2018, i miei Oscar del calcio: dalla Francia al "colpetto di stato" in serie B

Ecco a voi, come sempre a fine dicembre, i miei Oscar del 2018 calcistico, un po’ istituzionali e un po’ no.

La Francia campione del Mondo, la Francia dell’italianista Didier Deschamps e del futurista Kylian Mbappé, vent’anni di tritolo.

Deposta la dittatura di Leo Messi e Cristiano Ronaldo (cinque a testa), il Pallone d’oro se l’è preso il «popolo» con Luka Modric, croato, Champions e quasi Mondiale, ideologia e geometria.

Cristiano dal Real alla Juventus per 105 milioni di euro e un contratto quadriennale di 31 milioni (netti) a stagione. Il tutto, a quasi 34 anni (che compirà il 5 febbraio). Un’operazione di marketing, oltre che tecnica. Un’operazione che fa rima con ossessione: la Champions.

Tre allenatori al Real, diconsi tre, da maggio in poi. Zinedine Zidane (dimessosi), Julien Lopetegui (esonerato), Santiago Solari (in carica). Una media «zampariniana».

La toccata e fuga della Germania campione. La gratitudine non paga, i panzer erano sgonfi.

Gigi Buffon a Michael Oliver, il «rigorista» del Bernabeu.

Loris Karius, scaricato dal Liverpool dopo le gaffe di Kiev. Tempi duri, per i portieri: l’ha ribadito, contro il Palermo, Filippo Perucchini, numero uno dell’Ascoli.

Il settimo scudetto consecutivo della Juventus. Eppure Massimiliano Allegri spacca: è un difensivista; no, è un trasformista.

L’Atalanta di Gian Piero Gasperini. Ritmo inglese, marcature a uomo, sempre sul pezzo. E viva Zapata.

Sarrismo, da Maurizio Sarri, guru del Napoli. Zero titoli, ma formazione-filastrocca e manovra spumeggiante. Al Chelsea, è già Sarri-ball.

La Serie B, che era a 22 squadre, portata a 19 con il silenzio-assenso-spinta del commissario Roberto Fabbricini in barba alle norme vigenti. Una «verguenza».

Maschi giù, femmine su. La Nazionale di Milena Bertolini torna ai Mondiali. Mancava dal 1999.

Sera di Santo Stefano, prima, durante e dopo Inter-Napoli. Un morto negli agguati fuori San Siro, ululati razzisti dentro all’indirizzo di Kalidou Koulibaly. Polemiche sul rosso, sull’arbitro, sul protocollo, sulle sanzioni, su tutto. Ai barbari non sembra vero: la solita Italietta ipocrita e populista.

Chiudo con la mia personale "Spoon River", scusandomi fin d’ora per le omissioni. Davide Astori, naturalmente e purtroppo: o capitano! mio capitano! Azeglio Vicini, ct delle notti magiche (tranne una). Gli allenatori del «tremendismo granata»: Gustavo Giagnoni, colbacco al vento; Eugenio Bersellini, quel derby memorabile da 0-2 a 3-2 (e un titolo con l’Inter); Emiliano Mondonico, la sedia di Amsterdam e molto altro; Gigi Radice, occhi di ghiaccio e di scudetto. E poi Gigi Agnolin, arbitro «vertical»; Felice Pulici, portiere gentiluomo; Bruno Pace detto «Pece» (da Oronzo Pugliese), il dribbling scapigliato; Antonio Valentin Angelillo, emozioni e tentazioni; Ray Wilkins, bussola preziosa; Cesarino Cervellati, l’ala che sussurrava ai centravanti; Giancarlo Galdiolo, argine dell’Arno e della Viola.

Siete d’accordo? Quali Oscar aggiungereste o togliereste?

Buon anno a tutti.