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Olimpiadi Basket: Il Pagellone dell'Italbasket: Fontecchio e coach Sacchetti top

Daniele Fantini

Pubblicato 03/08/2021 alle 21:07 GMT+2

TOKYO 2020 - Diamo i voti ai protagonisti della grande cavalcata che ha portato l'Italbasket al quinto posto alle Olimpiadi di Tokyo dopo 17 anni di assenza dal palcoscenico internazionale più importante. Simone Fontecchio è stato la star per eccellenza del torneo azzurro, ma il voto più alto va al lavoro straordinario di coach Meo Sacchetti per la costruzione di un gruppo super.

Il pagellone dell'Italbasket alle Olimpiadi di Tokyo: Simone Fontecchio e coach Meo Sacchetti TOP

Credit Foto Getty Images

La sconfitta sofferta per 84-75 contro la Francia nei quarti di finale ha posto fine all'avventura dell'Italbasket alle Olimpiadi. Ma gli Azzurri tornano a casa a testa alta, con il quinto posto complessivo nel torneo, consci di aver ricostruito un grande gruppo dopo tanti anni di delusioni raccolte con quella Generazione Dorata che, in realtà, ha sempre underperformato mancando tutti i suoi obiettivi. Ecco i nostri voti ai protagonisti della cavalcata di Tokyo 2020.
#0 MARCO SPISSU s.v. - Soltanto cinque minuti contro l'Australia. L'infortunio sofferto nell'ultima amichevole di Amburgo ne ha minato la condizione fisica e mentale nel momento più importante, trasformandolo da playmaker titolare a uomo-spogliatoio a Tokyo. Peccato, perché era stato grande protagonista nelle finestre dell'ultimo anno.
#1 NICO MANNION 8 - È arrivato in azzurro da semi-debuttante, portando tanta curiosità, ed è tornato a casa lasciando soltanto certezze: con lui, la cabina di regia dell'Italia è in ottime mani per almeno un decennio. Se il talento è sempre stato fuori discussione, Mannion ha colpito per personalità, coraggio, faccia tosta e una maturità generale molto più corposa rispetto ai soli vent'anni della carta d'identità. Non fatevi ingannare dall'1/10 con cui, suo malgrado, ha chiuso l'avventura olimpica contro la Francia: questo ragazzo non ha paura di nulla. Leader naturale.
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Mannion, Italia-Francia

Credit Foto Getty Images

#7 STEFANO TONUT 7 - Vuole l'Eurolega, e ha dimostrato di poterci stare, eccome. Sin dalle prime gare di preparazione in cui è stato uno dei trascinatori azzurri per completezza su entrambi i lati del campo. Fisico, attitudine e carattere ci sono sempre stati, uniti ora a una consapevolezza importante del proprio arsenale offensivo: tiratore, penetratore, costruttore di gioco, ma anche mastino difensivo, Tonut è un jolly totale.
#8 DANILO GALLINARI 7.5 - Ultimo ad aggregarsi dopo una stagione NBA lunghissima, terminata soltanto con una storica finale di Conference, e senza la chance di trovare feeling con il gruppo attraverso allenamenti e amichevoli. Un problema a un ginocchio lo ha limitato contro Australia e Nigeria, ma si è rivelato comunque determinante per esperienza, qualità tecnica e versatilità nell'adattarsi al ruolo di finto centro in una squadra con poca stazza e centimetri. Ottimo all'esordio contro la Germania, ha dato il meglio contro la Francia (21+10), tenendo l'Italia a galla fino a una manciata di secondi dalla sirena.
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#9 NICOLÒ MELLI 7 - Averlo lì, in mezzo all'area, a comandare la difesa, è una sicurezza. Esperienza e intelligenza tattica sono di un altro livello. Fondamentale per lavoro oscuro e doti caratteriali e umane, da capitano vero, ha funto da collante e uomo "di flusso" in attacco, fondendosi nel collettivo senza mai volersi imporre. A bocce ferme, forse un piccolo limite. Perché di fianco alle due prestazioni brillanti e decisive nelle vittorie (13 punti contro la Germania, 15 contro la Nigeria) è mancato qualcosa in termini di personalità nelle due sconfitte.
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#13 SIMONE FONTECCHIO 9 - Perché questo ragazzo non gioca in NBA? All'estero se lo sono chiesti in tanti, tra giornalisti, addetti ai lavori, semplici spettatori ma anche avversari e la FIBA stessa, che lo ha ribattezzato "Splash Fratello" costruendo una simpatica analogia con Klay Thompson. Fontecchio ha disputato un torneo in maniera mostruosa (19.3 punti di media), esprimendo sul palcoscenico più importante al mondo quanto mostrato sin dalle primissime uscite in azzurro ad Amburgo. La stagione a Berlino, con coach Aito, lo ha trasformato in maniera profonda a livello mentale, rendendolo un giocatore pienamente cosciente dei propri mezzi. E ora, al suo debutto olimpico, ha giocato come un veterano e un go-to-guy di primissimo livello. La sorpresa per eccellenza.
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#16 AMEDEO TESSITORI 6 - Tornato in campo proprio in Azzurro dopo tante settimane di stop, non ha avuto la possibilità di ritrovare il feeling necessario per essere un vero fattore come nei Mondiali di due anni fa. Ha contribuito dando peso e sostanza per qualche minuto contro Germania e Nigeria, ma coach Sacchetti ha sempre preferito adottare un sistema tattico differente, con un front-court più leggero ma anche più dinamico e versatile.
#17 GIAMPAOLO RICCI 6.5 - Un po' dentro-e-fuori dalle rotazioni, ma uomo perfetto per esprimere il basket su cui coach Sacchetti ha ritagliato questa Italia per intelligenza tattica, spirito difensivo, mentalità e versatilità. Non è un caso che, nonostante l'n.e. nella vittoria sulla Germania e l'ingresso soltanto a fine terzo quarto contro la Francia, abbia sempre raccolto un plus/minus più che positivo: +30 in tre gare (due sconfitte), a dimostrazione di un'efficacia oscura perfetta.
#24 RICCARDO MORASCHINI 6.5 - Sacchetti gli ha cucito addosso lo stesso abito con cui coach Messina lo ha vestito nelle ultime due stagioni a Milano: uomo di grinta, carisma e fisico in uscita dalla panchina, specialista difensivo per aggredire il pallone e reggere sui cambi difensivi a centro-area. Moraschini ha lottato come sempre, con la corazza del guerriero, spendendosi su una prima linea difensiva tra le più efficaci del torneo: poche squadre hanno avuto la stessa intensità e costanza sul perimetro dell'Italia.
#31 MICHELE VITALI 6.5 - Il tiratore sacrificato per la causa. Vitali ha accantonato gli istinti offensivi per mettersi al servizio della squadra come grande specialista sul pallone assieme al già citato Moraschini e al Gran Maestro Pajola. I suoi momenti di grande intensità sui portatori di palla e sulle prime linee di passaggio hanno sempre portato frutti, togliendo ritmo, spacing e timing agli attacchi avversari. Lavoratore oscuro instancabile, non guardate le statistiche per giudicare le sue prestazioni.
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Achille Polonara, Italia-Australia, Basket, Tokyo 2020. Getty Images

