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Basket Serie A, Vincenzo Esposito e la crisi di Brescia: cosa non sta funzionando?

Daniele Fantini

Pubblicato 02/12/2020 alle 16:04 GMT+1

Vincenzo Esposito paga con l'esonero il complesso avvio di Brescia in campionato ed Eurocup. Che cosa è cambiato rispetto alla scorsa stagione, quando la Leonessa visse la sua miglior annata della storia in entrambe le competizioni?

Head Coach Vincenzo Esposito of Germani Basket Brescia looks on from the sidelines during the LBA Lega Basket Serie A Round 2 match between AX Armani Exchange Olimpia Milano and Germani Basket Brescia

Credit Foto Getty Images

Ultima nel girone di Eurocup e aggrappata a una speranza che sa più di utopia per poter bissare la qualificazione alle Top 16 dello scorso anno, penultima in campionato davanti alla sola Fortitudo, impantanata in problemi forse ancora più grandi. Numeri e classifiche lasciano poco spazio alla riflessione. Brescia doveva cambiare, e così è stato. Vincenzo Esposito perde la seconda panchina nel giro di tre anni dopo l'esonero sofferto a Sassari all'inizio della stagione 2018-19, primo vero palcoscenico importante dopo l'ottima gavetta vissuta tra Caserta e Pistoia. Curioso, per non dire strano, per un allenatore tra i più stimati, preparati e futuribili nel nostro panorama cestistico. Ma considerare Esposito il parafulmine della crisi di Brescia sarebbe non soltanto riduttivo, ma anche errato.

Come Esposito ha plasmato la miglior Brescia della storia

Esposito è reduce dalla miglior stagione della storia di Brescia. Le Top 16 di Eurocup sono state il massimo traguardo raggiunto a livello internazionale, straordinario per una società risalita in Serie A soltanto nel 2016, e il terzo posto tenuto in campionato al momento della sospensione per la pandemia bissa il record del 2017-18 di Andrea Diana, capace di condurre la Leonessa fino alle semifinali poi perse contro Milano. Prima che tecnico, Esposito è soprattutto un coach emotivo, caratteriale, caratteristiche ereditate dal suo vissuto come giocatore e comuni a molti allenatori che in passato sono stati grandissimi cestisti spinti da un "fuoco sacro" in campo: basta pensare al modello di coaching di Sarunas Jasikevicius o, per restare all'interno dei nostri confini, di Gianmarco Pozzecco (in maniera altrettanto curiosa, colpisce il modo in cui i grandi attaccanti tendano poi a concentrarsi maggiormente sugli aspetti fisici e difensivi del gioco una volta passati in panchina, a conferma dell'enorme esperienza vissuta sulla loro stessa pelle dei metodi utilizzati dagli avversari per limitarli).
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Vincenzo Esposito, Germani Leonessa Brescia, 2019-2020

Credit Foto Imago

La Brescia dello scorso anno era una squadra perfetta per assorbire e applicare i concetti di Esposito soprattutto per il modo in cui è stata costruita. Era una squadra con ambizioni, legittimate dalla presenza di giocatori con fame di emergere o voglia di riscatto, come nel caso di Awudu Abass, uno dei pilastri principali su entrambi i lati del campo e cresciuto così tanto da meritarsi la chiamata della Virtus Bologna. In sostanza, una squadra pronta per ascoltare e farsi guidare da una grande persona di sport che, prima di essere allenatore, ha mostrato sul campo i traguardi raggiungibili mediante l'impegno e l'abnegazione totale: Esposito è stato protagonista degli unici titoli vinti da Caserta (campionato e Coppa Italia), due volte MVP e tre volte capocannoniere della Serie A con Imola, e il primo italiano a varcare i confini della NBA nell'ormai lontano 1995 assieme a Stefano Rusconi, quando la distanza tra il nostro mondo e quello d'Oltreoceano era ancora abissale.
Se parliamo di prontezza, desiderio di sacrificarsi e capacità ricettiva della squadra, quella Brescia presentava premesse simili a quelle incontrate da Esposito nei primi anni di carriera, quando aura e carisma lo avevano portato a resuscitare Caserta (8-11 con lui in panchina dopo l'inizio tragico da 0-11 sotto la doppia gestione Molin-Markowski) e a far overperfomare un gruppo di soldati a Pistoia, con due qualificazioni ai playoff e una salvezza ottenuta nel suo ultimo anno cavando letteralmente il sangue dalle rape.

Altra squadra, altro cuore: le lacune della Brescia di oggi

Poter contare in partenza su un gruppo di quel tipo non è cosa semplice nel basket moderno della Serie A italiana, dove i roster vengono smembrati ogni estate con l'addio a quegli elementi-chiave che permettono il raggiungimento di un certo standard di equilibrio e chimica interna. La Brescia di quest'anno ha perso tantissimo a livello di struttura di squadra e sofferto grossi problemi tra infortuni, arrivi ritardati e contagi da coronavirus nelle settimane iniziali, cruciali per la costruzione del gruppo e della chimica, finora molto lontane dall'essere trovate. Detto di Abass, addio pesantissimo anche per il suo status di italiano, Brescia ha visto svanire la sua consistenza sotto canestro con i saluti di Ken Horton (salito di livello al San Pablo Burgos, vincitore della FIBA Champions League) e Tyler Cain, vero totem difensivo che, guarda caso, al momento sta tenendo Pesaro al quarto posto in classifica. Non è arrivato un attaccante puro all'altezza di DeAndre Lansdowne, e l'idea di far uscire Luca Vitali dalla panchina non sembra pagare molti dividendi nella gestione della squadra, pensando anche al fatto che Tommaso Laquintana, cresciutissimo nello scorso anno con una stagione di grande qualità anche in coppa come secondo playmaker, sta facendo registrare le cifre migliori della carriera con tanto spazio e fiducia a Trieste.
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Head Coach Vincenzo Esposito of Germani Brescia Looks on during the EuroCup match between Ratiopharm Ulm and Germani Brescia at ratiopharm Arena on November 10, 2020 in Ulm, Germany

Credit Foto Getty Images

I concetti alla base del roster dello scorso anno (spirito di sacrificio, combattività, coesione, durezza mentale), annacquati (per non dire assenti) in quello attuale anche e soprattutto per una enorme rivoluzione dei protagonisti, avevano portato Brescia a essere una delle squadre più solide nella metacampo difensiva in Serie A ed Eurocup, facendo della resilienza l'arma più affilata per vincere le partite. La differenza con il gruppo di quest'anno è, finora, abissale. In campionato, Brescia era la seconda miglior difesa (74 punti subiti a gara) e terza per percentuale da due punti concessa agli avversari (49%, ricordate quello che abbiamo detto della coppia Horton-Cain?), mentre oggi subisce quasi 6 punti in più a partita (79.9) ed è la seconda peggiore del torneo per percentuale da due concessa (58.3%, quasi il 10% in più). In Eurocup, dove il livello è ancora più alto, Brescia era la terza miglior difesa (72.88 punti subiti) e seconda per percentuale reale concessa agli avversari (49.82%), un battito di ciglia peggiore rispetto al Partizan Belgrado di Trinchieri (43.71%), la cui durezza era d'esempio anche per tante squadre di Eurolega (non a caso, aveva battuto due volte anche la Virtus Bologna): oggi, Brescia concede 11 punti in più (83.88, settima peggior difesa del torneo) e oltre quattro punti percentuali in più di true-shooting agli avversari (47.93%).
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Highlights: Brindisi-Brescia 74-71

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