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Olimpiadi Tokyo 2020, Basket - Una storica Spagna si inchina solo a Kevin Durant, Team USA in semifinale

Marco Arcari

Aggiornato 03/08/2021 alle 09:17 GMT+2

TOKYO 2020 - A Team USA serve la miglior versione di Kevin Durant (29 punti) per avere la meglio su una Spagna stoica e indomita. La squadra di coach Scariolo gioca alla pari per 40', trascinata da un Ricky Rubio (38) fenomenale, ma deve inchinarsi al talento di KD e alla precisione di Jayson Tatum nel 4° quarto. Canto del cigno per una generazione di fenomeni: dai Gasol a Rodriguez.

Kevin Durant esulta per una giocata durante la semifinale di Tokyo 2020 tra Team USA e Spagna

Credit Foto Getty Images

Probabilmente è stato il canto del cigno della più grande generazione di cestiti spagnoli. Da amanti di questo meraviglioso sport, ci auguriamo ovviamente di no. La Spagna di coach Sergio Scariolo, trascinata da un abbacinante Ricky Rubio (38 punti, record in Nazionale per lui), tiene testa per 40' a Team USA e obbliga Kevin Durant agli straordinari per trascinare i suoi in semifinale. Gli Stati Uniti si confermano "bestia nera" della Roja, capaci di vincere tutti e dodici gli incontri olimpici giocati contro gli spagnoli, comprese le finali di Pechino 2008 e Londra 2012, e proseguono il loro viaggio a Tokyo, pur non mostrando ancora tutto il meglio del repertorio. Durant ne segna 29 - 13 nel decisivo 3° quarto - e si conferma unicum nel panorama cestistico di sempre, oltre che giocatore meno celebrato di quel che meriterebbe. La delusione, sui volti degli spagnoli, è evidente a fine match. Eppure questo gruppo deve essere orgoglioso dei risultati raggiunti. Non è arrivato l'oro olimpico, unico alloro mancante alla sterminata collezione di Marc e Pau Gasol, Rudy Fernandez, Sergio Rodriguez e, ovviamente, coach Scariolo, ma ciò non inficia neppure in minima parte lo spettacolo offerto da una delle più grandi Nazionali di sempre. Bisognerebbe scrivere un libro su questi 20 anni di Spagna. E bisognerebbe farlo al più presto.
Un commiato più bello, forse, non avrebbe potuto esserci. La generazione d'oro del basket spagnolo saluta Tokyo ai quarti di finale, impegnando però seriamente e costantemente Team USA in quella che, agli occhi di molti, è sembrata una finale anticipata. La sfida è stata sostanzialmente l'opposizione tra due filosofie di pallacanestro: il debordante talento individuale degli statunitensi, che non sembra poter venire imbrigliato entro schemi rigidi e predefiniti, contro l'acume tattico del collettivo spagnolo, capace di alternare difese a zona di vario genere e di giocare un basket più "impostato". A fare da variabili impazzite, ci hanno poi pensato Durant e Rubio, i quali hanno dato vita a un bellissimo duello a distanza. Il fenomeno dei Brooklyn Nets ha azzannato la partita come un felino nell'atto di caccia, realizzando triple di stordente bellezza, ma anche canestri impressionanti per il mix di difficoltà ed eleganza stilistica. Il playmaker, neo acquisto dei Cleveland Cavaliers, ha invece dato ulteriore dimostrazione di essere un leader vero, nonché uno dei migliori interpreti nel ruolo. Chissà cosa sarebbe diventato senza quegli infortuni che ne hanno pregiudicato la carriera nel momento della definitiva consacrazione, ritardata così di qualche anno rispetto alla tabella di marcia. 29 punti (10/17 dal campo) per KD, 38 (13/20) per Ricky maravilla, sempre più faro cestistico nel ricambio generazionale di questa Spagna.
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Per la prima volta, dopo 3 Olimpiadi, non sarà medaglia. Probabilmente i fratelli Gasol, Fernandez e il "Chacho" Rodriguez avrebbero meritato un finale diverso. I sogni di gloria si sono infatti infranti contro un avversario forse non più forte complessivamente, eppure dotato di un'arma micidiale, indifendibile anche con regole d'ingaggio diverse rispetto a quelle cui è abituata a sparare. Durant rappresenta un qualcosa di mai visto su un parquet, non solo per la sua capacità di segnare canestri a profusione in qualsiasi modo, ma anche per quella combinazione di talento, tecnica individuale e movenze che l'hanno già reso immortale nell'Olimpo dei più grandi di sempre, con buon pace di MJ, LeBron e del compianto Kobe. Così l'amaro per la sconfitta vira sull'agrodolce nella bocca di giocatori che hanno scritto pagine memorabili di questo sport, oltre che di un allenatore adesso pronto a tornare in Italia - per guidare la Virtus Segafredo Bologna - e dimostrare di essere ancora il migliore su piazza, non solo a livello di Nazionali. Perché in questi anni di "Spagna dei fenomeni", c'è stato indubbiamente tanto Scariolo. Guai a negarlo. Da una parte si chiude un ciclo sportivo ineguagliabile. Dall'altra continua un viaggio a Cinque Cerchi, non senza dubbi e incertezze. Difensivamente gli Stati Uniti devono crescere tanto, se vogliono centrare il bersaglio grosso a questi Giochi. Così come devono salire di giri alcuni giocatori, dai quali ci si aspetta ben di più del semplice compitino. Bam Adebayo sembra totalmente fuori condizione fisica, Devin Booker non ancora al centro del gioco (comunque capace di chiudere con 9 punti, 9 rimbalzi e 5 assist). Molto bene invece Jrue Holiday e Jayson Tatum. Il primo è l'unico difensore d'élite che abbiamo visto finora tra le fila statunitensi. Il secondo ha oggi rimarcato il fatto di essere leader naturale, con 7 punti consecutivi utili a spezzare la rimonta spagnola nel momento decisivo.
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