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Addio Pelé: i 12 momenti più straordinari di una carriera leggendaria

Pietro Pisaneschi

Aggiornato 30/12/2022 alle 15:07 GMT+1

CALCIO - La carriera di Pelé è costellata di momenti straordinari che rappresentano vere e proprie pietre miliari della storia del calcio. Le vittorie al Mondiale, i gol segnati a ripetizione, i gesti estrosi di un genio del calcio e anche le leggende che hanno aleggiato intorno a lui. Ecco qui raccolti i 12 momenti più straordinari e significativi della carriera del Re del Calcio.

L'addio al calcio di Pelé: Santos vs Cosmos, emozioni e lacrime

Il Re è morto, evviva il Re. Il mondo piange la scomparsa di Pelé, deceduto all'età di 82 anni. Tanti i messaggi di solidarietà, tra chi celebra un gesto di O Rei e chi consegna alla stampa o ai social un ricordo legato a lui. La carriera di Pelé è stata ricca di successi, di gol, di episodi che hanno alimentato la passione per il calcio di tante persone che, probabilmente non lo hanno mai visto giocare, ma ne hanno sentito tanto parlare, affascinate dai racconti di questo giocatore brasiliano capace di fare tutto con un pallone tra i piedi (e non solo...). Tra eventi certi e certificati e altri forse solo leggendari, ecco i 12 momenti più belli e significativi della carriera di Pelé.

12. IL PRIMO GOL CON IL SANTOS

Waldemar de Brito è noto soprattutto per due fatti: aver sbagliato il primo rigore nella storia dei Mondiali (contro la Spagna nel 1934) e aver scoperto Pelé. Nel 1956, l’ex giocatore della nazionale brasiliana si presenta al campo di allenamento del Santos con il suo giovanissimo talento sottobraccio. Pelé ha 15 anni, finora ha giocato come dilettante nel Bauru, ma Lula, l’allora allenatore del Santos e non il futuro Presidente del Brasile, rimane sufficientemente impressionato dal provino del ragazzo tanto da offrirgli il primo contratto da professionista. Il 7 settembre 1956, festa dell’indipendenza brasiliana, Pelé esordisce in amichevole contro il Corinthians de Santo Andrè. Nel secondo tempo sostituisce Emanuele Del Vecchio, futuro vincitore con il Milan della prima Coppa dei Campioni rossonera, e intorno all’80' segna il suo primo gol da professionista in carriera. Nulla di trascendentale, una ribattuta da due passi dopo una parata del portiere, ma tanto basta per mettere in moto la leggenda. Di gol, secondo le stime, ne seguiranno altri 1280.
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Pele, Santos (1969)

Credit Foto Imago

11. PRIMO GOL CON IL BRASILE

Tra i tanti record stabiliti da Pelé c’è quello di aver segnato sia all’esordio con il Santos che con il Brasile. Non solo, O Rei è stato ed è tuttora il più giovane marcatore della storia della nazionale brasiliana a 16 anni, 8 mesi e 21 giorni. È il 7 luglio 1970 e al Maracanà di Rio de Janeiro va in scena la gara d'andata della Copa Roca. Si tratta di una competizione semiufficiale, istituita nel 1913 per volere dell’allora ambasciatore in Brasile ed ex Presidente argentino Julio Roca. Pelé entra al 65’ e segna l’unico gol del Brasile nella sconfitta per 2-1. Tre giorni dopo al Pacaembu di San Paolo si ripete nel 2-0 dopo i tempi supplementari che consegna la coppa al Brasile. Pelé va a segno anche alla sua terza partita in maglia verdeoro contro il Paraguay il 4 maggio 1958. Il ct Feola inizia a segnare il suo nome sul taccuino dei possibili convocati al mondiale svedese che si terrà da lì a un mese. La concorrenza in attacco è spietata ma il selezionatore non può ignorare Pelé: 5 gol nelle prime 5 partite in nazionale.

10. IL PRIMO GOL MONDIALE

Pelè ha segnato in totale 12 gol ai Mondiali. Nel 1958 in Svezia, resta in panchina nelle prime due partite contro Austria e Inghilterra dove si mette in luce un certo Mazzola, che in realtà è Josè Altafini. A secco anche nell’utima partita del girone contro l’Unione Sovietica (doppietta di Vava), O Rei segna il suo primo gol mondiale contro il Galles dello juventino John Charles ai quarti di finale. È una rete piuttosto importante perchè decisiva. Il Brasile sta faticando contro l’arcigna retroguardia gallese. Serve una magia, un tocco di genio e questo arriva prontamente. Pelè riceve palla spalle alla porta. Controllo con il petto, tocchettino di destro per aggirare il difensore e tiro potente per battere il difensore: 1-0. Gioco, partita, incontro. Brasile in semifinale e palma di marcatore più giovane nella storia dei mondiali in bacheca (17 anni e 239 giorni).

