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Basket, Serie A: Top 10: Da Mannion a Melli e Spagnolo, gli italiani da seguire nella stagione 2021-22

Daniele Fantini

Pubblicato 24/09/2021 alle 12:14 GMT+2

BASKET, SERIE A - Dopo un'estate grandiosa tra il preolimpico di Belgrado e i Giochi di Tokyo, la nazionale azzurra mette nel mirino gli Europei del 2022, con girone in casa, a Milano: quali sono i giocatori italiani da seguire con maggior interesse nella stagione di LBA Serie A in partenza sabato 25 settembre su Discovery+ ed Eurosport 2? Scopriamoli insieme.

Nicolò Melli, Nico Mannion, Matteo Spagnolo, Italia 2021

Credit Foto Eurosport

Un mese e mezzo fa, l'Italbasket rientrava da Tokyo con un quinto posto di enorme orgoglio, un risultato strepitoso per una nazionale assente dai Giochi olimpici per 17 anni e completamente rifondata con l'addio dei tanti veterani della vecchia generazione. L'hype, finalmente tornato ad avvolgere l'azzurro, resterà vivo fino al prossimo settembre, quando l'Italia di coach Meo Sacchetti parteciperà agli Europei del 2022, disputando il proprio girone in casa, a Milano. E allora, con l'inizio della stagione LBA alle porte (si comincia sabato 25 settembre con l'anticipo delle 20.00 tra Gevi Napoli e AX Armani Exchange Milano su Discovery+ ed Eurosport 2), diamo un'occhiata ai giocatori (già azzurri, azzurrabili in futuro o azzurrati in passato) più intriganti del lotto.

Niccolò Mannion

  • 2001, playmaker, Virtus Segafredo Bologna
Lo vedremo in campo soltanto a stagione iniziata, una volta superati i problemi di salute sofferti al rientro da Tokyo. Ma questo sarà il suo anno. Deve esserlo. Per una lunghissima serie di motivi. In estate, ha conquistato il cuore dei tifosi azzurri, affascinati da quel ventenne figlio d'arte capace di guizzare sul parquet con movimenti da giocatore NBA già fatto e finito e personalità da vendere a dispetto dell'età. L'NBA, assaggiata con qualche boccone a Golden State, resta il prosieguo naturale della carriera, ma l'eventuale ritorno (anzi, potenziale se non probabile o certo) avverrà da giocatore più preparato, più maturo, già più abituato ad emergere in un contesto di alto livello e contro avversari di prima fascia. La Virtus, già pronta a difendere lo scudetto e a rilanciarsi verso la conquista dell'Eurocup, è l'ambiente perfetto per crescere. Con un guru come coach Sergio Scariolo, un grande maestro come Milos Teodosic e, sul campo, il compagno con cui dividerà la cabina di regia azzurra nei prossimi anni. Alessandro Pajola.
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Il primo guizzo di Nico Mannion contro i cechi

Alessandro Pajola

  • 1999, playmaker, Virtus Segafredo Bologna
A 22 anni, ha cominciato la stagione da playmaker titolare della squadra campione in carica. Risultato? Supercoppa vinta da MVP. Anche lui, come Nico Mannion, si trova nella situazione e nel contesto perfetti per firmare l'anno dell'esplosione. Sulle qualità difensive non si è mai discusso. Anzi, è stata proprio la leva che gli ha permesso di scavarsi una nicchia in Serie A già da teenager. Ora, però, quel pacchetto si sta allargando. E di parecchio. Il tiro da tre punti che comincia a entrare con più continuità, staccandogli l'etichetta di giocatore "battezzabile", le letture in penetrazione che creano un volume di gioco sempre più ampio e pulito, la testa e la personalità sempre più sicure che gli permettono di gestire la squadra risparmiando logorio eccessivo a Milos Teodosic. Questo è l'anno buono, quello in cui vedremo un Alessandro Pajola all-around.
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Abbio: "Fate giocare gli italiani, Pajola è un esempio"

