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Basket, Serie A: Olimpia Milano-Virtus Bologna batte le assenze: le 5 verità di uno splendido big-match

Daniele Fantini

Pubblicato 06/01/2022 alle 11:02 GMT+1

BASKET, SERIE A - Nonostante i tanti assenti, Milano-Virtus Bologna è stata una delle partite più elettrizzanti della stagione. Abbiamo individuato cinque punti chiave: dai limiti di rotazione superati dell'Olimpia, al duello meraviglioso tra Rodriguez e Teodosic, all'exploit a tutto tondo di Belinelli, alla scoperta di Grant e al sangue freddo di Hall nel finale.

Sergio Rodriguez in azione contro Michele Ruzzier, AX Armani Exchange Milano-Virtus Segafredo Bologna, Serie A 2021-22

Credit Foto Getty Images

Otto assenti per Milano, sei per Bologna. Quattordici giocatori out tra covid e infortuni. Ci sarebbe materiale umano per costruire pù che una squadra intera, super-profonda, e competitiva anche in Eurolega. Eppure, di annacquato il big-match ha avuto soltanto la classica nebbiolina che ha stretto Milano per l'ennesima giornata invernale. È stata una partita bella, competitiva, combattuta, tra la più deliziose della stagione. E capace di lasciarci un retrogusto molto appetibile. Con cinque indicazioni utili per disegnare il futuro e i rapporti di forza tra le due candidate principali a disputare la finale-scudetto.

Milano supera il limite del core: la rotazione allargata funziona

Sin dallo scorso anno, coach Ettore Messina è sempre stato metodico e draconiano nelle scelte per i big-match di campionato: utilizzare una rotazione ristretta, con fiducia totale riposta soltanto nel core dei veterani. Lo scenario che ha portato alla partita con la Virtus ha scompaginato le carte in tavola. Out tanti pezzi da novanta (Shields, Delaney, Mitoglou, Datome e Ricci) e necessità di pescare nuove risorse dal gruppo, per sfruttare quella profondità del roster spesso poco vista in campionato. Jerian Grant (37 minuti), Ben Bentil (32) e Davide Alviti (18) hanno fornito tantissimi minuti-extra rispetto alla loro gestione classica. E Milano ha giocato una pallacanestro offensiva di grande qualità, firmando i massimi stagionali in punti (102) e triple segnate (15 con il 44.1%). Una grande risposta per una squadra reduce da un periodo di appannamento vistoso nella metacampo di attacco.
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Biligha schiaccia in tap-in sull'errore di Alviti

Rodriguez vs Teodosic, una coppia che disegna ancora meraviglie

35 anni per il Chacho. 34 abbondanti per il Mago Milos. Ma la classe delle superstar non ha età. Parlare di parabola discendente per due delle menti cestistiche più fini dell'ultimo ventennio di basket europeo è inopportuno, se non ridicolo. Sono ancora campioni meravigliosi, sovrani indiscussi non soltanto del nostro campionato impoverito, ma capaci di fare la differenza anche su palcoscenici di livello internazionale. Il loro confronto, seppur a distanza per ovvi motivi difensivi, è stato meraviglioso. Per personalità, capacità di gestire la squadra dettando tempi e ritmi, qualità eccelsa delle letture. Ma, soprattutto, per quelle scintille di magia che ne hanno avvolto ogni giocata. Che fosse una tripla inventata dal palleggio o un assist no-look capace di attraversare tutto il campo. Definirli in una sola parola? Stimolati. E stimolanti per tutti noi amanti del gioco.
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Rodriguez inventa, Bentil taglia e inchioda

Lo show di Marco Belinelli: 34 punti e career-high pareggiato

A proposito di campioni senza età. Era giugno 2006, 16 anni fa, quando Marco Belinelli sparava 34 punti per la prima volta in Serie A. Un record che sembrava ormai destinato a rimanere lì, scritto nella storia. Eppure, il Beli è riuscito a superarsi (anzi, a pareggiarsi) di nuovo. Il suo exploit è frutto dell'espressione massima di un repertorio offensivo totale. Perché sì, c'è stata quella valanga di triple fuori equilibrio, segnate grazie a una coordinazione e un tocco straordinari, ma anche una serie di giocate in avvicinamento, taglio e back-door (5/5 da due) che descrivono alla perfezione le capacità di lettura da campione a tutto tondo. La tripla del pareggio per forzare l'overtime è una meraviglia in sé. Quello che, a prima vista, sembra un tiro improvvisato e segnato per pura qualità individuale, è in realtà frutto di una splendida azione con doppio stagger in angolo imbastita in una manciata di decimi di secondo. Tempi di reazione irrisori. Capacità di leggere il gioco pazzesca.
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Tripla irreale di Belinelli, overtime Milano-Virtus

L'uomo che non t'aspetti: Milano scopre Jerian Grant

Tredici minuti complessivi nelle ultime quattro gare di Eurolega. Mai oltre i 10 punti in campionato. Jerian Grant è sempre stato il punto interrogativo più grande della campagna acquisti estiva. Un giocatore visibilmente fuori ritmo, con poca fiducia, con scarsa conoscenza del gioco europeo, soprattutto ad alto livello, e una stranissima incapacità di incidere a livello offensivo. Ma, contro la Virtus, non c'erano scelte. Partire titolare e produrre, giocoforza, per mancanza di alternative. Maggiori responsabilità ma anche zero pressione in caso di errori. E, potendo giocare con mente libera, Grant ha finalmente espresso la parte migliore di sé. Non soltanto a livello di energia e grinta, caratteristiche che non sono mai mancate, ma anche e soprattutto per qualità e scelte offensive, dov'è stato un fattore determinante per cambiare le carte in tavola, l'uomo in più uscito quasi dal nulla. Le cifre sono tutti season-high: punti (20), minuti (37), valutazione (27), assist (6), palle recuperate (3). Che sia stata finalmente la partita buona per muovere qualcosa in una testa finora troppo persa in dubbi e timori di sbagliare?
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Jerian Grant vola e firma la giocata della partita

L'arte del closing: Devon Hall, mano calda e sangue freddo

Sergio Rodriguez è stato straordinario nel gestire a lungo la squadra. Jerian Grant nel trasformarsi in terminale insperato. Ma i canestri decisivi, quelli della vittoria in overtime, portano la firma di Devon Hall. In una partita giocata ai 100, l'extra-time è stato stranamente asfittico. Un 7-4 in cui sono arrivati soltanto tre canestri dal campo complessivi. La tripla dell'effimero vantaggio di Kyle Weems e le due pugnalate di Hall: bomba dall'angolo per rimediare a un errore di Grant in un'azione identica di pochi secondi prima, e floater di pura forza in area per appoggiare al tabellone il colpo del ko. Due giocate diversissime, agli antipodi del gioco stesso, ma griffate dall'unico elemento capace di produrre in quel momento cruciale della partita. Un momento in cui Hall si è trasformato in quei closer che l'Olimpia non ha potuto schierare, assorbendone le qualità: dalla personalità di Delaney, alla mano di Datome, all'estro di Shields in entrata.
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Devon Hall firma i canestri della vittoria per Milano

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