9. LA TRIPLETTA ALLA FRANCIA IN SEMIFINALE

Sbloccatosi contro il Galles, nel mondiale del 1958 Pelè diventa semplicemente inarrestabile. I più reticenti, si accorgono di essere dinnanzi a un giocatore strepitoso durante la semifinale contro la Francia di Just Fontaine, capocannoniere del mondiale con 13 gol (record che dura ancora oggi). Il Brasile ormai gioca un calcio celestiale, il Maracanazo sembra lontano e il successo contro il Galles ha sbloccato definitivamente la Selecao. Al 50’ i verdeoro sono avanti 2-1 quando Pelè ruba il proscenio segnando tre gol uno dietro l’altro. Garrincha inventa sulla destra, lui finalizza trafiggendo Claude Abbes con una facilità disarmante. Colpisce la rapidità d’esecuzione e la velocità di pensiero. Il pubblico del Rasundastadion di Solna strabuzza gli occhi: e chi li ha mai visti due giocatori così?

8. PELÈ CONTRO EUSEBIO

Pelè ha legato la sua intera carriera a tre maglie: quella verdeoro del Brasile, quella bianconera del Santos e quella multicolore dei Cosmos di New York. Oltre ai vari titoli paulisti e nazionali, con il Santos Pelè ha vinto due volte la Copa Libertadores e, naturale conclusione quando si parla di O Rei, altrettante edizioni della Coppa Intercontinentale. Allora, parliamo di inizio anni 60, questa competizione era particolarmente importante e sentita perché era una delle rare occasioni in cui il calcio europeo intercettava quello sudamericano e dava la possibilità a ciascuno di affermare la propria supremazia. Nel 1962 la sfida è tra il Santos di Pelè e il Benfica di Eusebio, ossia quelli che allora erano riconosciuti come i due calciatori più forti del mondo. O Rei contro la Pantera del Mozambico, roba per palati fini. Il Maracanà ribolle per la gara d’andata e Pelè segna due gol nel successo del Santos per 3-2. Quasi un mese dopo, l’11 ottobre 1962, nella gara di ritorno al Da Luz sigla una tripletta. Cinque gol in due partite, a 22 anni Pelè è già re del mondo con la nazionale e il suo club. Eusebio? Non pervenuto: un solo gol segnato, a Lisbona all’85 con i brasiliani avanti 5-0. Con gli dei non ci si confronta mai.
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Pele, Joy, Eusebio

Credit Foto Other Agency

7. DENTRO LA LEGGENDA, PRIMA PARTE: QUANDO IN NIGERIA SMISERO DI SPARARE PER UN GIORNO

La carriera di Pelè è ammantata di leggenda. La distanza del Brasile dall’Europa, il periodo storico in cui ha giocato, l’assenza di connessione globale, sono elementi che hanno contribuito a creare il mito di Pelè. O Rei appariva al grande pubblico ogni quattro anni in occasione dei Mondiali o durante le remunerative tournée del suo Santos, che girava il mondo come un grande gruppo rock con il suo frontman davanti a tutti. Il resto era affidato al racconto spesso rapsodico di inviati, amici, conoscenti. Così, dalle nebbie del tempo, esce fuori l’epica storia di quando Pelè bloccò addirittura una guerra. Nel 1967 (secondo il Times, 1969 secondo altri) il Santos vola in Nigeria per una partita d’esibizione. Nel Paese imperversa la guerra civile del Biafra soprattutto a Benin City (Lagos per altri, come tutte le leggende l’incertezza su tempo e luogo regna sovrana) dove la squadra brasiliana deve giocare. Leggenda vuole che i fucili delle fazioni coinvolte abbiano smesso di sparare per 48 ore per permettere lo svolgimento della gara con Pelè in campo. Quasi fosse sceso Dio in terra.

