Sport popolari
Tutti gli sport
Mostra tutto

Le squadre più forti di sempre: la Virtus del Grande Slam di Ettore Messina

Daniele Fantini

Aggiornato 19/06/2020 alle 15:46 GMT+2

Comincia oggi il nostro viaggio, con cadenza settimanale, alla riscoperta delle squadre che hanno segnato la storia della pallacanestro italiana: per ogni grande piazza, abbiamo scelto il gruppo e il momento più significativo. Partiamo con la Virtus Bologna di Ginobili e Messina del 2000-2001, l'ultima squadra italiana a vincere l'Eurolega e a completare il Triplete.

Virtus Bologna 2000-2001 (LaPresse)

Credit Foto LaPresse

C'è spazio per Ginobili, attacca il canestro, e inventa! Non è possibile! Houdini sul parquet! Manu Ginobili! - Flavio Tranquillo.
Stagione 2000-2001, nel pieno dell'epoca d'oro del basket italiano, quando la nostra Serie A poteva mandare quattro squadre competitive in Eurolega, la nostra nazionale aveva appena vinto l'oro agli Europei e cominciava il percorso che l'avrebbe portata sul podio alle Olimpiadi di Atene, e il nostro campionato poteva davvero vantarsi di essere il più interessante, competitivo e divertente del mondo dopo la NBA: fu l'anno della Virtus Bologna targata Kinder, l'ultima squadra italiana capace di mettere in bacheca il Grande Slam con Eurolega, Scudetto e Coppa Italia.
picture

Manu Ginobili, Virtus Bologna-TAU Vitoria, Eurolega 2000-2001 (LaPresse)

Credit Foto LaPresse

Una squadra di grandi campioni

Antoine Rigaudeau, Marko Jaric, Emanuel Ginobili, Alessandro Frosini, Rashard Griffith. Letto e ricordato 15 anni dopo, è un quintetto base che fa spavento. Probabilmente, nessun'altra squadra italiana arrivata dopo la Virtus ha mai potuto schierare uno starting-five così qualitativo e perfettamente assortito, e nemmeno una panchina così profonda con Davide Bonora, Alessandro Abbio, Matjaz Smodis, David Andersen e Hugo Sconochini, fermato però a metà stagione per un controverso caso di doping. Rigaudeau, un professore del basket, il giocatore cui avreste sempre voluto dare la palla in mano per gestire il possesso decisivo, ben consci che il francese avrebbe sempre fatto la scelta giusta. Jaric, un giocatore totale, un connubio straordinario di qualità atletiche, furbizia slava e acume tecnico-tattico che aveva già abbandonato i canoni della pallacanestro tradizionale per trasformarsi in uno dei pionieri del basket moderno. Frosini, il pretoriano, il collante, quello che oggi chiameremmo il glue-guy, velocissimo di testa, più che di piedi, QI cestistico sopraffino e una padronanza di fondamentali che raramente si vede nelle ali grandi del giorno d'oggi. Griffith, il totem, ancora difensiva, rimbalzista eccelso ma, ancor di più, un artista del post-basso come pochi: non fatevi ingannare dalla sua massa di muscoli iper-trofici, perché aveva un'eleganza di movimenti nel verniciato su quei piedi da orso ballerino da far innamorare chiunque l'avesse scorto, anche per un solo istante, danzare sul teleschermo col suo immarcabile giro dorsale.
La Virtus Bologna di Ettore Messina e del Triplete (2000-2001)

Una stella in rampa di lancio: Manu Ginobili

E poi, lui, "El Narigón", "L'Houdini del parquet", "L'Anguilla di Bahia Blanca": Manu Ginobili all'ennesima potenza, quando aveva ancora 23 anni e un paio di gambe talmente esplosive da permettergli di fare qualsiasi cosa avesse voluto su entrambi i lati del parquet. Sbarcato in Italia nel 1998, Ginobili aveva trascinato la Viola Reggio Calabria alla promozione in A1, guadagnandosi le attenzioni delle due squadre bianconere che, a quel tempo, dominavano il basket nel Vecchio e Nuovo Continente: la Virtus, che lo prese vedendo in lui il successore di Sasha Danilovic (scusate, non uno a caso) e i San Antonio Spurs, che lo scelsero nel 1999 con la numero 57, trasformandolo nella più grande draft-steal della storia della NBA. Quello fu l'anno della sua consacrazione: MVP del campionato italiano, MVP delle finali di Eurolega. Il Gino era pronto per scrivere la storia anche dall'altra parte dell'Oceano, dove avrebbe trovato una squadra, e un allenatore, altrettanto epici.
picture

Manu Ginobili, Andrea Meneghin, Virtus Bologna-Fortitudo Bologna, 2000-2001 (LaPresse)

Credit Foto LaPresse

Un guru in panchina: Ettore Messina

Ditemi il nome del primo allenatore italiano che vi viene in mente. Se non è Ettore Messina, state barando. O avete gusti molto particolari. O, ancora, avreste bisogno di un ripasso di storia della nostra pallacanestro. Tranquilli, siamo qui apposta per questo. Capo-allenatore della Virtus a soli 31 anni (ma aveva cominciato questa professione 15 stagioni prima...), con le V nere mette in bacheca 3 scudetti, 4 Coppe Italia, 1 Coppa delle Coppe, 2 premi di miglior coach della Serie A, e, soprattutto, 2 Euroleghe. Intensità, resilienza, ferocia agonistica, cura maniacale dei dettagli, organizzazione difensiva eccelsa e scelta oculata dei migliori tasselli per giocare un basket offensivo totale: l'epitome della squadra di Messina è, quasi senza ombra di dubbio, la Virtus che, sotto di 18 al termine del terzo quarto contro la Fortitudo in gara-3 delle semifinali di Eurolega, compie una spettacolare e storica rimonta per chiudere la serie e volare verso quella gloriosa finale con il Tau.
picture

