Kareem Abdul-Jabbar: "Il virus del razzismo che infetta l'America è molto più letale del COVID-19"
Aggiornato 01/06/2020 alle 23:28 GMT+2
Anche Kareem Abdul-Jabbar, leggenda NBA con le maglie di Milwaukee Bucks e Los Angeles Lakers, fa sentire la propria voce sul caso George Floyd: "Essere neri in America significa doversi barricare in casa per il resto della vita, perché il virus del razzismo che sta infettando il Paese è molto più letale del COVID-19".
Kareem Abdul-Jabbar non è stato soltanto uno dei giocatori più dominanti della NBA a cavallo tra gli anni '70 e '80, con i 6 anelli vinti tra Milwaukee e Los Angeles, sponda Lakers. Kareem, al secolo Lew Alcindor, nome di battesimo prima della conversione all'Islam, ha saputo unire alla sua straordinaria carriera sportiva anche una cultura e interessi sconfinati, che lo hanno reso uno degli esponenti più importanti della comunità afroamericana. Immancabile il suo intervento a sostegno dei movimenti di protesta sorti in seguito alla morte di George Floyd, in cui paragona il razzismo a un virus molto più cattivo e letale della pandemia di coronavirus che sta duramente colpendo anche gli Stati Uniti in questi mesi. Ecco i passaggi principali della lettera aperta pubblicata sulle pagine del Los Angeles Times.
"Gli afroamericani sono abituati a un razzismo istituzionale nel campo dell'educazione, del sistema giudizario e del lavoro. E nonostante cerchiamo di aumentare il livello di consapevolezza delle nostre difficoltà, l'ago della bilancia stenta ancora a muoversi. Il coronavirus ha reso la situazione ancora più difficile, perché i neri muoiono in percentuale molto più alta dei bianchi, sono i primi a perdere il posto di lavoro e vedono i loro diritti di voto limitati dai Repubblicani. Mentre le viscere del razzismo istituzionale vengono alla luce, sembra che si sia aperta la caccia all'uomo nero. E, semmai ci fosse stato qualche dubbio, i tweet del presidente Trump confermano lo spirito attuale, perché bolla i protestanti come delinquenti e saccheggiatori".
"Vero, le proteste sono spesso utilizzate come scusa da qualcuno soltanto per creare disordine. Non vorrei mai vedere negozi svaligiati o dati alle fiamme. Ma gli afroamericani vivono in palazzi in fiamme da tanti anni, tossiscono per il fumo mentre il fuoco si avvicina sempre più. Il razzismo, in America, è come la polvere nell'aria. Sembra invisibile finché non lasci entrare i raggi del sole da una finestra. Allora lo si può vedere ovunque. In questo momento, il problema più grande per la comunità nera non è controllare se i protestanti mantengono le distanze di sicurezza o se qualche disperato ruba una t-shirt da una vetrina o dà alle fiamme una stazione di polizia. Il problema è che i loro figli, mariti, fratelli e padri possono essere uccisi da poliziotti, o presunti tali, soltanto perché sono usciti di casa per una passeggiata, una corsa, o un giro in macchina. O se essere neri significa doversi barricare in casa per il resto della vita, perché il virus del razzismo che sta infettando il Paese è molto più letale del COVID-19".
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