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Basket, Retrocessioni bloccate e licenze: quale futuro per la Serie A?

Daniele Fantini

Aggiornato 01/02/2021 alle 15:32 GMT+1

Gli ultimi giorni hanno visto riaccendersi il dibattito politico che porterà alla ristrutturazione della Serie A nel prossimo futuro, interessando già la stagione in arrivo: tra blocco delle retrocessioni e licenze per poter partecipare al campionato, cerchiamo di capire quali sono i punti-chiave.

Panoramic view of empty Arena before the 2011-2012 Turkish Airlines Euroleague Regular Season Game Day 1 between EA7 Emporio Armani Milan v Maccabi Electra Tel Aviv at Mediolanum Forum on October 20, 2011 in Milan, Italy.

Credit Foto Getty Images

Domenica si è conclusa la terza giornata del girone di ritorno e, tra una decina di giorni, il Forum di Assago ospiterà le Final Eight di Coppa Italia nei tempi e nelle modalità classiche e previste. Nulla di strano, direte, e avete tutte le ragioni per farlo. Ma ricordiamoci che, soltanto due mesi fa, si ventilava la possibilità di abbassare la serranda già al termine del girone d'andata e salutare con un maxi-playoff a 16 squadre. Già, c'era ancora la Virtus Roma e, con lei, un numero di squadre pari, quello che si è cercato di difendere, a tutti costi ma invano, in questa stagione, la seconda "monca" consecutiva.
Mentre il basket proseguiva il suo regolare svolgimento sul parquet, gli ultimi giorni hanno invece riacceso il dibattito politico fuori dal campo. Tra blocco delle retrocessioni e sistema di licenze per garantire quel maledetto numero pari ed evitare nuovi casi Virtus Roma/Avellino nel prossimo futuro, la carne al fuoco è tanta. Tracciamo un paio di linee, e cerchiamo di capire quale potrà essere il volto della nuova Serie A.

Blocco delle retrocessioni: favorevoli e contrari

Quest'anno, in partenza, le retrocessioni previste erano due. Ma, in realtà, sin dai primi giorni di campionato la possibilità di un cambio in corsa è stata sempre tenuta in considerazione, anzi, quasi invocata dopo la ri-chiusura dei palazzetti al pubblico a causa della recrudescenza della pandemia (leggasi addio ai ricavi, anche se limitati, derivanti dal botteghino) e i rinvii di massa sofferti tra novembre e dicembre per i focolai che hanno colpito tante squadre. La tragica fine di Roma ha ridotto a una sola malcapitata l'onta della retrocessione e le voci si sono fatte sempre più rumorose: ha senso pagare dazio in questa stagione giocoforza condizionata dalla crisi economica e dallo stato di salute dei giocatori stessi, variabili su cui le società hanno scarso o alcun controllo?
In questo momento, a causa della situazione in classifica (ultimo posto con un record di 3-11) resa ancor più grave dall'enorme focolaio che ha colpito il Gruppo Squadra a inizio gennaio, Varese è alfiere del blocco. L'idea è condivisa da molte altre squadre, anche non direttamente coinvolte nella lotta-salvezza, e monitorata in maniera attenta dal presidente di Lega, Umberto Gandini, che ha necessità di mantenere un clima sereno all'interno dell'organismo. Sembra più sordo alla questione, invece, il presidente FIP, Gianni Petrucci, orientato verso il mantenimento del sistema tradizionale per poter premiare con la promozione le squadre di LegaDue.
Affinché un eventuale blocco sia messo in atto occorre, però, pieno consenso all'interno della Lega, requisito al momento assente: Virtus Bologna e Sassari si sono sempre dette contrarie per tutelare i club che hanno comunque scelto di investire in una stagione che si preannunciava molto complessa, anche se, proprio oggi, il presidente della Dinamo, Stefano Sardara, ha confermato di aver parlato con Varese e di essersi aperto alla possibilità del blocco soltanto per l'annata in corso.
A questo punto, se il blocco venisse introdotto, le 15 squadre attualmente presenti in Serie A sarebbero comunque destinate a tramutarsi in un numero pari, variabile tra 16 (con una sola promozione dalla LegaDue anziché due) o 18 (con tre promozioni), così da ricomporre la struttura tradizionale del massimo campionato mancata nelle ultime stagioni dopo il fallimento di Avellino nel 2019. Fin qui il discorso tiene, ma dobbiamo ancora toccare il secondo punto: come fare per garantire che i prossimi campionati non vengano falsati da ulteriori fallimenti in corso o da iscrizioni effettuate in extremis da società senza solide base economiche? Ecco entrare in gioco il sistema delle licenze.

Le licenze: verso una Serie A di franchigie

"Se penso all’addio di Roma, dico che il campionato è falsato. Non solo, questo episodio dovrebbe far riflettere: tutto lo sport sta virando verso il concetto di franchigia. Occorre creare asset che diano valore e sostenibilità a ciò che produci".
Chi parla è Maurizio Gherardini, una delle voci manageriali più importanti della storia recente del basket italiano (Benetton Treviso) e internazionale (Fenerbahçe, Toronto, Oklahoma City). Il concetto è chiaro: al giorno d'oggi, il semplice partecipare al campionato italiano non basta più. È necessario arricchirlo, portare valore aggiunto. E questo è possibile soltanto se tutte le società coinvolte condividono prerequisiti economici, strutturali e organizzativi volti a dare non solo sicurezza, ma anche a innalzare la qualità del sistema. Certo, si tratta di un sistema classista, ma capace, in prospettiva, di generare risultati: Eurolega ha già adottato da diverso tempo un format a licenze pluriennali e la qualità generale del prodotto è in continua crescita nelle ultime stagioni. E non è nemmeno un sistema chiuso come si tende a pensare troppo spesso e in maniera errata, perché Bayern Monaco, Asvel Villeurbanne e Alba Berlino sono destinate a breve a entrare nel lotto delle prescelte, essendo state in grado, appunto, di proporre un progetto solido, concreto e volto a crescere nel prossimo futuro.
È un sistema applicabile anche alla nostra Serie A? Forse. A seconda dei parametri che andranno a comporre l'insieme dei pre-requisiti e del rapporto tra retrocessioni/promozioni in/dalla LegaDue. Qualcosa però arriverà, già a partire dalla prossima stagione. Gandini ha annunciato che ad aprile presenterà un piano per le licenze che disegneranno il campionato 2021-22, in questo momento da intendersi come una sorta di attestati che garantiscano il diritto ad appartenere al basket professionistico perché basati su criteri economici, strutturali e organizzativi ben definiti, e non soltanto sul titolo o diritto sportivo, cosicché l'intero sistema sia indipendente da congiunture economiche negative o dal mecenatismo dei proprietari. "Solo a quel punto - dice Gandini - potremo decidere quante saranno le squadre partecipanti e quale sarà la formula ideale per il campionato di Serie A".
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