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Basket, NBA: il fallimento dei Los Angeles Lakers: LeBron James è solo, gli infortuni di Davis e l'equivoco Westbrook

Davide Fumagalli

Pubblicato 06/04/2022 alle 11:58 GMT+2

BASKET, NBA - Con la sconfitta della notte coi Suns, la 48esima della stagione, i Los Angeles Lakers sono eliminati anche dal Play-In. Un fallimento in piena regola per una squadra costruita per dare l'assalto al titolo: gli infortuni di Anthony Davis, la chimica mai sbocciata con Westbrook e un roster anacronistico, fanno così che il dito vada contro LeBron James, pur con numeri da MVP.

Davis, Westbrook e LeBron James coi Lakers 21-22 - Opinion

Credit Foto Getty Images

Un disastro, un fallimento, non ci sono molti altri termini che possono descrivere questa stagione dei Los Angeles Lakers. Il tutto amplificato dall'essere i Lakers, dal giocare a Los Angeles e dall'avere a roster il giocatore più forte e allo stesso tempo divisivo degli ultimi 20 anni, LeBron James. La sconfitta della notte contro i Phoenix Suns, e il contemporaneo successo degli Spurs con Denver, hanno sancito la matematica eliminazione dei gialloviola dai playoff visto che non faranno nemmeno il Play-In, il massimo a cui potevano ambire.
Poco, anzi pochissimo, per una franchigia che ha vinto il titolo nel 2020 e che nella scorsa offseason aveva assemblato un roster sulla carta competitivo: certamente la presenza di James e Davis, l'aggiunta di Westbrook, l'innesto di veterani dal passato importante come Howard, Rondo, Carmelo Anthony e Ariza, e la firma di giovani con fame come Monk e Nunn, aveva alzato a dismisura le aspettative, tanti addetti ai lavori avevano messo in pole position i gialloviola e già ci si immaginava una potenziale finale NBA coi Nets di Durant, Irving e Harden, i "Lakers dell'Est".
Nulla di tutto questo purtroppo perchè da fine gennaio in avanti, la stagione non certo brillante dei Lakers è andata completamente a rotoli, fino al ko coi Suns, il 48esimo di questa regular season, il massimo nella carriera di LeBron che per la quarta volta non farà i playoff: era successo nelle prime due stagioni nella Lega con Cleveland, 2004 e 2005, è successo coi Lakers nel 2019 e nel 2022.
L'ultima volta che i gialloviola sono stati al 50% di record era il 26 gennaio, quando vinsero ai Brooklyn coi Nets ed erano 24-24 (sono stati al massimo per 3 gare sopra quota .500, 16-13 a dicembre 2021): da quel momento hanno vinto soltanto 7 delle successive 31 partite (7-24), e hanno striscia aperta di 7 sconfitte di fila.

Oneri e onori per LeBron James

Numericamente la stagione del Re è stata ancora una volta clamorosa, ancor di più se consideriamo che ha 37 anni ed è alla 19esima annata in carriera. Ha superato Karl Malone al secondo posto dei marcatori NBA All-Time, è andato due volte oltre quota 50 punti, ha piazzato svariate triple doppie, sta viaggiando a 30 punti, 8 rimbalzi e 6 assist di media ed è in corsa per la corona di capocannoniere. Purtroppo però James è apparso davvero troppo solo, non è riuscito a costruire quella chimica di squadra necessaria per sopperire alle assenze e lui per primo non ha saputo indicare la via.
Essendo totalmente divisivo, i detrattori puntano il dito contro di lui e lo riempiono di critiche: più concentrato sui suoi interessi fuori dal campo, sulla vita a Los Angeles, sul futuro e il voler giocare col figlio Bronny, e soprattutto sul fatto che lui e il suo agente Rich Paul siano i veri gestori della franchigia, quelli che hanno assemblato il roster e preso decisioni, su tutti lo scambio per prendere Westbrook e la firma di tanti, forse troppi, veterani. Dulcis in fundo, un amore mai sbocciato con il tifo Lakers che non perde occasione per attaccarlo quando le cose non vanno e bene.

