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Basket, NBA: Irving, Beal e quel 10% di giocatori non vaccinati. Regole ferree e stipendi non pagati

Davide Fumagalli

Pubblicato 30/09/2021 alle 15:21 GMT+2

BASKET, NBA - A meno di tre settimane dal via della regular season, è caldo il tema sui giocatori non ancora vaccinati per il Covid. Vero che il 90% si è sottoposto al siero, tra cui LeBron e Giannis, ma nel restante 10% ci sono stelle come Irving, Beal, Wiggins e Porter. Per questi ultimi previsti regole molto ferree e c'è il rischio che perdano parte dei loro stipendi.

Kyrie Irving e Bradley Beal in Wizards-Nets della stagione NBA 2020-21

Credit Foto Getty Images

A meno di tre settimane dal via della regular season, in NBA è caldissimo il tema legato al vaccino anti Covid e ai giocatori che per adesso hanno deciso di non sottoportsi al siero. Al momento, coi media day e i training camp pronti ad iniziare, il 90% dei giocatori sarebbe vaccinato secondo quanto riportato da The Athletic, ma ci sono situazioni molto particolari da seguire, anche perchè in alcune città come New York, San Francisco e Toronto, a questi stessi giocatori non sarebbe consentito di giocare e fare attività con la squadra senza il vaccino. I nomi che sono finiti sotto la lente d'ingrandimento sono quelli di Kyrie Irving dei Brooklyn Nets, di Andrew Wiggins dei Golden State Warriors, di Bradley Beal degli Washington Wizards e di Michael Porter Jr. dei Denver Nuggets.

Pro e contro il vaccino

Alcuni "nomi forti" hanno parlato apertamente del vaccino, da Giannis Antetokounmpo ("Io mi sono vaccinato. Volevo che fossimo tutti protetti, io e la mia famiglia. Il resto non mi importa molto, non giudico"), a LeBron James ("Io ero molto scettico, ma dopo aver fatto le mie ricerche ho deciso che fosse la cosa migliore da fare. L’ho fatto per la mia famiglia e le persone a me vicine"), mentre altri hanno chiaramente detto che per ora non sono tra i vaccinati.
Beal, stella degli Wizards, al media day ha detto chiaramente di non essersi vaccinato per motivi personali: "Non sento pressioni per farmi vaccinare. Non penso che voi possiate costringere qualcuno a fare cose che non vuole o a iniettarsi cose nel suo corpo". Kyrie Irving, che non era presente fisicamente al media day dei Nets ma ha parlato coi cronisti via Zoom, ha dribblato ogni domanda sul vaccino: "Onestamente, vorrei mantenere queste cose private. Sono prima di tutto un essere umano". Wiggins, che si è visto rifiutare un'esenzione per motivi religiosi dalla NBA, lui pure ha dribblato le domande dei cronisti mentre Porter, che a breve firmerà una ricchissima estensione che potrebbe portarlo a incassare 207 milioni di dollari in 5 anni, ha detto chiaramente: "Ho avuto il Covid due volte, non so come il mio corpo reagirebbe ad un vaccino. Però so già come il mio corpo reagisce al Covid, non voglio rischiare di iniettarmi qualcosa che potrebbe danneggiare il mio corpo".

Regolee ferree e perdita di soldi

Il commissioner Adam Silver e la NBA non hanno reso obbligatori i vaccini anti Covid, hanno lasciato che ci si adatti alle regole dei singoli stati americani. Però sono arrivate indicazioni importanti e precise dal portavoce Mike Bass: "Ogni giocatore che decide di non seguire le imposizioni locali riguardo ai vaccini non verrà pagato per le partite saltate". Questo vuol dire che ad esempio, Kyrie Irving e Andrew Wiggins sarebbero costretti a saltare oltre la metà delle gare di regular season, di certo tutte quelle in casa a New York e San Francisco, e perderebbero tantissimi soldi: 17.5 milioni nel caso della star dei Brooklyn Nets e 15.8 per l'ala dei Golden State Warriors (al loro delle tasse). Numeri che potrebbero aumentare se altre città o stati seguissero l'esempio della Grande Mela e di "Frisco".
Inoltre, questi giocatori non vaccinati, dovranno osservare un regolamento molto severo rispetto ai compagni:
  • Tamponi quotidiani (2 volte nei giorni di gara)
  • Niente pranzi/cene al chiuso coi compagni
  • Spogliatoi in zona diversa, ben lontani dagli altri
  • A 180 centimetri di distanza dagli altri nei meeting
  • Non possono lasciare casa o l'hotel se non per giocare
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