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Basket, Serie A: la Fortitudo Bologna è rinata con Dalmonte. E Totè è un fattore

Davide Fumagalli

Aggiornato 04/01/2021 alle 19:09 GMT+1

Dopo la separazione con Meo Sacchetti, con cui era arrivata una sola vittoria nelle prime dieci partite stagionali, la Lavoropoiù Fortitudo Bologna ha cambiato marcia. Con Luca Dalmonte in panchina il bilancio è 4-3 (4-1 in Serie A) e tra i protagonisti c'è il giovane Leonardo Totè, devastante nelle ultime uscite.

Leonardo Totè, Fortitudo Bologna - Focus

Credit Foto Getty Images

Sarebbe facile e sbrigativo dire che la Lavoropiù Fortitudo Bologna ha cambiato marcia dopo l'avvicendamento in panchina fra Meo Sacchetti e Luca Dalmonte, ma per adesso i numeri non mentono. Col successo di sabato sera a Desio contro Cantù per 80-67, la Effe è arrivata a 4 vinte e 3 perse (4-1 in Serie A) con il coach di Imola al timone, ribaltando un avvio da incubo con una sola vittoria a fronte di 9 sconfitte tra campionato e Champions League sotto la gestione dell'attuale ct della Nazionale.
La Fortitudo che solo un mese fa giaceva solitaria all'ultimo posto della classifica in Serie A pare ora lanciata, ha vinto quattro delle ultime cinque partite disputate, ha convinto con prestazioni importanti sia a livello tecnico, sia a livello caratteriale - non solo contro Cantù ma anche contro una corazzata come Venezia -, e addirittura si potrebbe parlare di rammarico perchè, con un cambio anticipato, forse Bologna avrebbe potuto lottare per un posto alle Final Eight di Coppa Italia.
Ad essere onesti va anche detto che il roster è cambiato abbastanza nell'arco delle settimane, un po' per scelta e un po' per una lunga serie di infortuni e di assenze che non hanno mai permesso ad esempio a Sacchetti di lavorare con un gruppo omogeneo. Mentre Dalmonte, anche un po' per caso, si è ritrovato fra le mani un roster forse più adatto alle sue idee di basket e per certi versi qualche innesto e pure qualche assenza si sono rivelati decisivi per arrivare ad un mosaico quasi perfetto.

La cura Dalmonte funziona

Eravamo tutti collegati, tutti si sentivano dentro la partita, e in difesa abbiamo portato avanti il nostro piano partita senza farci condizionare, e nel secondo tempo si è visto. E’ la partita dell’atteggiamento, dello stare insieme, e non certo delle statistiche
Queste le parole di Luca Dalmonte dopo la vittoria contro Cantù, l'ultima giocata dalla Fortitudo e la prima del 2021, parole che testimoniano come l'allenatore di Imola punti soprattutto su voglia, atteggiamento, concentrazione e unità di intenti da parti di tutti gli elementi del suo gruppo. Questa è stata anche l'impressione dal campo proprio nel match di Desio, con una squadra molto unita, connessa, tutti sulla stessa lunghezza d'onda, con giocatori che comunicano, che si spronano a vicenda, che si caricano e si sostengono, coi veterani come Cusin e Banks che stimolano i giovani come Palumbo e Totè, e danno indicazioni agli ultimi arrivati come Hunt e Baldasso.
Il campione di partite è ancora troppo piccolo per poter giudicare ed emettere una sentenza, però a prima vista questa armonia e questo "cameratismo" con Sacchetti non c'erano mentre Dalmonte pare ne abbia fatto il primo imprescindibile elemento su cui fondare il rilancio della Fortitudo.
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Highlights: Cantù-Fortitudo Bologna 67-80