6. DENTRO LA LEGGENDA, SECONDA PARTE: IL MILLESIMO GOL

Quanti gol ha segnato Pelè? Più di mille sicuramente, ma dipende dal conteggio effettuato. Ma, come ricordato in precedenza, essendo stato O Rei qualcosa di mai visto sulla faccia della terra il mito è un ingrediente principale nel tessere la storia della sua carriera. Per capire la grandezza di Pelè bisogna credere che abbia segnato più di 1000 gol. Punto. C’è una data esatta per il gol numero 1000: 17 novembre 1969. In Brasile non si parla d'altro da giorni. Al Maracanà arriva il Vasco de Gama. Piove, la partita è bloccata. A 10 minuti dalla fine Pelè cade in area. Rigorino se ce n’è uno ma poco importa. Dietro la porta ci saranno 150 fotografi (è una leggenda no?). Pelè calcia dal dischetto dopo aver rallentato la corsa. Edgardo Andrada, il portiere del Vasco, più che tuffarsi alla sua sinistra sembra compiere una piroetta: è quasi più contento lui di aver subito il millesimo gol di Pelè che il 10 di averlo segnato. Si entra nella storia da varie porte. Il resto è qualcosa di mai visto su un campo di calcio. I fotografi invadono l’area, l’arbitro interrompe il gioco e Pelè viene portato in trionfo per 20 minuti da tutti, compagni di squadra e avversari. Un giorno speciale, lo stesso del compleanno della madre e della bandiera del Brasile. Pelè non faceva mai le cose a caso ma le faceva accadere precisamente.
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Il giorno in cui Pelé segnò il suo gol numero 1000

5. IL SALVATAGGIO DI GORDON BANKS

Pelè era talmente famoso che riusciva a far notizia anche quando era l’attore non protagonista della pellicola. A proposito, è stato pure attore a tutti gli effetti in Fuga per la Vittoria di John Huston del 1981. Lì era Luis Fernandez. Gol in rovesciata con il braccio infortunato e generale nazista che si alza ad applaudire. Trionfo. Però qua si parla di realtà e il set è lo stadio Jalisco di Guadalajara durante Brasile-Inghilterra al mondiale di Messico 1970. Sole e caldo indescrivibili che rendono splendenti le maglie dorate del Brasile. Jairzinho sprinta sulla destra e, arrivato sul fondo, alza un campanile in mezzo all’area. Pelè prende l’ascensore e va in cielo a colpire di testa. Il pallone impatta a terra con potenza mentre Gordon Banks si tuffa in maniera ghepardesca per respingere il tiro in calcio d’angolo. Siccome è effettuata contro il giocatore più forte del mondo quella diverrà la parata più bella del mondo. “Ho segnato un gol ma Gordon Banks l’ha parato” affermerà lo stesso Pelè che sembra abbia gridato “gol!” prima che il portiere inglese compisse il miracolo. Un fotogramma leggendario.

4. IL GOL ALLA SVEZIA

La potenza evocativa di un gesto è data dal fatto che bastano due o tre parole per farti capire chiaramente di cosa si sta parlando. Se dici gol alla Svezia, senza null’altro aggiungere, è difficile non pensare alla rete segnata da Pelè durante la finale del mondiale 1958. Ma siccome repetita iuvant cerchiamo di concretizzarlo nel ricordo. Situazione: Brasile avanti 2-1 contro la Svezia in finale. Al 55’, Pelè sigla il gol del 3-1 in maniera sensazionale. Riceve palla in mezzo all’area. Supera il primo gigante svedese con un controllo orientato di petto, il secondo con un pallonettino morbido e poi trafigge il portiere con un destro potente. Una sequenza in bianco e nero che non ci stancheremo mai di vedere. Pelè poi segnerà di nuovo, il Brasile vincerà per 5-2 e alzerà la sua prima Coppa del Mondo cancellando il disonore del Maracanazo di 8 anni prima. Dei 10 gol siglati dai verdeoro nella competizione, 5 portano la firma di Pelè.

