Scatta l'NCAA: vi portiamo alla partita tra St. John's e Fordham. Come arrivare al campus e la festa sugli spalti
Pubblicato 05/11/2024 alle 08:00 GMT+1
NCAA - La stagione del College Basket si è aperta ufficialmente martedì 4 novembre e noi di Eurosport c'eravamo per l'esordio di St. John's, allenata da Rick Pitino, contro Fordham, alla Carnesecca Arena nel Queens, all'interno del campus dell'ateneo di New York. Un'esperienza particolare, un match vissuto in mezzo agli studenti, ma non solo, in un clima di festa con entusiasmo e tifo sfrenato.
La sfida NCAA tra St. John's e Fordham
Credit Foto Eurosport
CARNESECCA ARENA, QUEENS (NY) - Si apre ufficialmente la stagione del College Basketball NCAA che avrà il suo culmine con la March Madness, il torneo e la Final Four. Un "campionato" per gli studenti-atleti, sia per i Cooper Flagg che guarderanno con attesa al Draft NBA 2025, sia per tutti i ragazzi "normali" che magari pagano la retta, vivono nel campus e vanno a lezione tra un allenamento e una partita.
Noi di Eurosport c'eravamo per la prima stagionale dei Red Storm di St. John's allenati da un santone come Rick Pitino: vittoria larga, larghissima, per 92-60 contro Fordham, ateneo con base nel Bronx, sempre nella Grande Mela. St. John's però si definisce "il college di New York City", seppur abbia base a Utopia, nel Queens, uno dei quartieri della metropoli sulla East Coast. Una supremazia confermata poi in campo come dice il +32 finale, in cui brillano il sophomore Simeon Wilcher, 17 punti, e il super senior Kadary Richmond, 16 con 10 rimbalzi.

Si va alla partita: in periferia nel Queens
Diverse partite St. John's le gioca addirittura al Madison Square Garden, l'arena più famosa al mondo ("The World Most Famous Arena", ndr), ma tante altre, soprattutto quella che inaugura l'anno, va in scena alla Lou Carnesecca Arena, impianto da poco più di 5mila spettatori situato all'interno del campus universitario nel Queens, a circa un'ora dal centro di Manhattan e raggiungibile con la linea F Arancio della metro in direzione Jamaica, con stop a Kew Gardens-Union Tpke, più un ultimo tratto in autobus, il Q46, fino Union Tpke/175 street che lascia proprio davanti all'ingresso. Un'arena con un parquet speciale, dove si può notare l'iconica skyline di New York tra grattacieli e edifici iconici.


Carnesecca, Pitino e il legame con l'Italia
St. John's, ateneo di stampo cattolico dove il rosso è il colore dominante, ha un legame con l'Italia. Basta guardare alle origini di alcuni protagonisti, in primis Lou Carnesecca (100 anni il prossimo 5 gennaio, ndr), iconico coach capace di vincere 526 partite e a cui è dedicata appunto l'arena dove giocano i Red Storm. Poi ovviamente Rick Pitino, uno dei paisà per eccellenza del College Basket, un santone assoluto che veste abiti di firme prestigiose italiane, un grande comunicatore, uno showman, un uomo di 72 anni che trasuda carisma come dimostrato per l'ennesima volta nella conferenza stampa post partita.

Visto anche in NBA coi New York Knicks e coi Boston Celtics negli anni Novanta e qualche anno fa in Eurolega alla guida del Panathinaikos, senza contare le esperienze NCAA con Kentucky e Louisville fra le altre, Pitino non è l'unico a legare l'Italia e i Johnnies. Qualche anno fa hanno vestito la maglia dei Red Storm Federico Mussini e Amar Alibegovic, attuale ala di Trapani Shark, e ci ha lavorato come assistente allenatore Luca Virgilio, romano, che adesso ha un ruolo dirigenziale per Nebraska University.
Ovviamente St. John's ha visto indossare la propria maglia anche da campioni del calibro di Mark Jackson, visto in NBA con Knicks e Pacers fra le altre, di Chris Mullin, oro col Dream Team a Barcellona 1992, e Ron Artest, poi diventato Metta World Peace e pure Panda's Friend. Persino D'Angelo Harrison, adesso a Treviso in Serie A, è stato un Red Storm e con discreto successo.
Una festa dentro la partita
Si gioca alle 18.30 e l'arena si riempie pian piano: sono soprattutto gli studenti a colorare gli spalti, arrivano dalle varie sezioni del campus, dai dormitori, dalle palestre, dalle aule studio o mense; non mancano parenti, genitori, amici ed ex alunni, che tengono vivissimo il proprio legame con l'alma mater, una cosa molto molto sentita negli Stati Uniti. Dietro i due canestri ci sono le sezioni più calde dei tifosi di casa, da una parte c'è persino la banda che si fa sentire in maniera importante a sostegno della squadra, composta ovviamente da compagni di college.

E' la prima della stagione, c'è entusiasmo, all'esterno ci sono i truck che vendono cibo e lo store ufficiale è aperto, all'interno ci sono ovviamente le cheerleaders che intrattengono il pubblico ad ogni timeout con balli, coreografie e lanci di magliette, c'è un deejay, un presentatore e non manca un buon numero di cronisti, per una partita che va anche in televisione su Fox Sports. Soprattutto c'è il calore e il tifo, il senso di appartenenza del pubblico, tutti con indosso qualcosa di rosso St. John's, giovani e più o meno giovani, per partecipare in maniera attiva alla "tempesta rossa" dei Red Storm.

Un'esperienza diversa, unica, un modo di vivere la partita molto più vicino al basket di casa nostra, italiano ed europeo, rispetto all'NBA, dove il tifo è più asettico e contenuto, dove le stelle sono le protagoniste dello show e a volte la squadra passa in secondo piano. Invece in NCAA, all'università, si dice che conta solo quello che c'è scritto davanti sulla maglia, il nome dell'ateneo, e non quello che c'è dietro, il singolo giocatore. E non potrebbe essere più vero.
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Video credit: Eurosport
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