro campionato. La Serie A per Danilo iniziò nel 2005, da Pavia.
Ho dei ricordi bellissimi di quell’esperienza, soprattutto a livello umano: se alle elementari ricordo che il 4° anno era stato il più bello, anche alle superiori il 4° anno era stato speciale. Ero passato da Codogno a Pavia, quindi città più grossa, conoscevo tante persone e poi era il mio primo anno in A2, tante cose nuove. Un anno molto intenso. A livello scolastico mi sono trovato molto bene, sento ancora qualcuno.
Un anno, quello, che è stato l’inizio di una carriera che l’ha portato a essere un giocatore di riferimento anche nella lega più importante del mondo: la NBA.
Avevo fatto tutto il girone di andata poi per infortunio ho saltato il ritorno, ma sarebbe stato bellissimo se avessi fatto anche quello. Ci siamo giocati i playoff con l’ultimissima partita in casa e magari, se avessi giocato anche il ritorno, li avremmo potuti raggiungere.
Peppe Poeta dice di lui che senza tutti gli infortuni sarebbe potuto essere tra i primi europei di sempre in NBA, nell’Olimpo insieme a Nowitzki e Petrovic.
Sono d’accordo con lui (ride, ndr). Gli infortuni sono l’ostacolo più grosso che un atleta deve superare, mi hanno intralciato molto la strada, l’hanno cambiata, ma nonostante tutto sono ancora qua. Ringrazio Peppe per le belle parole, ne avrei tante anche io per lui dopo 10 anni di stanza condivisa in Nazionale alle spalle. Gli voglio tanto bene, è uno dei miei migliori amici.
Nella chiacchierata esce anche un aneddoto con Poeta.
Quando era alle superiore, in 3a diventò rappresentate d’istituto, che di solito lo fanno quelli di 5a. La sua campagna aveva un titolo: Bacia ad occhi chiusi, vota ad occhi aperti, e così diventò rappresentate d’istituto. Il re della scuola in pratica.
La carriera NBA del Gallo l’ha visto cambiare diverse franchigie e sono tantissimi i grandi giocatori con cui ha condiviso partite e stagioni. Tante anche le star, tra cui Chris Paul, playmaker attualmente compagno a OKC. Ma quanto è importante per un giocatore come Danilo avere accanto una mente cestistica di un certo tipo?
E’ fondamentale. Riesco ad adattarmi a diversi tipi di playmaker, ne ho visti diversi, però se c’è uno che vede bene il gioco a me semplifica la vita. Avere un giocatore che crea per poi darmi la palla libero da 3 punti e tirare piedi per terra non è facile, ma ad esempio con Chris Paul ci riesco spesso. Lui mi trova sul campo e automaticamente questo mi rende le cose molto più semplici.
E a proposito di superstar, un pensiero su Tracy McGrady, giocatore incontrato in parabola discendente a New York.
Ricordo T-Mac a New York. Era già in parabola discendente ma comunque aveva una grande personalità. Uno così si sente sempre, soprattutto in campo, visto che fuori non parlava molto.
Il 2020 anno nefasto per i cestisti e gli amanti della palla a spicchi. Prima della pandemia e del lockdown, la scomparsa in gennaio di Kobe Bryant è stato un duro colpo, anche per Danilo.
Di lui mi ricordo i 61 punti che segnò al Madison Square Garden, il record. Fu una cosa allucinante. Bello anche da vedere dalla panchina in quelle situazione. E’ strepitoso vedere un giocatore che entra in ritmo così e domina in quel modo le partite. Quando ho saputo della sua morte ho cercato di non crederci per qualche giorno, poi quando nella mia testa è diventato realtà è stata tosta. Non sapevo come commentare, cosa pensare, senza parole.
Dopo tanti anni nella lega americana, Gallo conferma come ciò che stupisce ancora più di tutto sia la predominanza fisica dei tanti campioni che ha incontrato da compagno e avversario, tra cui ha ovviamente dei prediletti.
E’ spaventoso il dominio fisico che molti di loro hanno. Quando dicono che questi saltano e corrono più della media, è effettivamente così. I giocatori che mi hanno sempre colpito maggiormente sono Kobe, LeBron e Kevin Durant, che segna con una facilità e una pulizia di movimento incredibili.
In 14 anni di NBA Gallinari è cresciuto, così come hanno fatto l’NBA stessa e il gioco, sempre meno fatto per i centri vecchio stile.
Strutturalmente la lega è diventata più globale, anche nelle attività che fa in estate extra pallacanestro. In campo il gioco è cambiato. Io sono entrato che ancora si giocava con i due lunghi e noi a New York con Mike D’Antoni giocavano già come si gioca adesso. Oggi i due lunghi non li usa più nessuno. Tutti i centri fanno pick’n roll, sono atletici, schiacciano, sono pochi quelli che prendono palla in post e fanno 1vs1.
E’ cambiato, obbligatoriamente, anche il modo di allenarsi nella ripresa dai vari infortuni.
Ho cominciato a fare esercizi e routine che prima non facevo. C’è un’attenzione al mio corpo maggiore, mi conosco meglio e devo stare molto più attento. Ci sono cose che posso e non posso fare.
Tra le domande giunte dai fan all’ascolto della diretta, eccone una relativa a due compagni di Nazionale, Belinelli e Melli, mai però compagni di club o franchigia; cosa che al Gallo non dispiacerebbe accadesse.
Sarebbe bello giocare in un club insieme o anche in NBA, come lo facciamo d’estate in Nazionale.
E per restare in tema Nazionale, immancabile un riferimento alla “Nazionale più forte di sempre”, che però è rimasta a secco in occasione di Europei e Mondiale.
I vincenti trovano soluzioni e non scuse; già trovarle dà fastidio. C’è da dire però che in Nazionale tutti assieme abbiamo giocato poco. Un’estate non c’ero io, un’altra non c’era Beli, il Mago o Gigi. Abbiamo fatto un decennio dove anche le altre squadre erano fortissime: la Spagna con 8 giocatori NBA, la Francia anche, per non dimenticare la Grecia. Noi eravamo forti, ma lo erano anche gli altri.
Tra i ricordi ripercorsi da Danilo, ci sono anche i momenti esaltanti e deludenti di una carriera purtroppo condizionata da troppi infortuni.
Ce ne sono stati tanti dalle giovanili in poi, però l’arrivo in NBA è stato pazzesco. Tanto esaltante quanto deludente a causa del primo infortunio alla schiena che mi ha fatto giocare solo 28 partite la prima stagione. Ci sono degli stereotipi legati ai giocatori europei e non farsi vedere subito il primo anno non aiuta; se già la prima stagione fai qualcosa di importante ovviamente la situazione cambia. Qui funziona molto a etichette.
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Luka Doncic 2020