Nicolò Melli

  • 1991, ala/centro, AX Armani Exchange Milano
Sei anni fa aveva lasciato una Milano crollata nel tramonto dell'era Banchi. Ora, come promesso, è tornato per completare il percorso aperto da coach Ettore Messina, scintillante nella prima metà di stagione ma poi evaporato tra maggio e giugno. Nel mezzo, una crescita personale e professionale straordinaria: forgiato da Andrea Trinchieri al Bamberg, poi esploso con il Fenerbahçe di Zeljko Obradovic in una deflagrazione così grande da permettergli anche il salto in NBA nonostante caratteristiche poco adatte al gioco d'Oltreoceano. Il Melli biancorosso 2.0 si trova di fronte allo step più difficile della carriera: arrivare in una squadra già forte per migliorarla ulteriormente, con l'enorme pressione derivante dal giocare da italiano nella piazza più esigente del Paese. Difficilissimo. Situazione che ha tritato tanti giocatori nel recente passato. Ma Melli, ormai trentenne e con la doppia fascia di capitano della nazionale e del club al braccio, ha la tenuta mentale, l'esperienza e il carattere per fondersi presto e bene nel sistema di Ettore Messina.
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Perla di Rodriguez che manda a schiacciare Melli

Stefano Tonut

  • 1993, guardia, Umana Reyer Venezia
A inizio estate, in pochi avrebbero scommesso di rivederlo ancora nel roster della Reyer in questa stagione, spinto da una voglia irrefrenabile di testarsi a livello Eurolega. Eppure, Tonut vivrà la sua settima annata consecutiva in orogranata, vuoi per motivi contrattuali, vuoi anche per il mercato di grande qualità che ha elevato (e di parecchio) lo status e le ambizioni della squadra, riportandola seriamente nel pool delle contender per lo scudetto. Tonut viene dalla miglior stagione della carriera, un anno in cui ha raddoppiato il suo fatturato medio diventando punto focale del sistema di coach Walter De Raffaele e ritrovandosi premiato, con merito, come MVP del campionato. Questa stagione, però, sarà ancora più difficile. Perché non dovrà soltanto difendere quel premio all'interno di un gruppo molto migliorato, ma anche determinare quale sarà il suo futuro. Confermarsi (o addirittura progredire ancora) significherebbe aprirsi la strada per l'Eurolega in maniera definitiva (anche con la stessa Venezia, perché no, via Eurocup). Calare potrebbe invece precludergli tanti possibili sbocchi.
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Tonut manda a schiacciare Echodas

Alessandro Gentile

  • 1992, ala, Openjobmetis Varese
AleGent is back. Pronto a ricominciare la carriera italiana per la terza volta dopo le esperienze con Virtus Bologna (non benissimo) e Trento (molto meglio). Scegliere Gentile si traduce sostanzialmente in due fattori: 1) avere a disposizione il giocatore italiano probabilmente più talentuoso della Serie A, ma 2) doverlo calare al centro del sistema, con i pro e i contro di una situazione che può funzionare o deragliare con la stessa percentuale. Varese gli ha costruito attorno una squadra potenzialmente interessante (inutile giudicare le prime partite di Supercoppa, anche per l'assenza del playmaker titolare Trey Kell) ma ora starà a lui dimostrare di aver raggiunto la maturazione necessaria per amalgamare la sua incredibile capacità di produrre cifre e statistiche con un tessuto connettivo vincente. E, se così dovesse essere, allora quelle porte della nazionale azzurra sarebbero anche pronte a riaprirsi.
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Ale Gentile col miracolo direttamente dal logo

Amedeo Della Valle

  • 1993, guardia, Germani Brescia
Un posto tranquillo e in cui possa essere un pilastro del progetto. Amedeo Della Valle ha scelto Brescia per riassaporare le vecchie sensazioni vissute a Reggio Emilia, base di quell'exploit che lo ha poi portato all'Eurolega e a Milano. Il grande salto, però, è rimasto lì. Cristallizzato nel vuoto, e poi scivolato verso una stagione all'estero con tante difficoltà iniziali a Gran Canaria. Ritrovata fiducia a Podgorica, ADV è tornato più esperto, più maturato, più pronto. Perché questa dovrà essere la sua stagione, quella dello Splash Brother italiano, quella del "Bum! Bum!" con cui infiammava il PalaBigi quando accarezzava retine a suon di triple e invenzioni dal palleggio. Difficilissimo. Sia per l'alto livello degli obiettivi, sia per la necessità di riadattarsi a un ruolo da prim'attore dopo tre stagioni da spalla non protagonista.
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Della Valle sgancia cinque bombe contro Napoli