3. IL GOL DI TESTA CONTRO L’ITALIA

Il momento di massimo splendore di Pelè, per non dire di assoluta onnipotenza, è stato il mondiale messicano del 1970. Ecco perché il podio di questa classifica è necessariamente occupato da tre momenti indimenticabili firmati da O Rei. Due, purtroppo per noi, hanno come protagonista la nazionale italiana. Come abbiamo visto però, quando si parla di Pelè entrare nella storia dalla porta sbagliata non è poi così male. “Messico e Nuvole” cantava Enzo Jannacci nel 1970. L’Italia, fortissima, affronta il Brasile, divino, in finale. Allo stadio Azteca di Città del Messico si respira con il boccaglio. Ci sono 107.000 persone ma sembrano almeno il doppio (forse lo sono davvero). Gli Azzurri sono reduci dalla semifinale contro la Germania Ovest vinta per 4-3 che qualcuno inizia a pensare sia stato El Partido del siglo. L’Italia è stanca, ha una sola chance per vincere contro il Brasile: segnare per prima e chiudersi dietro in difesa. E invece al 18’ a segnare è proprio Pelè. Lo fa di testa sovrastando Tarcisio Burgnich, non un difensore qualsiasi ma il pilastro di quell’Italia e della Grande Inter di Helenio Herrera. Uno che gli attaccanti avversari se lo sognavano la notte. Uno che è più grosso di Pelè, più alto di Pelè, più aggressivo di Pelè. Niente da fare. O Rei sale al secondo piano, colpisce di testa e batte Ricky Albertosi. Non sono ancora trascorsi 20 minuti e l’Italia ha già perso la finale mondiale. “Prima della finale pensavo che Pelè fosse come gli altri, con due braccia e due gambe come tutti” dirà in seguito Burgnich “Sbagliavo”.

2. IL PASSAGGIO A CARLOS ALBERTO

Nonostante tutto, in quella finale all’Azteca l’Italia riapre la gara con Roberto Boninsegna al 38’ andando negli spogliatoi sull’1-1. Nel secondo tempo però il Brasile dilaga. Al 68’ segna Gerson, imitato tre minuti dopo da Jairzinho. “E adesso la Coppa prende la direzione del Brasile” dice Nando Martellini che commenta la finale per la Rai. Non è ancora finita però. Clodoaldo scherza con gli Azzurri scartando tre giocatori a centrocampo. Sembriamo (noi italiani) dei birilli. Stanchi, provati, svuotati. La palla transita dai piedi di Rivellino e poi da quelli di Jairzinho che serve Pelè al limite dell’area. Burgnich tentenna arretrando, sembra un pugile stordito sul ring. Pelè tocca la palla tre volte. Che farà adesso? Chissà in quanti all’Azteca si sono accorti di Carlos Alberto che arriva come un treno sulla fascia destra. Non importa, basta se ne sia accorto uno solo: Pelè. Lui l’ha visto o forse ha sentito lo spostamento d’aria sulla destra. O forse semplicemente lo sa. O forse vede il futuro. Chissà. Fatto sta che O Rei, senza neanche guardare, apre di piatto sulla destra. Un invito per liberare il destro di Carlos Alberto per il 4-1. Una pennellata d’artista, la conclusione di un’azione dove hanno toccato la palla 8 giocatori brasiliani su 11.

1. LA FINTA CONTRO IL PORTIERE DELL’ URUGUAY

Più che da portiere uruguaiano, Ladislao Mazurkiewicz ha un nome da compositore boemo. Nonostante abbia difeso la porta della Celeste in tre diversi mondiali, anche lui entra nella storia dalla porta di servizio il 17 giugno 1970 (c'è spesso il numero 17 nei grandi eventi della carriera di Pelè...) in occasione della semifinale mondiale tra il suo Uruguay e il Brasile. Pelè stavolta non segna ma si rende protagonista di quella che, a personalissimo giudizio di chi scrive, è il gesto che più lo rappresenta perché incarna tutta la sua genialità e leggiadria nei movimenti.
Se quel Brasile del 70 giocava a ritmo di Samba, la finta che Pelè compie contro Mazurkiewicz ne è il manifesto. Il Brasile è avanti 3-1 ed è venuto a capo di una partita difficilissima nella quale gli uruguaiani non sono andati per il sottile. Nel finale di partita, Tostao lancia Pelè in profondità. O Rei corre verso il pallone, Mazurkiewicz esce dalla propria area intenzionato a neutralizzare la minaccia ben prima che il brasiliano tocchi il pallone che arriva dalla sinistra. Pelè però non tocca il pallone ma semplicemente lo fa scivolare via aggirando il portiere disorientato passando dall’altra parte. È un trucco, una magia, un gioco di prestigio. Palla c’è, palla non c’è. Mazurkiewicz non ci crede, non si capacita di dove il pallone possa essere passato. Pelè lo recupera e calcia in porta ma non trova il gol. Resta però il gesto degno di un genio del calcio se non proprio di una divinità che, tra le altre cose, riusciva a far sparire un pallone.
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Pelé è stato il più grande: il ricordo a un anno dalla scomparsa

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