Gli infortuni di Davis e l'equivoco Westbrook

Tante, troppe cose, non sono andate nella stagione dei Lakers. Facile sparare addosso a Russell Westbrook, voluto fortemente da James e Davis, e arrivato via trade da Washington per Caldwell-Pope e Kuzma sostanzialmente, due che c'erano nell'anno del titolo 2020. L'inserimento di Russ non è praticamente mai riuscito per il suo tipo di gioco anacronistico e per i suoi limiti difensivi, aggiunti ad una squadra con tanti pessimi difensori, Anthony e James compresi. Le sue brutte percentuali al tiro e le sue figuracce hanno fatto il resto, poi gli screzi con coach Vogel hanno fatto implodere lo spogliatoio. Già, perchè Frank Vogel, più volte sul punto di essere cacciato, sapeva bene che per essere competitivi servivano altri giocatori, ma le alternative erano poco o nulla.
E poi gli infortuni, tantissimi, soprattutto a colpire Anthony Davis, il "secondo violino" dei Lakers ma il primo per importanza vista l'incidenza sui due lati del campo. "L’obiettivo di questa squadra era vincere il titolo ed eravamo convinti di avere tutto quello che serviva. Poi gli infortuni si sono messi di mezzo e hanno fatto la differenza nella nostra stagione. Voglio dire, abbiamo più quintetti iniziali che vittorie (39 a 31, ndr)", le parole di AD, in campo soltanto per 40 delle 79 gare giocate. Purtroppo la sua assenza è l'ago della bilancia e lo dimostra il fatto che, da giocatore piuttosto fragile e spesso incline agli infortuni, non abbiamo avuto nulla, nemmeno un raffreddore, nella stagione del titolo nella bolla.
Secondo Davis gli infortuni sono la chiave anche per la mancanza di chimica sul parquet: "Non è possibile competere per il titolo se i tuoi tre migliori giocatori non stanno abbastanza tempo insieme in campo. E con noi tre a tutta, pensavamo davvero di poter essere speciali. Sono convinto che se io e LeBron avessimo giocato tutta la stagione insieme, come nella squadra da titolo del 2020, avremmo potuto essere speciali. Vorrei avere la chance di dimostrarlo". Oltre a Davis e a LeBron, i Lakers non hanno mai avuto a disposizione Kendrick Nunn e non sono nemmeno riusciti a fare delle mosse sul mercato non avendo scelte al Draft e "merce" interessante da mettere sul tavolo.

Quale futuro per i Lakers?

Con James, Davis e Westbrook assieme i Lakers hanno giocato soltanto 21 partite, con un record di 11 vinte e 10 perse. Un bilancio positivo ma non per forza incoraggiante, non indicativo per poter dire che i gialloviola con loro sempre assieme in campo sarebbero stati da titolo. Da qui però bisognerà ripartire perchè James e Davis sono sotto contratto (82 milioni complessivi in due), e perchè Westbrook farà quasi certamente scattare la player option e resterà guadagnando i 47 milioni di dollari del suo ultimo anno.
Russ non è scambiabile, nessuno vuole prendersi quel salario e quel giocatore, e inoltre non sembra verosimile che i Lakers possano scambiare Davis, troppo legato a LeBron. La mossa più semplice e immediata sarà separarsi da coach Frank Vogel e cercare un nuovo allenatore (sono usciti i nomi di Snyder, Rivers, Clifford, Rambis e Mike Brown), ma questo rischia di cambiare poco o nulla se il nucleo della squadra resterà intatto. Poi bisognerà assemblare un nuovo roster da zero, quasi tutto con giocatori al minimo salariale vista l'incidenza di LeBron, Davis e Russ in termini salariali.
In sostanza, se il presente è drammatico con la mancata partecipazione al Play-In, il futuro non è così rassicurante. Servirà qualche magia in offseason per raddrizzare le sorti di questi Lakers e chissà cosa si inventerà la premiata ditta LeBron James-Rich Paul per rivoltare la frittata. Sì, James-Paul, perchè un altro dei gravi problemi è che nè la famiglia Buss, nè il general manager Rob Pelinka, vengono identificati come le sedi del potere e delle decisioni in casa gialloviola. Ma questa è un'altra storia ancora di quel reality show che sono da sempre gli LA Lakers.
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