Giampaolo Ricci

  • 1991, ala, AX Armani Exchange Milano
La stagione potenzialmente più bella ma calata nella situazione più difficile da affrontare nel nostro campionato. Dopo aver vinto lo scudetto da rivale, protagonista e titolare nella Virtus Bologna, Pippo Ricci sbarca a Milano dovendo affrontare, in serie, gli ostacoli più grandi della carriera professionale. 1) il salto in una società di Eurolega, con la struttura, ma anche le richieste e le ambizioni, del caso. 2) la trasformazione da giocatore cardine del sistema, con licenza di sbagliare, a elemento di rotazione, con chance di errore minima. 3) il peso di dover puntellare un reparto italiani incapace di rendere al livello previsto (o richiesto) da coach Ettore Messina nella scorsa stagione. 4) farlo nell'ambiente più difficile per un italiano. La chiave? La testa. Se regge, allora per Pippo (e per Milano) sarà un anno di soddisfazioni enormi.
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Capitan Ricci alza il trofeo dello Scudetto Virtus

Diego Flaccadori

  • 1996, guardia, Dolomiti Energia Trentino
Due anni dopo. Un Flaccadori nuovo, cresciuto nell'esperienza al Bayern Monaco conclusa sotto coach Andrea Trinchieri. Ma anche un ruolo nuovo, quello di playmaker, che Trento sembra volergli cucire addosso per lanciarlo nella sua seconda versione bianconera. Fattore pro: due anni in una squadra di Eurolega lo hanno trasformato sul piano tecnico e mentale. Già in Supercoppa lo si è visto con una personaltià e una capacità di attaccare il ferro molto migliori rispetto all'ultima esperienza in Italia. Fattore contro: per quanto quel primo passo e quella foga in penetrazione siano da rispettare, Flaccadori non li ha ancora affiancati a una capacità/rapidità di lettura adeguata per coprire il ruolo di playmaker. Si può fare? Sì, ma non nell'immediato. E dalla velocità di miglioramento e adattamento dipenderanno le sorti di questa stagione.

Matteo Spagnolo

  • 2003, playmaker, Vanoli Cremona
L'enfant prodige del nostro basket è tornato a casa. Pronto per macinare minuti e maturare esperienza per costruirsi le basi per una carriera che lo vorrà presto riassorbire in un contesto da alta Eurolega al Real Madrid. Cremona, sulla carta, è la palestra perfetta. Una società pronta a scommettere su di lui, concedendogli carta bianca totale con annessa licenza di sbagliare. Un allenatore straordinario nella costruzione del gruppo, nella crescita e nella motivazione dei giocatori come Paolo Galbiati. Un maestro italiano, forse il migliore possibile nel rapporto tra età, esperienza e qualità ancora in grado di esprimere sul campo come Peppe Poeta. Spagnolo non ha mai gestito da titolare una squadra nella massima serie, ma per struttura fisica, personalità, faccia tosta e qualità tecnica sembra molto più vecchio dei 18 anni riportati dalla carta d'identità. Un momento. Più vecchio per quanto siamo abituati noi, in Italia. Perché, all'estero, quelli veramente forti sono già così.
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Meraviglia di Spagnolo: canestro da circo in up and under

Gabriele Procida

  • 2002, guardia/ala, Fortitudo Bologna
Gabriele Procida ha tutto. È lo specimen perfetto per la pallacanestro moderna. Atletismo, elevazione, braccia lunghe, tiro da fuori, capacità di mettere palla a terra. L'anno scorso, a Cantù, ha avuto la chance di ampliare il bagaglio di esperienza, macinando minuti in una squadra sì di bassa classifica ma che, nella seconda parte di stagione, lo ha messo chiaramente al centro del progetto. Un progetto poi sfumato con la retrocessione, ma pronto a essere recuperato in altra sede. La Fortitudo ha costruito un roster a grossa trazione italiana. E giovane. Con lui, Totè (un altro rimasto appena fuori da questa lista), Baldasso e Fantinelli. Su Procida, a Bologna, puntano forte. Non solo per le qualità che abbiamo già citato, ma anche per quegli intangibles di agonismo e fame di emergere che lo hanno accompagnato nella sua ascesa a Cantù. E che ora sono altrettanto fondamentali per scuotere una piazza delusa dalle difficoltà della scorsa stagione e una squadra partita molto piatta in queste prime gare di Supercoppa.
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Procida chiude a modo suo, con la schiacciata bimane

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