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Pozzecco: "Giocare a porte chiuse? No. Il virus deve resettare tutto, voglio più italiani in campo"

Luca Stamerra

Pubblicato 18/04/2020 alle 16:35 GMT+2

Il coach di Sassari è contro l'idea di far giocare a porte chiuse, perché toglie il vero fascino della pallacanestro: "Per me le porte chiuse sono totalmente illogiche e credo che questo pensiero sia condiviso anche da persone molto più fredde di me". Poi sulle ricette da adottare per migliore il basket italiano....

Dinamo Sassari, Gianmarco Pozzecco, imago

Credit Foto Imago

Il campionato è stato dichiarato concluso. Non verrà assegnato lo Scudetto e bisognerà ripartire, più forti, la prossima stagione. Gianmarco Pozzecco ha delle ricette per ripartire con più verve, ma serve resettare tutto e sfruttare, anzi, il momento di stallo creato dal virus. Cosa fare? Ripartire dagli italiani per esempio, ma no alle porte chiuse. Sono illogiche ed irreali secondo l'allenatore di Sassari.
Sono molto legato al pubblico ed al 'cinema' che creavo quando giocavo. Per me le porte chiuse sono totalmente illogiche e credo che questo pensiero sia condiviso anche da persone molto più fredde di me. Il basket non vive di diritti TV, ma di biglietteria, dunque non ha senso né economico né sportivo ed è qualcosa di irreale. Iniziare a gennaio? Se le porte fossero chiuse per tutto il 2020 di primo acchito direi di sì. Azzardo il pronostico che torneremo a giocare a pieno regime nel momento in cui ci sarà un vaccino o una cura certa, le altre soluzioni sono un male minore, di sicuro non gratificanti. [Gianmarco Pozzecco a La Prealpina]
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Futuro? Dobbiamo pensare di migliorare il basket

La cosa che mi rattrista è che nella pallacanestro attuale tutti parlano del fatto che il prossimo anno ci saranno meno soldi. Ci rendiamo conto che vivremo un momento di difficoltà, ma il fatto che la crisi sarà generalizzata preoccupa relativamente le società. Se prima avevo 100 euro e adesso ne ho 70, ma ne hanno 70 tutti gli altri, il problema è relativo. Invece bisogna sfruttare questo stallo forzato per migliorare il mondo del basket
La rinascita deve essere indirizzata attraverso regole precise e chiare, ci si mette a un tavolo sfruttando le competenze degli esperti, non necessariamente i proprietari, ma figure come Toto Bulgheroni che ha esperienza internazionale di altissimo livello. Io sono cresciuto nella pallacanestro degli anni '90 dove l’Italia era il secondo campionato dopo la NBA. Oggi siamo il settimo...

Ci vuole un cambiamento

Il cambiamento spaventa, ma secondo me è necessario. Stavamo vivendo un momento di salute non brillante, da questa grandissima negatività c’è l’opportunità di resettare e di ripartire meglio anche con basi economiche inferiori. Se però ognuno pensa solo al risultato sportivo del prossimo anno in funzione dei budget che si abbasseranno per tutti rimarrà lo status quo attuale
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Che ricette adottare?

Ci vorrebbe il salary cap stile NBA. Le società professionistiche sono in perdita, questo le aiuterebbe così come sarebbe utile riflettere su come superare il merito sportivo ed abolire le retrocessioni per aiutare i club a programmare ed investire. Intanto abbiamo trovato un presidente di Lega Basket che ispira fiducia, mi auguro che Umberto Gandini abbia possibilità di lavorare con poteri decisionali. Ed ho apprezzato il ritrovato associazionismo di noi allenatori con l’USAP

Per gli italiani?

La pandemia mi ha fatto sentire molto più italiano e non ho apprezzato certi comportamenti dell’Europa. Allora l’anno prossimo mi piacerebbe rinunciare ad uno o più stranieri, dando un contratto ad un giovane italiano anche per aiutare la sua famiglia. Dico dal 2003 che dobbiamo fare passi indietro sul numero di stranieri, e non voglio sentire il solo refrain 'non ci sono italiani'. I giocatori migliorano solo se sono responsabilizzati, oggi gli italiani giocano solo sul lato debole raccogliendo gli scarichi, mentre io, Meneghin e De Pol ai tempi dei Roosters giocavamo sul lato forte e Santiago sul lato debole
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