Ettore Messina, Virtus Bologna campione Eurolega, 2000-2001 (LaPresse)

Credit Foto LaPresse

Le "Finals" di Eurolega e il Grande Slam

Quel 2000-01 fu un anno pazzesco, un susseguirsi di avvenimenti cosi folle che ci costringe a fermarci un attimo, per rifiatare e fare mente locale. La Virtus del post-Danilovic esce subito sconfitta in Supercoppa contro Roma, perde all'esordio in Eurolega contro l'AEK Atene, e si ferma già alla terza giornata di campionato contro la Snaidero Udine. Sembra una squadra sull'orlo dell'implosione, ma, invece, reagisce di nervi e carattere, infilando una striscia assurda di 33 vittorie consecutive tra campionato (21) ed Eurolega (12). Nel mezzo, uno storico derby vinto di 37 punti con la Fortitudo, celebrato con la maglietta "Quanti motivi ho per non tifare Fortitudo? Almeno 37". La Virtus chiude in testa al proprio girone con un record di 9-1 e due vittorie sul Tau, ed elimina poi in serie Estudiantes, Olimpia Lubiana e Fortitudo nei playoff. In campionato archivia presto il primato grazie alla suddetta serie di 21 successi consecutivi (29-5 in regular season) e si appresta a vivere un finale di stagione infernale. La finale della prima edizione della nuova Eurolega nata dalla scissione dalla FIBA è strutturata come una vera e propria interminabile serie di playoff: si gioca al meglio delle 5, tra il 17 aprile e il 10 maggio, con formato 2-2-1. E, nel mezzo della serie, il calendario presenta le finali di Coppa Italia. Una follia.
picture

Marko Jaric, Elmer Bennett, Virtus Bologna.TAU Vitoria, Eurolega 2000-2001 (LaPresse)

Credit Foto LaPresse

Gara-1 è del Tau dei giovani Fabricio Oberto e Luis Scola, che ribalta il fattore-campo espugnando il PalaMalaguti, trascinato da Elmer Bennett, playmaker tanto fuoriclasse quanto faccia da schiaffi, dal cecchino francese Laurent Foirest e dal centrone Victor Alexander, che spadroneggia sotto canestro approfittando dell'assenza di Rashard Griffith. Due giorni dopo, Bologna pareggia i conti: torna Griffith, ma, soprattutto, ci sono un Rigaudeau d'antan e grandi contributi di Andersen e Picchio Abbio dalla panchina. Bisogna volare in Spagna, ma, prima, le Final-Eight di Coppa Italia, un ostacolo quasi fastidioso e irritante, ma che, alla fine, cementeranno ancor di più un gruppo già straordinario: a Forlì, la Virtus batte Biella (96-88), Roma (83-72) e passeggia in finale con Pesaro (83-58), sollevando il primo trofeo della stagione con Griffith MVP.
In terra basca, Ginobili esplode: 27 punti in una gara-3 vinta di 20 (80-60), prima della reazione del Tau, che pareggia i conti due giorni dopo con Bennett, Alexander e Timinskas forzando la bella al PalaMalaguti la settimana successiva. Il 10 maggio 2001 si concretizza il sogno, condiviso da tutti i grandi protagonisti: 18 punti di Rigaudeau, 16 di Ginobili e Jaric, 14 con 10 rimbalzi di Griffith: Bologna è campione d'Europa per la seconda volta nella storia dopo il trionfo del 1998, sempre con Ettore Messina.
picture

Virtus Bologna 2000-2001, campione Eurolega (LaPresse)

Credit Foto LaPresse

Ora ci dobbiamo guardare negli occhi, e capire se siamo già in ciabatte o se vogliamo tentare di vincere lo scudetto"
La reazione di Messina è da allenatore consumato, consapevole dei rischi intrinseci del successo. Ma la storia sembra già scritta. Il primo turno, contro Roseto, è una formalità: 3-0 e tutti a casa. Le semifinali contro la Benetton Treviso di Petar Naumoski, Marcus Brown, Ricky Pittis, Marcelo Nicola e Jorge Garbajosa, un tripudio: altro 3-0, e finale in arrivo con la Fortitudo, che, a sua volta, elimina la Scavolini Pesaro.
L'allora PAF aveva vendicato il -37 del derby d'andata vincendo la partita di ritorno, ma, come detto, era già caduta 3-0 nelle semifinali di Eurolega. La rivalità interna di Basket-City raggiunge il culmine, un'esplosione che premierà la Virtus. Gara-1 finisce 86-81 con 24 punti di Ginobili. Gara-2, in un Paladozza infernale, è 77-71 Kinder con una stoppata del Gino in contropiede su Myers e tripla decisiva di Rigaudeau (21) nell'azione successiva. Gara-3, l'apoteosi: vittoria 83-79 con 21 di Griffith e 18 di Jaric. È scudetto. È Grande Slam. L'ultimo della storia del basket italiano.
Più di 3 milioni di utenti stanno già utilizzando l'app
Resta sempre aggiornato con le ultime notizie, risultati ed eventi live
Scaricala
Condividi questo articolo
Pubblicità
Pubblicità