Credit Foto Eurosport

Quelle che sono state messe anche su Luka Doncic, che fin dal suo arrivo in NBA ha colpito tutti.
Non pensavo dominasse così anche in NBA, invece lo fa. Gioca con grande confidence, non è uno che salta, schiaccia, corre, ma riesce ad andare al suo ritmo, è estremamente tecnico, è bravo a usare il corpo – nella sua posizione è molto grosso rispetto ai pari ruolo – un giocatore incredibile. Però noi contro Dallas abbiamo vinto e gli ho rubato palla (dice ridendo, ndr).
Altro cenno ormai d’obbligo in ogni contatto con Gallinari è quello relativo all’Olimpia Milano, squadra del cuore dove ha militato e dove vorrebbe chiudere la carriera.
Finire a Milano sarebbe bello, vediamo cosa succederà.
Suo compagno l’anno scorso ai Los Angeles Clippers è stato anche quel Milos Teodosic che quest’anno ha fatto faville in maglia Virtus Bologna. Perché non è riuscito a rendere in NBA?
Si è infortunato subito e poi giocava da cambio e uno come lui abituato a giocare da titolare faceva fatica. Poi fisicamente è andato incontro a un gioco estremamente fisico: trovava avversari più grossi, guardie e play che saltano e corrono a cui è difficile stare dietro. Ha sofferto tutto questo ma ha fatto delle partite in cui ha dominato, mi ricordo gare con 6/7 triple, assist dietro la schiena, in cui ha fatto cose alla Milos.
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L'appello di Gallinari: "Aiutiamoci tutti come se fossimo in una grande squadra, restiamo a casa"

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