Credit Foto Getty Images

#33 ACHILLE POLONARA 8 - Ha iniziato in sordina, con quello strano 0 contro la Germania, ma poi è esploso, in un crescendo costante che ha confermato gli enormi progressi compiuti a Baskonia in un biennio di straordinaria maturazione con coach Dusko Ivanovic. Come Fontecchio, anche Aki ormai è una sicurezza per intelligenza tattica e completezza su entrambi i lati del campo. Difensore sopraffino, sempre nella posizione giusta e pronto a sacrificare il corpo, e attaccante totale, capace di aprire il campo con il tiro da fuori ma anche di pugnalare sui tagli e con quel movimento di spalla in post-basso che sta diventando sempre più affidabile.
#54 ALESSANDRO PAJOLA 8 - Inserito come terzo play, è diventato titolare in una manciata di giorni. Pajola è riuscito a trasportare a un livello ancora più alto quella straordinaria attitudine mentale mostrata negli ultimi due anni alla Virtus, dove si è trasformato in un giocatore-barometro per eccellenza: playmaker d'ordine in attacco, ordinato e concreto, e difensore straordinario sul pallone, capace di sgretolare mentalmente anche i grandi fuoriclasse con un'esperienza da super-veterano che stona con i 21 anni di età. Lo spirito lasciato da Claudio Coldebella sul parquet sembra essersi re-incarnato in lui.
ALL.: MEO SACCHETTI 10 - Ha riportato l'Italia ai Mondiali dopo 15 anni e alle Olimpiadi dopo 17, chiudendo con un quinto posto di pura eccellenza. Lo ha fatto ereditando una Nazionale a pezzi, in pieno ricambio generazionale, lavorando nelle finestre FIBA con un parco-giocatori risicato cui attingere. Lo ha fatto tra difficoltà, dubbi, scetticismo, perplessità e rumors scomodi sul suo futuro. Eppure, ha vinto lui. Dimostrando a tutti che il basket italiano è ancora vivo e molto più solido di quanto si possa immaginare. Ha portato al quinto posto al mondo una squadra che sembrava spacciata già al Preolimpico, sfiorando l'impresa per una semifinale storica. Lo ha fatto creando un gruppo straordinario capace di esprimere un gioco moderno, accattivante, rapido, divertente e altrettanto solido nella metacampo difensiva. Perché in campo ci vanno i giocatori, è vero, ma senza "nonno Meo" quest'avventura sarebbe stata impossibile.
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