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Warriors fuori dai playoff: è la fine per la dinastia Curry-Green-Thompson? I 5 punti sul futuro di Golden State

Davide Fumagalli

Aggiornato 13/05/2023 alle 12:05 GMT+2

NBA - L'eliminazione per mano dei Lakers apre a considerazioni sul futuro dei Golden State Warriors. Dopo 4 titoli in 8 anni, c'è chi parla di dinastia al capolinea anche perchè Green può uscire dal contratto, il presidente Myers è in scadenza e i giovani non hanno reso, soprattutto Jordan Poole, diventato un corpo estraneo nello spogliatoio. Ma finchè c'è Stephen Curry, forse c'è speranza.

Steve Kerr: "Curry come Jordan, ormai non sorprende più"

1. Con l'eliminazione per mano dei Lakers gli Warriors abdicano dopo il titolo 2022. E' davvero finita la dinastia?

Dopo il titolo vinto nel 2022, i Golden State Warriors venivano visti come favoriti anche quest'anno ma la stagione è stata difficili tra infortuni, problemi e una chimica mai ritrovata, però hanno raggiunto l'obiettivo playoff e si sono arresi a una squadra più solida, pronta e coesa come i Lakers. Dinastia finita? Difficile da dirlo finchè c'è un giocatore generazionale come Stephen Curry che è stato l'ultimo ad arrendersi e una proprietà con a capo Joe Lacob che non pare impaurita dalla mole di luxury tax da pagare (oltre 400 milioni di $) per conservare la squadra competitiva. "Draymond. Klay. Steph. I nostri giocatori chiave hanno ancora tanto da offrire", ha detto Steve Kerr.

2. Draymond Green può diventare free agent in estate: va lasciato andare o resta un pezzo indispensabile al fianco di Curry?

Con Curry e Steve Kerr, Draymond Green è il giocatore barometro degli Warriors in tutti questi anni, l'uomo che dà equilibrio in difesa e in attacco, l'anima e il cuore del gruppo, nel bene e nel male. Alcuni episodi sono stati brutti, partendo dal pugno a Poole prima del via della regular season e arrivando al pestone a Sabonis, ma questa squadra, con questa strutturazione, non può prescindere dall'orso ballerino. In estate può uscire dal contratto o esercitare l'opzione da 27 milioni di dollari per il 2023-24: l'intenzione sembra quella di tenerlo, magari ridiscutendo un nuovo accordo, più lungo ma meno remunerativo (60/70 milioni per 3 anni?), viceversa le pretendenti non mancheranno per Green, soprattutto tra le contender come gli stessi Lakers dell'amico LeBron o i Dallas Mavericks. Dray però ha parlato chiaro dopo gara 6: "Voglio rimanere un Warrior per il resto della mia vita. Voglio continuare a rimanere al fianco dei ragazzi con cui ho sempre condiviso questo viaggio".

3. Molto gira attorno al contratto del presidente Bob Myers, in scadenza. Resterà? Altrimenti, chi lo sostituirà?

Se ne parla poco ma uno dei pilastri della dinastia è la figura di Bob Myers, general manager e presidente degli Warriors, l'uomo che di fatto ha messo assieme questo "Cirque du Soleil" nell'ultima decade. Myers è in scadenza di contratto il prossimo giugno, franchigie come i Clippers sarebbero pronte a fare carte false per averlo, e non è escluso che lui stesso voglia prendere una nuova strada, nuovi stimoli. Di certo una decisione arriverà a breve, sempre che non sia già stata presa, perchè bisognerà mettersi subito al lavoro per programmare il prossimo Draft e le scelte da fare sul mercato. L'intenzione della franchigia è ovviamente quella di tenerlo, altrimenti si punterà su una soluzione interna come l'ex giocatore Mike Dunleavy Jr., da tempo al fianco di Myers, come Shaun Livingston, o come i figli di Lacob, Kirk e Kent, che già ricoprono ruoli importanti nell'organigramma.

4. Altre decisioni importanti: l'estensione di Klay Thompson e il rinnovo a coach Steve Kerr. Scontate? O ci saranno sorprese?

Quelle relative a Green e a Myers non sono le uniche decisioni importanti da prendere. Una riguarda coach Steve Kerr che va in scadenza nel 2024: non ha mai dato segni di voler cambiare aria, adora allenare Steph Curry e la California è casa per lui, ma il tema va affrontato perchè non è salutare incominciare un nuovo anno con l'incertezza legata al contratto, anche se Kerr avrà un'estate comunque impegnativa da ct di Team USA in vista dei Mondiali in Asia tra fine agosto e settembre. E poi la questione Klay Thompson: ha ancora un anno di contratto a 43 milioni di dollari e in estate può discutere l'estensione. Chiaro che dopo due terribili infortuni l'altro Splash Brother non vale quei soldi, nella serie coi Lakers è stato un mezzo disastro (24 su 63 dall'arco, 10 su 36 nelle ultime quattro), e quindi la franchigia si aspetta di trovare un accordo al ribasso pur di continuare assieme. La volontà di Klay non pare quella di andare via ma nulla è scontato e bisognerà sedersi al tavolo e trattare.

5. Jordan Poole è il giovane di maggior talento ma divenuto un corpo estraneo. Va sacrificato? Cosa fare con Kuminga e gli altri giovani?

Jordan Poole è una bella gatta da pelare, inutile girarci attorno. Dopo la passata stagione sembrava essere il futuro designato delle franchigia e ha firmato un contratto importante (dalla prossima stagione passerà da 3 a quasi 29 milioni l'anno), ma quest'anno è stato molto altalenante e nei playoff è quasi sparito a suon di prestazioni pessime (1 su 17 da tre nelle ultime 5 gare coi Lakers), addirittura diventando un corpo estraneo nello spogliatoio. Inevitabile che il pugno subito da Green a inizio stagione qualcosa abbia rotto a livello di rapporti umani, ma in generale Poole ha perso posti nelle gerarchie con un atteggiamento che nemmeno a coach Kerr è piaciuto troppo. Rimane però un talento purissimo da 20 punti di media in stagione e l'unico creatore vero di gioco in alternativa a Curry, quindi non sarà semplice sacrificarlo sul mercato per dare respiro al monte salari e rifirmare veterani o pezzi utili al sistema come Donte DiVincenzo.
Anche la situazione legata a Jonathan Kuminga non è semplice: il talento di origini congolesi, numero 7 assoluta del Draft 2021, ha dato risposte importanti quando è mancato Wiggins ma nei playoff è sparito di nuovo e questo ha creato parecchi malumori. Il potenziale atletico di Kuminga è impressionante, il talento pure, ma le sue difficoltà confermano come il gioco di Golden State sia tutt'altro che semplice da apprendere: anche lui potrebbe essere sacrificato, però non si può dimenticare che Kuminga, come Poole e Moses Moody, rappresentano il futuro di un gruppo che è sostanzialmente nella fase finale della carriera.
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