La crescita di Leonardo Totè

All'interno delle buone prestazioni della Lavoropiù nell'ultimo mese spicca inevitabilmente la crescita impetuosa di Leonardo Totè. Il lungo mancino classe 1997, cresciuto tra Scaligera Verona e Reyer Venezia, è letteralmente esploso contro Cantù firmando il suo career high in Serie A, 19 punti, con anche tre triple, ma questa è solo la ciliegina sulla torta di una serie di prove molto incoraggianti: tolta la gara contro Reggio Emilia, in cui non è entrato e la Effe ha perso (casualità?), Totè è andato in doppia cifra nelle altre quattro partite di A della gestione Dalmonte e sono arrivati quattro successi, l'ultimo appunto a Desio. Inoltre va registrata la doppia doppia da 14 punti e 11 rimbalzi in Champions nella sconfitta di Bilbao. Il nativo di Negrar è passato da 4 punti e 2 rimbalzi in 12' di media con Sacchetti a 14 con quasi 6 rimbalzi in oltre 22' di utilizzo con Dalmonte.
Anche qui, non è solo responsabilità dell'allenatore precedente ma ci sono pure circostanze diverse all'interno del roster: con Ethan Happ ad esempio, il posto di lungo principale è ben occupato e il ruolo di Totè era semplicemente quello di entrare dalla panchina per una dozzina di minuti cercando di portare atletismo e fisicità nei pressi del ferro; viceversa, senza l'ex Wisconsin, ci sono più minuti e responsabilità, evidentemente Dalmonte ha saputo anche toccare i tasti giusti a livello emotivo, e non va dimenticato che la presenza di pivot con caratteristiche diverse come Hunt e Cusin, più dediti al lavoro "sporco" con rimbalzi, blocchi e difesa, permette a Totè di agire anche da ala grande sfruttando le sue doti di tiratore da fuori e di attaccante partendo da più lontano, in palleggio o in taglio.
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Totè devastante contro Cantù, career high da 19 punti

I tre "tenori" non funzionano: Banks da solo sì

La scorsa estate l'interesse attorno alla Fortitudo Bologna era altissimo per l'arrivo di Meo Sacchetti in panchina e soprattutto perchè dal mercato erano arrivati Adrian Banks e Ethan Happ, i due migliori giocatori della stagione 2019-20 fino allo stop per la pandemia, in aggiunta a Pietro Aradori, ovvero i primi tre marcatori di quel campionato. In campo però le cose non sono mai funzionate troppo, far convivere tre stelle di questo calibro per ora non ha dato frutti come dicono i risultati: con i tre "tenori" sono arrivate solo due vittorie in sette gare. E le cose non sono andate meglio nemmeno quando solo due dei tre erano a disposizione: una sola vittoria e ben sette sconfitte (1-4 con Banks e Aradori).
Non è una questione di ego di ciascuno dei tre, è che inevitabilmente sono giocatori che accentrano molto su di sè il gioco, che hanno tanto bisogno del pallone per produrre e che gli altri in campo con loro si muovano di conseguenza. Non a caso l'anno scorso hanno fatto molto bene, in situazioni dove erano le prime opzioni offensive delle rispettive squadre. E non sembra nemmeno un caso che la Fortitudo abbia vinto e convinto nelle ultime due uscite in cui era disponibile il solo Adrian Banks: la guardia di Memphis, arrivato da Brindisi fra squilli di tromba, finora era stato quasi irriconoscibile mentre nelle recenti gare è apparso molto più a suo agio in un ruolo, non solo di attaccante principale, ma soprattutto di leader e di "facilitatore" che serve i compagni e apre spazio per loro attirando su di sè l'attenzione della difesa avversaria.
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Banks per Totè, la Fortitudo mette la ciliegina

Per Dalmonte non sarà semplice gestire le rotazioni e le responsabilità quando tutti torneranno arruolabili, di certo bisognerà fare delle scelte e alcune potrebbero essere piuttosto dolorose: non è un caso che già si siano attivate le sirene del mercato, con Happ già dato in uscita verso altri lidi.

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